di Fabrizio Lorusso

Dopo oltre un anno di scontri, accordi disattesi e false promesse ritorna la violenza della polizia e dei corpi speciali contro il diritto alla pacifica manifestazione del dissenso a Oaxaca Lo scorso 16 luglio la polizia dello Stato messicano di Oaxaca, supportata da corpi speciali della Polizia Federale Preventiva e dell’esercito, ha represso per l’ennesima volta il movimento popolare che, in questa occasione, stava cercando di celebrare una versione alternativa della tradizionale festa popolare chiamata Guelaguetza. Ad oltre un anno dallo scoppio del conflitto tra il governo di Oaxaca, con il governatore Ulises Ruiz alla testa, da una parte, ed il sindacato degli insegnanti della sezione 22 e la APPO (Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca) dall’altra, si riaccende la miccia della violenza governativa contro il movimento popolare che continua con le sue mobilitazioni di carattere pacifico e dimostrativo. Il Governo locale organizza e gestisce tutti gli anni l’evento della Guelaguetza, trasformandolo in un’occasione propagandistica e turistica poco rispettosa della dignità e della nobile tradizione che muove il popolo oaxaquegno. Di conseguenza, la APPO e il sindacato dei docenti hanno organizzato una marcia di protesta, cui hanno partecipato circa diecimila persone, contro gli abusi del Governo commessi soprattutto durante l’ultimo anno ma che possono farsi risalire all’inizio del mandato di Ruiz nel 2005, e già certificati da numerose ispezioni di associazioni per la protezione dei diritti umani di natura ufficiale e non governativa. Il Governo locale organizza e gestisce tutti gli anni l’evento della Guelaguetza, trasformandolo in un’occasione propagandistica e turistica poco rispettosa della dignità e della nobile tradizione che muove il popolo oaxaquegno. Di conseguenza, la APPO e il sindacato dei docenti hanno organizzato una marcia di protesta, cui hanno partecipato circa diecimila persone, contro gli abusi del Governo commessi soprattutto durante l’ultimo anno ma che possono farsi risalire all’inizio del mandato di Ruiz nel 2005, e già certificati da numerose ispezioni di associazioni per la protezione dei diritti umani di natura ufficiale e non governativa.

La marcia si sarebbe dovuta concludere con la realizzazione di danze e cerimonie legate alla tradizione popolare della Guelaguetza ma, in prossimità di un promontorio chiamato “Cerro del Fortin”, sul quale la APPO aveva l’intenzione di celebrare l’evento, la polizia ha impedito il passaggio ai manifestanti e ha cominciato a lanciare lacrimogeni sulla folla per cercare di disperderla. Quindi la marcia è stata brutalmente interrotta nella tarda mattinata a colpi di lacrimogeni e manganelli. Gli scontri sono risultati in tre ore di lotta per le strade della città, una cinquantina di feriti tra poliziotti e manifestanti e circa 60 arresti, proprio ora che quasi tutti i detenuti per motivi politici della giornata campale del 25 novembre scorso erano riusciti a uscire grazie alle pressioni e agli sforzi della società civile.

Da mesi la APPO e il sindacato dei docenti stava chiedendo la riapertura di un tavolo negoziale con il Ministero dell’Interno federale, che ha sede a Città del Messico, per risolvere definitivamente il conflitto nella regione, attestare la possibilità di elezione di un’assemblea costituente e destituire il governatore Ulises Ruiz, responsabile di oltre 20 morti e numerose e gravi violazioni dei diritti umani nello Stato. Il Ministero ha dichiarato di non voler intervenire nella risoluzione del conflitto dato che ritiene di non dover entrare nell’ambito d’azione del Governo locale.

