di Maurizio Coletti

Potenza di quel transalpino di Sarkozy!! In quattro e quattr’otto ha conquistato l’Eliseo e rischia, novello Bonaparte, di invadere anche l’Italia. L’invasione si concentra, per ora, su alcuni territori che sono quelli che Sarko ha utilizzato per la sua cavalcata. Almeno, quelli relativi ai temi della sicurezza e dell’ordine. Così sembra dalle uscite di Chiamparino e Turco sul tema delle droghe: si torna convintamente alla penalizzazione creativa dei consumi tout court. I due dichiarano che è ora di considerare droghe e consumatori tutti colpevoli, tutti collusi con lo spaccio ed il narcotraffico, tutti da punire. Poi, prevale l’italica e codina generosità riparatrice e si propone che i consumatori si occupino di viole mammole e di margherite, affinché capiscano di avere fatto male a sé ed alla società intera. Se sono vere le stime che da parte autorevole si avanzano sul numero totale dei consumatori (quelli che usano e quelli che abusano), questi soggetti arriverebbero a un milione e ottocentomila. Ci saranno abbastanza giardinetti, aiuole, campi? Giovanardi e la destra sono trionfanti: ve l’avevamo detto che non eravamo noi i punizionisti, quelli che volevano le sanzioni! Ed è, fondamentalmente, vero. Il programma dell’Unione è ancora una volta stracciato e dimenticato. Sono, perfino, lontane le timide dichiarazioni ed i passetti che la Turco aveva intrapreso solo qualche mese fa, quando innalzò, per decreto, le dosi di principio attivo di cannabis detenibile. Ricordiamo, per inciso, che sia nell’occasione dell’emanazione del decreto, sia quando il Tar lo mandò in fumo, la ministra della salute si spese in dichiarazioni ragionevolmente avanzate, affermando per esempio che si trattava di andare a contrastare il principio per cui tutte le droghe (e tutti coloro che le consumano e che ne abusano) sono uguali.

Invece, ora, torna sui suoi passi e dichiara che ha ragione Chiamparino quando dice che le droghe sono pericolose: tutte e comunque. Si può solo sostituire il ritiro della patente con un pò di lavoro con zappetta e rastrello. Nel mucchio, arriva la Moratti, che non vuole assolutamente essere scavalcata e dichiara la sua “guerra alla droga” in salsa meneghina: ritiro dei finanziamenti a tutti quei progetti che non garantiscono il recupero assoluto, il salvataggio dei giovani, la redenzione. Ne vanno di mezzo quei pochi progetti di riduzione del danno che pretendono di salvare la vita a chi non è pronto a smettere e che potrebbe essere acccompagnato a vivere un pò meglio, con meno pericoli di vita. Non è plausibile ripetere le ragioni di fondo per sostenere un approccio equilibrato, pragmatico, fattibile e non oppressivo su questo tema. Si vorrebbe, invece, tentare di mettere a fuoco le ragioni dei voltafaccia clamorosi di cui siamo testimoni. In troppi tentano di cavalcare il presunto bisogno di sicurezza dei cittadini di fronte alle droghe.

In una fase in cui, ormai da molti anni, non è più consueta la visione dei tossici disperati che si fanno le pere buttati per strada, che chiedono qualche spicciolo, che molestano, che assaltano le farmacie alla ricerca di siringhe da insulina e fiale di acqua distillata, il consumo ha cambiato faccia. Sono differenti le sostanze e le modalità di consumo. Si tira la coca in ambienti chiusi, non certo per strada. Ci si cala le droghe sintetiche nelle discoteche, nei rave. Si continua a fumare l’hashish in ogni luogo. Calano i morti per overdose, aumentano i problemi cardiaci e psichiatrici dei consumatori patologici. Ma, allora, cos’è che preoccupa? Insicurezza, ne esiste molta, di certo. Ma per le droghe?

Quasi spiace dover essere costretti a citare ancora Zigmunt Bauman: il problema non è nel presente, ma nell’ansia di futuro, nelle condizioni avvenire, nella precarietà. Solo osservatori ingenui possono insistere ancora sull’ansia di sicurezza cittadina messa a rischio da baluba immigrati e tossici. Resta, quindi, l’ipotesi della sindrome francese o le manovre per posizionarsi nel PD in aree “di consenso” maggiore possibile. Anche a costo di prendere il toro per la coda (i consumatori), invece che per le corna (il narcotraffico). In assoluto, sembra chiara una cosa: i temi della droga, ormai, garantiscono spazi sui media: basta una bella dichiarazione e si passa alla grande su giornali e tv.

Il tutto è quasi gratis, in quanto non corrisponde ad alcun gesto concreto, ad alcuna azione efficace: nè a Torino, nè a Milano, nè nelle Regioni, nè al Governo. Nel campo specifico delle droghe l’Unione aveva promesso di mettere mano ad una revisione profonda e globale della legge Fini Giovanardi. E pare che ora sia su un’altra strada. Aveva promesso di occuparsi di come sono messi (male, molto molto male) i servizi ed i centri che si occupano di dipendenti patologici: non ha fatto nulla, nemmeno la promessa ricognizione dello stato dell’arte.

Qualcuno aveva sbandierato di volersi occupare di un tema tanto generico, quanto volatile, come la prevenzione. Ed, anche qui, il vuoto. Non vale nemmeno la citazione obsoleta di Moretti: “dite qualcosa di sinistra!”. Si deve rapidamente imporre uno stop alle parole a vanvera ed a mettere parecchi attorno ad un tavolo. Le portate sono: ragionevolezza, evidenza dei fatti, rifiuto delle demagogie e delle tentazioni etiche, pragmatismo, impegno. Suggeriamo di annaffiare il tutto con un buon “impegno per le risorse”: d’annata, visto che nelle ultime si è fatto molto raro.

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