di Giuseppe Zaccagni

Saranno oltre 45 milioni di elettori ad andare al voto. Nella scheda troveranno 14 partiti che presenteranno 7395 candidati. Al parlamento ne arriveranno 550, ma ci sarà una soglia di sbarramento del 10 per cento. E’ questa, in sintesi, la Turchia che domenica 22 Luglio va alle elezioni politiche suscitando un interesse paneuropeo di notevole portata. Con gli occhi dell’intera nazione puntati, in particolare, sul candidato Erdogan (ex calciatore in una squadra di buon livello e poi una carriera di economista) che è stato il fondatore del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP, Adalet ve Kalk?nma Partisi) e, poi, Primo ministro dal 14 marzo 2003, dopo essersi fatto un nome come sindaco di Istanbul. Pragmatico ed efficiente si è impegnato a sviluppare la politica di transizione dal fondamentalismo islamico alle linee di una democrazia europea al fine, appunto, di far guadagnare un posto alla Turchia nell’assise del continente. E così, in questo quadro di vertice, il Paese va alle urne. Con uno scontro politico ed elettorale che verte sempre più sul tema del rapporto tra jihadisti e modernisti e che vede due Islam in conflitto. Di conseguenza l’orologio di questa complessa situazione sta scandendo in fretta i minuti per le sorti generali di Ankara. Il Paese mostra una gran voglia di voltare pagina, nel senso di raggiungere un’Europa che si è spesso defilata, divenendo sfuggente, quasi irraggiungibile. Pertanto per i turchi ritrovarsi oggi con un paese lontano dal vecchio continente sarebbe proprio una sconfitta di valenza europea.

C’è poi da tener conto del valore che la Turchia – caratterizzata dalle incognite del voto – è pur sempre alla ricerca di un collegamento politico ed economico con aree che vanno dalla regione del Mar Nero al Caucaso, dal Medio Oriente all’Asia centrale.

Voto decisivo, quindi, questo di domenica. Da una parte col 23,4 per cento dei voti ? ??n 363 seggi, c’è lo schieramento di Erdogan, islamista di base ma ??n qualche pretesa di m?d?razi???, visto che è stato accolto ??l Partito Popolare ?ur????. E se passerà all’esame delle urne si sa già che la sua prima ?re??cu?azi??? sarà quella di imprimere u?? svolta presidenzialista. Seguirà u?? riforma dell’Alto ???sigli? d?ll'Educazi??? che dia ?iù spazio ?ll'istruzi??? privata al fine di ??nder? la scuola turca più moderna ? ?ur????. Ma altre forze contrarie ad Erdogan sostengono il contrario. Lo accusano di voler islamizzare l’istruzione.

E sempre nel clima della battaglia elettorale, tornano ad esplodere più forti che mai i conflitti con Cipro e con l’Armenia. Erdogan cerca di non cadere in questa trappola relativa agli schieramenti sulle questioni internazionali. E lo slogan del suo AKP, appunto, è quello che dice: “Non ci fermiamo, continuiamo per la nostra strada”. Un appello che raccoglie ampi consensi tra i giovani e tra quello strato di elettorato che mostra insofferenza per le tendenze marcatamente islamiche.

In questo contesto appare sempre più chiaro che il partito di Erdogan si caratterizza come liberale quanto a scelte economiche e conservatore nel campo culturale. In pratica si identifica con una sorte di “democrazia conservatrice”. E proprio grazie a questo tipo di consultazione politica gli osservatori turchi accreditano Erdogan tra il 34 e il 40 per cento dei voti.

Altro forte schieramento in lizza è il CHP, il (Partito Repubblicano del popolo). Formazione storica nata nel 1923 con Ataturk, oggi più che mai punta sull’ideologia repubblicana, sul nazionalismo, sul populismo, sulla laicità e sul riformismo. E qui le previsioni sono varie. Si parla comunque di una quota che dovrebbe arrivare al 20 per cento dei voti.

C’è poi la grande destra che avanza. E’ quella del MHP, (Movimento di Azione nazionalista), che punta al monopolio del potere. L’ispirazione di questo movimento risale alle idee pan-turche degli anni sessanta e, in particolare, alle ideologie che caratterizzarono i “Lupi grigi”. Ora l’MHP cerca di superare lo sbarramento del 10 per cento.

Altri schieramenti sono quelli del DP (Partito democratico) che punta a fondere le formazioni di destra in una sorta di rifondazione generale; il DTP (Partito della società democratica) che si basa sui curdi che vivono in Turchia e il SAADET PARTISI (Partito del benessere) che vuole raccogliere gli elementi più conservatori che non si riconoscono più nella vita e nell’attività dei partiti islamici tradizionali.

Infine la grande novità. Quella del GP (Partito giovane) fondato da un personaggio di nome Cem Uzan, miliardario e proprietario di reti televisive e di catene di quotidiani, tanto da essere definito come il “Berlusconi turco”. Si muove, infatti, con grande facilità nel mondo dei media manovrando giornalisti e personaggi legati al settore della pubblicità. La sua proposta politica si avvicina sempre più al populismo e al neonazionalismo. Non mancano in questa avventura politica pagine di inchieste giudiziarie con frodi miliardarie. In politica estera il GP auspica bombardamenti sul Nord dell’Iraq. Ma la linea portante è quella della antipolitica e della critica severa alla pratica dei partiti.

Urne aperte, quindi, e risultati per nulla chiari. Tanto che un personaggio navigato come Erdogan mette già le mani avanti. Annuncia che se il suo Akp, non riuscirà a riconquistare la maggioranza in Parlamento si ritirerà dalla politica. Una dichiarazione ad effetto che potrebbe rappresentare una sorta di monito nei confronti di un elettorato instabile. E l’instabilità turca di queste ultime ore è dimostrata anche da alcuni fatti di cronaca nera che assumono una precisa colorazione politica.

Tuncay Seyranlioglu, candidato indipendente, é stato ucciso in un agguato mentre a bordo della sua auto viaggiava nei pressi di Istanbul. Altre tre persone che erano con lui a bordo dell’auto sono rimaste ferite nell’agguato. Proprietario di un’impresa di costruzioni, Seyranlioglu era il concessionario del quotidiano Tamgun e in passato era stato per un breve periodo il presidente dell’Alibeykoy Sports Club. E colpi duri – una bomba - anche contro un ufficio elettorale di Erdogan situato nel quartiere di Bahcelievr, sul versante europeo del Bosforo, nei pressi dell'aeroporto internazionale.

Ma ora se la tornata elettorale – dall’apertura delle urne alla conta finale – passerà in un clima di relativa calma e di sofferta attesa, vorrà dire che la Turchia sta superando gli esami. Importante è capire chi saranno gli esaminatori.

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