di Alessandro Iacuelli

Si tratta di uranio arricchito. E' il materiale nucleare sequestrato a tre persone arrestate tra Slovacchia e Ungheria. Lo riferisce l'agenzia di stampa CTK. Due dei sospettati sono stati fermati nella zona orientale della Slovacchia, un altro invece in Ungheria. L'identità degli arrestati non è ancora stata resa nota, ma si sa che si tratta di due ungheresi ed un ucraino. Sono accusati di aver cercato di vendere un chilogrammo di materiale nucleare. Un portavoce della polizia ha affermato che degli esperti stanno esaminando il materiale radioattivo, che i tre uomini volevano vendere per un milione di dollari. Melissa Fleming, portavoce dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica, afferma che i loro ispettori seguiranno il caso e che quanto avvenuto desta molta preoccupazione. Il materiale fissile sequestrato può essere utilizzato per costruire una “bomba sporca”, vale a dire un ordigno convenzionale avvolto in materiale radioattivo che si disperde nella deflagrazione. Secondo quanto indicato dal responsabile della polizia slovacca Michal Kopcik, si tratta di uranio 235, usato nei reattori e nelle testate nucleari, miscelato ad uranio 238. Si ignora al momento chi potessero essere i potenziali acquirenti. Le polizie di Slovacchia e Ungheria si guardano bene dal fare rivelazioni a riguardo. "L’uranio radioattivo è tanto più pericoloso se è sotto forma di polvere", ha sottolineato ancora Kopcik, precisando che il materiale doveva essere venduto a circa 3.500 dollari al grammo, per un valore totale di 1,4 milioni di dollari. Secondo le prime informazioni, l’uranio proviene da un Paese dell’ex Unione sovietica. La sua destinazione finale non è nota. L’arresto dei tre uomini è stato effettuato al termine di una lunga inchiesta, ancora in corso per altro, condotta congiuntamente dalle polizie slovacca e ungherese. "La polizia sorvegliava venditori e acquirenti", ha spiegato Kopcik. Così, dopo gli arresti ed il sequestro del materiale, c'è da ricostruire l'intera filiera, dal fornitore primario, fino all’acquirente finale.

Non è la prima volta che in quella zona vengono alla luce dei traffici di materiale nucleare. Il traffico illecito di materiale radioattivo, solitamente proveniente dall’ex Unione Sovietica, da diversi anni preoccupa la comunità internazionale. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha contato 275 casi di possesso non autorizzato e di traffico illegale fra il gennaio 1993 e il dicembre 2006, di cui 14 nel 2006. Nel novembre 2003, due agenti della polizia slovacca sono stati arrestati a Brno, nella Repubblica Ceca, e condannati nel 2004 per aver tentato di vendere 3 chili di uranio il cui grado di arricchimento non permetteva comunque un uso militare, per la cifra di 715mila dollari.

Le indagini internazionali confermano ancora oggi come, dopo la dissoluzione dell’URSS, materiali radioattivi utili alla costruzione di ordigni nucleari siano divenuti nuove fonti di guadagno per la criminalità. Secondo Transcrime, l'osservatorio interuniversitario sulla criminalità transfrontaliera, il contrabbando di materiale nucleare non occuperebbe una posizione centrale tra le fonti di reddito delle organizzazioni criminali internazionali e tanto meno della Mafia russa. I trafugatori sono principalmente singoli individui o piccoli gruppi non legati alla grande criminalità. Inoltre i quantitativi di materiali fissili fino ad ora confiscati (i più noti sono l’uranio-235 e il plutonio-239) non sono sufficienti per la costruzione di una bomba nucleare, ma solo di “bombe sporche”.

Considerando che il contrabbando di materiale nucleare è per sua stessa natura clandestino, è lecito sospettare dell’esistenza di numerosi casi di trafugamento non individuati. Questo timore è rafforzato dal fatto che la Russia nel novembre 1995 ha interrotto gli accordi con gli Stati Uniti riguardanti la "trasparenza" sui magazzini militari di materiale nucleare; non è possibile quindi avere una stima esatta dell’ammontare nucleare complessivo dell’ex-URSS.

Intanto, il sottosegretario di Stato americano per le Armi ed il controllo sulla sicurezza internazionale, Robert Joseph, ha lanciato a Rabat, in occasione della prima riunione di un nuovo programma internazionale per la lotta al traffico di materiale nucleare e radioattivo, un significativo allarme: "Non abbiamo idea dell’entità globale del traffico di armi nucleari o di materiale radioattivo e sappiamo, grazie all’intelligence, che recentemente è aumentata la richiesta di materiale radioattivo e di scorie".

L’allarme del sottosegretario americano è particolarmente preoccupante per l'Europa, se si pensa che la maggior parte delle rotte di traffico passa per il territorio continentale e che il grande snodo dei traffici è a ridosso dei confini dell'Unione. Si tratta della città di Tiraspol, capitale della Transnistria, Stato nato nel 1991 dalla secessione dalla Moldavia. A Tiraspol, centinaia di ex funzionari del Kgb si sono messi in proprio e trattano qualsiasi tipo di arma con chiunque. La maggior parte del “materiale” proviene dall’arsenale dell’ex Unione sovietica, e le spedizioni vengono fatte in tutto il mondo. Anche in Italia ci sono stati casi di rinvenimento, soprattutto nel nord est, di materiali radioattivi, provenienti dall’est Europa e diretti verso la Svizzera. In base a indagini della Dia e dell’Interpol, è attualmente appurato che qualche decina di campioni e carichi veri e propri di materiale radioattivo sono transitati per le regioni settentrionali d’Italia dal 1994 in poi.

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