di Raffaele Matteotti

Continua a peggiorare la situazione in Somalia. Mentre il governo Ghedi ha riunito alcuni leader somali in una conferenza di pace abbastanza improbabile, a Mogadiscio continua l’escalation di violenze e cresce l’anarchia. Nell’ultima settimana sono stati uccisi tre giornalisti, tra i quali Ali Iman Sharmarke (Fondatore e direttore di Horn Afrik Media) e, per la prima volta nella storia somala, anche uno degli “anziani” leader tribali, Maalim Harun Maalim Yusuf, una delle anime del dialogo intersomalo, ucciso sulla porta di casa da alcuni killer che gli hanno sparato a freddo alla testa. Muoiono così i giornalisti che il governo non era riuscito a silenziare con arresti e decreti e viene profanata la figura dell’anziano, il rispetto della quale è un pilastro della cultura clanica somala che nessuno fino ad ora aveva osato attaccare. Nel mentre la situazione si deteriora sempre di più, riproducendo in sedicesimo lo scenario iracheno. Il governo-fantoccio sostenuto da USA ed Etiopia non ha alcun controllo del territorio, Mogadiscio è un campo di battaglia dal quale sono ormai fuggiti tutti quelli che potevano, mentre l’ONU alterna dichiarazioni di condanna e di sostegno al Governo Federale Transitorio di Alì Ghedi. Governo che promuove una conferenza di pace alla quale però non invita i nemici e che, mentre la conferenza è in corso, cerca di fare passare una legge sul petrolio invisa anche al principale partner di Ghedi, quel Yusuf che è presidente somalo e allo stesso tempo dominus del Puntland. La cosa non deve stupire troppo. Pur non avendo giacimenti petroliferi noti, la Somalia è considerata dall’ONU e dalla Banca Mondiale il paese africano con le maggiori possibilità di sviluppo delle estrazioni petrolifere dopo il Sudan. La legge proposta da Ghedi mira a rendere nullo qualsiasi accordo sul petrolio raggiunto dalla Somalia dal 1990 in poi, per tagliare fuori le piccole compagnie e di lasciare campo libero alla CONOCO, la major petrolifera americana che - unica azienda occidentale - non ha mai lasciato la capitale somala dalla caduta di Siad Barre. CONOCO dispone di concessioni e prospezioni promettenti in Somalia, per difendere le quali da anni ingerisce nella politica somala conservando i propri dipendenti asserragliati in un compound fortificato a Mogadiscio.

Non è chiaro quale autorità pensi di avere Ghedi, il cui governo esiste solo grazie alla protezione dell’esercito di occupazione etiope, ma è fin troppo chiaro che cercare di assegnare d’imperio le risorse petrolifere nel bel mezzo delle trattative per ricostruire una parvenza di governo nazionale legittimo, non sia una trovata utile alla pace. Ancora meno se si considera che il Puntland, autodichiaratosi regione autonoma, ha siglato nel 2005 un contratto con la “Australian Explorer Range Resources” e che il suo presidente Yusuf rappresenta l’altra metà istituzionale del GFT.

Mentre i grandi giocano alla spartizione delle ricchezze nazionali con i rispettivi sponsor stranieri, per i piccoli la vita è sempre più difficile. Al momento le centinaia di migliaia di sfollati da Mogadiscio soffrono la fame, accampati senza cibo e senza risorse, mentre chi resta deve convivere con i combattimenti che scuotono una Mogadiscio sempre più malandata. La giornata tipica trascorre tra attacchi dei “ribelli” alle forze etiopi e la loro risposta, che di solito si concretizza nello sparare con l’artiglieria pesante sulle case più vicine o sui quartieri ritenuti “rifugio” dei ribelli; che poi sarebbe un crimine di guerra.

Intanto le organizzazioni internazionali hanno denunciato che il GFT e l’esercito etiope non permetterebbero la cura dei somali da parte delle ONG di soccorso medico sul campo; denuncia che si aggiunge a quella da parte dell’ONU che accusa il GFT di far sparire gli aiuti alimentari. L’ONU, con grande sprezzo del ridicolo, propone allo stesso tempo un prolungamento ed un potenziamento della missione di peacekeeping dell’Unione Africana in Somalia. Proposta ridicola perché nemmeno il dispiegamento dell’attuale contingente dell’Unione Africana è stato completato come da programma. Dovevano essere ottomila uomini da diversi paesi africani ad accudire il processo di pace a Mogadiscio: ne sono stati promessi quattromila e alla fine ne sono stati schierati solo millesettecento soldati ugandesi, finiti a fare da bersaglio e poco più.

Come si possa pensare sul serio di trovare altri “volontari” da buttare nella mischia dopo una prova del genere è davvero un mistero, ma con l'ONU sotto scacco dei neocon e Bush che proclama che la ritirata americana dal Vietnam fu un errore , c'è poco spazio per lo stupore di chi si pone domande che in altri tempi suonerebbero normali.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy