di Daniele John Angrisani

In questi giorni tumultuosi per il futuro del Pakistan, l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale si è interessata principalmente ad una questione: che fine farebbero le testate nucleari - circa un centinaio ad oggi secondo le ultime stime - in possesso del Pakistan dovesse Musharraf cadere e il suo Paese finire in mano agli estremisti islamici? Una prima risposta sembra essere arrivata proprio in questi giorni. Come ha riportato infatti il giornale americano Stratfor, vicino alla community dell'intelligence USA, gli Stati Uniti "avrebbero posto un ultimatum al dittatore pakistano Musharraf subito dopo l'11 settembre. O il Pakistan avrebbe permesso il controllo americano delle proprie installazioni nucleari, o gli Stati Uniti non avrebbero avuto altra scelta che distruggere queste installazioni, possibilmente con l'aiuto dell'India". Cosa che avrebbe lasciato, tra le altre cose, questo Paese come l'unico in possesso di testate nucleari nella zona, un indubbio vantaggio strategico nei confronti dell'arcinemico Pakistan. Già il New York Times nelle scorse settimane aveva lasciato intendere che l'Amministrazione Bush si era già mossa su questa strada spendendo circa 100 milioni di dollari per garantire la sicurezza dell'arsenale nucleare pakistano. Ma non aveva specificato se Washington avesse o meno il controllo, anche indiretto, di questo arsenale. Lo Stratfor va invece oltre affermando che "Musharraf, per ovvie ragioni, aveva tutto l'interesse a coprire questa storia ed a pretendere che non fosse mai avvenuta, e che questo interesse fosse totalmente condiviso dagli Stati Uniti. Ma non vi è dubbio alcuno che alla fine Musharraf, anche per garantirsi il proprio futuro politico, abbia acconsentito a questa richiesta". Queste presunte rivelazioni escono fuori a distanza di poche settimane dalla pubblicazione di alcuni presunti rapporti segreti del Pentagono in cui si accennava alla possibilità di "piani di contingenza" per la messa in sicurezza dell'arsenale nucleare pakistano in caso di assunzione del potere da parte degli estremisti islamici ad Islamabad.

Molto interessante è stata la risposta ufficiale del Dipartimento di Stato, per bocca del suo portavoce Sean McCormack, a questo articolo dello Stratfor. Pur smentendo l'ipotesi che Washington avesse il controllo di queste testate nucleari, McCormack ha aggiunto che "alla fine, la responsabilità finale è del governo pakistano. Loro hanno affermato che l'arsenale è sicuro ed hanno intrapreso una serie di step per assicurare che alle parole seguano i fatti". Ha poi continuato: "Da parte nostra, non vediamo alcuna indicazione del contrario. L'arsenale nucleare pakistano è in mani sicure. Ed ovviamente abbiamo interesse a far si che rimanga in mani sicure". Una smentita, dunque, che sembra quasi una conferma di ciò che ha affermato lo Stratfor. Non tutti però ne sono convinti. Diversi analisti politici e militari americani e pakistani danno invece credito all'ipotesi di piani d'azione congiunti tra militari americani e forze moderate del Pakistan, per assumere il controllo dell'arsenale nucleare di Islamabad nel caso le cose precipitassero per Musharraf.

Dalle fonti ufficiali del Pakistan non arriva, ovviamente, alcuna conferma. Il regime di Musharraf continua ad affermare che l'unico modo per evitare che le testate nucleari finiscano in mani sbagliate è, per l'Occidente, quello di appoggiare il suo regime militare. Un velato ricatto, secondo molti, tra cui la leader dell'opposizione (filo-americana) Benazir Bhutto, che ha invocato proprio la minaccia delle testate nucleari per tentare di convincere gli Stati Uniti ad abbandonare il regime di Musharraf, che lei afferma essere stata la causa principale dell'aumento dell'estremismo religioso e politico nel Paese. I militari pakistani, comunque, tengono a precisare che l'arsenale nucleare è trattato come il "gioiello di famiglia" e che è tenuto sotto uno stretto controllo che impedisce, a chiunque non sia autorizzato, di averne anche solo accesso. Ma, giudicando dal vespaio causato dalle rivelazioni dello Stratfor, si può essere sicuri che l'ultima parola sull'argomento non sia stata ancora detta o scritta.

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