di Carlo Benedetti

Parata militare a Mosca per un 9 maggio in onore di quello del 1945 che segnò la vittoria sovietica sul nazismo. Festa grande, quindi, con le bandiere dell’Armata Rossa e i veterani carichi di medaglie. Ma quest’anno il Cremlino ha voluto dare alla manifestazione anche un altro significato concedendo spazio agli schieramenti del “grande nazionalismo russo”. Tutto è stato presentato come un gesto di affermazione della verità storica e di riconciliazione nazionale. E così sono comparsi nelle strade della capitale centinaia e centinaia di “volontari” che hanno distribuito alla popolazione dei “nastrini nero-arancio” che ornavano, prima della Rivoluzione d’Ottobre, l’ “Ordine di San Giorgio”. Il senso di questa azione, appunto, è quello di collegare la data del 1945 a tutte le lotte precedenti dei russi, in difesa della patria. Nero-arancio, quindi, con questo “Nastrino di San Giorgio” e cioè quell’ordine (Gheorghievski) che decorava i russi che si erano battuti sui fronti delle battaglie in difesa della Russia. Nulla da eccepire, quindi. Perché Putin vuole operare una riconciliazione nazionale saldando – con una costruzione mitologica del passato - la Vittoria del ’45 alle battaglie della Russia prerivoluzionaria. Un gesto che consente al Cremlino di assicurarsi la collaborazione delle forze nazionaliste soprattutto nel momento in cui avanzano tentativi per eliminare, dalla bandiera rossa dell’esercito, la temuta falce e martello. Un’azione, questa, che al momento è rientrata. Ma subito si è aggiunta l’idea del “Nastrino di San Giorgio”. E per respingere eventuali contestazioni la stampa più vicina a Putin si è affrettata a ricordare che fu Stalin, nel periodo della guerra, ad utilizzare le vecchie tradizioni zariste, a riportare in auge ordini militari e a rinunciare al tradizionale appello di “Compagni” usando un più familiare “Fratelli e sorelle”.

Cambiano, quindi, i tempi e il cronista ne riferisce puntualmente. Ma non può far finta di non vedere che sta montando, nella Russia di oggi, un clima favorevole ad una rinascita monarchica che punta a smussare gli avvenimenti rivoluzionari. Si cerca cioè di valorizzare la storia del periodo zarista facendo appello all’animo russo, ai valori russi, alle tradizioni monarchiche, all’ortodossia di quei tempi. Si apre, in pratica, un nuovo scontro di civiltà.

Ed ecco il Partito monarchico della Russia di oggi. Esce allo scoperto nei giorni scorsi a Mosca quando riunisce - nelle sale del “Museo della Famiglia Imperiale della Russia” - un gruppo di adepti che ricevono medaglie commemorative della Russia. Ma l’occasione, ovviamente, serve al rilancio della monarchia. E così ad essere decorato è Nikolaj Nikolaevic Lukjanov il re di questa nuova organizzazione (“Centro monarchico panrusso”) che si rifà all’impero. Il personaggio è un mix di vecchio e nuovo. Classe 1965, si è formato – negli anni ’80 - nei ranghi delle truppe speciali dell’Urss che erano addette al controllo dei lager nelle regioni del Kasachstan. E’ divenuto poi alto commissario di polizia e non ha mai nascosto le sue posizioni monarchiche e nazionaliste. Nel 1990 ha fondato un organo di stampa – Nascja strana (Il nostro paese) – pubblicato in Argentina. Appoggiato, quindi, dall’emigrazione prerivoluzionaria, è riuscito a svolgere la sua attività in favore della monarchia zarista. Poi un incidente di percorso con la relativa cacciata dalle forze di polizia.

Da quel momento si sente libero da ogni vincolo “statale” e comincia a muoversi come leader politico. Nell’agosto 1992 organizza, nella città di Taganrog, il primo congresso monarchico. Fonda poi, a Mosca, il museo della famiglia imperiale e comincia a pensare ad una sorta di rifondazione del movimento monarchico russo. Propone un’unione di tutte le forze di destra e intanto si riempie di medaglie, ordini e diplomi. In pratica diviene uno Zar in miniatura, senza impero, ma con un museo tutto suo.

E comunque sia la struttura che ha messo in piedi va avanti. Un sito “Internet” è il suo strumento di proselitismo. Per essere ammessi all’organizzazione monarchica chiede due foto formato-tessera e una rapida autopresentazione dove è necessario specificare se si crede in Dio, se si ha una buona educazione e se si crede nella possibilità di instaurare un sistema monarchico. Si chiede poi un atto che attesti una forte convinzione anticomunista. E, soprattutto, la piena disponibilità per operare in favore di un’attuale transizione “dalla repubblica alla monarchia”.

Tutto questo avviene a Mosca mentre la società russa accusa i dirigenti dei paesi baltici di aver dichiarato guerra alla Storia, perché non vogliono riconoscere il contributo sovietico alla vittoria del ’45. Siamo in presenza, forse, di un corto circuito storico. Intanto il “Nastrino di San Giorgio” degli anni zaristi va ad unirsi alla bandiera della vittoria sovietica. Una rivincita della Storia?







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