di Fabrizio Casari

Si era detto dapprima disposto ad accettare la sovranità dei giudici che avrebbero emesso il verdetto nei suoi confronti. Quindi, a processo concluso, aveva assicurato che sì, si sarebbe presentato spontaneamente in carcere per scontare i cinque anni di carcere a cui la sentenza lo aveva condannato. E poi è fuggito. Raul Iturriaga Neumann, generale a riposo dell’esercito cileno, fedelissimo di Augusto Pinochet Ugarte, il boia della democrazia andina, ha scelto la fuga. A capo della sezione Esteri della Direcion nacional de Inteligencia, la famigerata DINA, il generale fuggitivo era stato condannato per l’assassinio di Luis Dagoberto San Martin, un militante del MIR (Movimento Izquierda Revolucionaria), sequestrato, torturato, assassinato e fatto scomparire come migliaia di altri suoi connazionali nella notte oscura del Cile. Una notte durata sedici anni che sembra vedere faticosamente la luce filtrare dalle aule di tribunale che, come in Argentina, si sono incaricati di portare allo scoperto vicende, ruoli e responsabilità dei militari locali nell’epoca del terrore. C’è da dire che la condanna inferta al generale Iturriaga Neumann era persino blanda. Non tanto e non solo perché valutava moderatamente le colpe dell’ufficiale, confermate dalla testimonianza di due ex-appartenenti alla polizia segreta pinochettista - la DINA appunto - quanto perché lo stesso ebbe un ruolo nella gestione criminale della repressione cilena ben più ampie dell’assassinio di un singolo militante della sinistra rivoluzionaria cilena.

Graduato alla Escuela de las Americas, cioè la scuola statunitense sita a Panama che addestrò e formò i peggiori assassini latinoamericani al servizio degli Stati Uniti, il generale fuggitivo fu uno dei fedelissimi di Pinochet, che gli amici sapeva sceglierli, in patria come all’estero. Iturriaga Neumann, infatti, è imputato anche nel processo che dovrà sentenziare sull’assassinio, nel 1974 a Buenos Aires, del generale cileno Carlos Prats e di sua moglie Sofia Cuthbert, saltati in aria a causa di una bomba posta sotto la loro automobile. Il generale Prats aveva deciso di obbedire alla Costituzione cilena e disobbedire a Pinochet, opponendosi al colpo di Stato che nel settembre del 1973 destituì a ferro e fuoco il legittimo governo di Unidad Popular diretto dal socialista Salvador Allende.

Ma le gesta criminali del generale fellone non si fermano qui. In Italia è stato condannato per l’attentato all’ex vice-presidente cileno, Bernardo Leighton, avvenuto nel 1975 a Roma e, per altre nefandezze commesse nella “lotta al comunismo”, è ricercato anche dal giudice spagnolo Baltazar Garzòn. Iturriaga Neumann era un elemento chiave dell’organizzazione internazionale di sicari che, all’ordine di Pinochet, inseguirono e uccisero in tutti i continenti le figure più eminenti dell’opposizione cilena. La struttura che sovrintendeva era inserita a pieno titolo nell’unità operativa delle polizie segrete del sudamerica. Diedero vita ad un’alleanza del terrore su scala internazionale che godeva nel cono sud dell’attivismo assassino della “triple A”, la famigerata “Alianza Anticomunista Argentina” e, appunto, della DINA cilena in collaborazione con i servizi segreti brasiliani, uruguayani e paraguayani. L’operazione Condor, cioè la schedatura e l’annientamento di migliaia di democratici e comunisti latinoamericani è uno dei processi più noti dell’accolita.

In Europa il lavoro sporco era spesso portato a termine grazie all’attiva collaborazione di sicari fascisti italiani, ospiti graditi del generale Francisco Franco in Spagna e di Salazar in Portogallo. Negli Usa e in Centroamerica, invece, i sicari erano i fuoriusciti cubani allocati in Florida, a capo dei quali c’era Luis Posada Carriles, detto “Bambi”, di professione chimico, agente Cia con l’hobby del tritolo, che si occupò direttamente dell’assassinio dell'ex ministro degli Esteri cileno Orlando Letelier, saltato in aria a Washington a causa dell’esplosione di una bomba sistemata sotto la sua auto.
Ben altro e ben più che un generale fedele era dunque Iturriaga Neumann. E se non fosse per la gravità dei reati cui deve rispondere, verrebbe da ridere sentirlo oggi, attraverso un video e una e-mail inviati ai suoi difensori, motivare la sua fuga accusando il Tribunale di Santiago di averlo “sottomesso ad un processo indebito”. ”Mi ribello apertamente - dice il fuggiasco - di fronte a questa arbitraria, incostituzionale ed antigiuridica condanna”. Il ministro della Presidenza, Josè Antonio Viera Gallo ha commentato le dichiarazioni dell’ex-generale affermando che “l’onore militare fa sì che una persona risponda per i fatti che ha commesso: un militare non fugge”. Forse è vero: un militare non fugge. Ma un criminale sì. E Iturriaga è fuggito.

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