Esistono fondati sospetti circa la faziosità del Ministero che, in pratica, non vorrebbe incrinare le alleanze tra le forze politiche che nel Parlamento nazionale tengono in piedi il controverso governo del presidente Felipe Calderon, retto appunto da un accordo tra il suo partito, il PAN (Partido Accion Nacional), e il PRI (Partido Revolucionario Institucional) di Ulises Ruiz. La maggioranza che sostiene le iniziative di Calderon, tra cui la dibattuta riforma fiscale ancora in discussione, nasce da un accordo occulto tra il PRI - che possiede un potere molto forte nei governi regionali e locali del Messico - e il PAN, che ottiene voti nel parlamento nazionale in cambio di una velata indulgenza sui misfatti di alcuni governatori statali del PRI, per esempio Ruiz a Oaxaca e Marin a Puebla, conosciuti per la loro “mano pesante” e inquisiti per violazioni della libertà d’informazione e delle garanzie individuali.

La direzione delle operazioni repressive di lunedì 16 è stata affidata all’Assessore per la Protezione Cittadina di Oaxaca, Sergio Segrete Rios, il quale, nella precedente amministrazione, ricopriva il ruolo di direttore dell’ufficio per i diritti umani, fatto che la dice lunga sulle carenze nel rispetto dei diritti fondamentali nella regione. La Commissione Nazionale per l’Osservazione dei Diritti Umani (CNDH), che aveva dimostrato in precedenza una certa inerzia e lentezza operativa in casi simili, s’è già mossa per realizzare interviste a testimoni, oltre ad aprire una pratica e una raccomandazione ufficiale per chiedere spiegazioni dell’accaduto al Procuratore e al Governo di Oaxaca.

Il 19 luglio il notiziario televisivo messicano di Canal 2 ha mostrato chiaramente le immagini di Emeterio Cruz, un manifestante gravemente ferito dalla polizia, mentre dapprima viene arrestato e non presenta ferite e, in seguito, viene colpito. La ultima fotografia presenta Emeterio con gli stessi vestiti insanguinati. La diagnosi medica parla di trauma cranico provocato da colpi alla testa e sembra una prova incontestabile di una violenza poliziesca non accettabile in un paese civile.

Il 23 luglio prossimo è prevista la celebrazione ufficiale della festa della Guelaguetza a Oaxaca mentre sempre più turisti cancellano le prenotazioni ed il governatore minaccia di far cadere sui detenuti “tutto il peso della legge”. Il Consiglio statale della “Asamblea Popular” s’è dichiarato in sessione permanente ed ha previsto un boicottaggio di massa dell’evento e un rinforzo dell’accampamento, per ora ridotto a una presenza simbolica, che la APPO e la sezione 22 del sindacato dei professori continuano a mantenere nella piazza centrale della città.

A queste inquietudini si aggiungono due fattori destabilizzanti che sembrano convergere nella criminalizzazione dei membri della APPO e dei manifestanti in generale. Infatti, recentemente il Governo Federale ha approvato una serie di misure volte a limitare il diritto di manifestazione e a criminalizzare la protesta sociale nell’ambito delle misure contro il narcotraffico e il terrorismo, più o meno in linea con quanto avviene nei vicini Stati Uniti. Come se non bastasse, fonti ufficiali cavalcano e alimentano l’ipotesi di una connessione tra la protesta di Oaxaca e alcune forze guerrigliere presenti in quella stessa regione, in particolare l’EPR (Ejercito Popular Revolucionario). Questa guerriglia, nata negli anni settanta, è ancora attiva e recentemente ha sferrato un attacco contro alcuni impianti e condotte della petrolifera messicana PEMEX rivendicando l’azione su alcuni giornali nazionali. In alcuni ambienti dell’informazione e dello Stato c’è simpatia verso una strategia fatta di sospetti e insinuazioni circa l’eventualità di un legame tra la guerriglia e la APPO.

L’ipotesi possiede una forte dose di cinismo oltre che di fantasia, dato che la “Asamblea Popular”, la cui colonna vertebrale è la sezione 22 del sindacato dei docenti, è un’associazione di base non armata e pacifica, che ha dimostrato palesemente la sua estraneità ai fatti di terrorismo e, piuttosto, ha continuamente subito vessazioni e violazioni già comprovate.

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