di Carlo Benedetti

Ha preso avvio con una combinazione di fantasia e di sorprendenti intuizioni la "campagna d'Africa" di Putin. E la meta prescelta non è casuale tanto che il leader russo si è preparato anche dal punto di vista storico-etnografico rivedendo, nella riservata saletta del cinema del Cremlino, un film di Bennet del 1950 intitolato "Le miniere di re Salomone". Era l'avventura di un esploratore alla ricerca delle favolose miniere diamantifere dell'Africa. E Putin oggi - prevedendo la sua uscita dal Cremlino alla scadenza del mandato - cerca di preparare la successione a se stesso garantendosi un posto nell'olimpo delle nuove oligarchie russe. Per questo oltre al petrolio e al gas vuole inserire nella sua corona anche i diamanti. Tanto più che quelli della Russia sembrano allontanarsi dal suo controllo. Cerca quindi di garantirsi un retroterra soprattutto nel campo della commercializzazione. Punta a contatti diretti con gli altri paesi "produttori" e, soprattutto, con quegli ambienti che manovrano i diamanti sul mercato internazionale.
Il Sudafrica, pertanto, rientra nel raggio dei suoi interessi "vitali" dal momento che questo paese - che è il primo produttore al mondo per quanto riguarda oro, alluminio, cromo, manganese e platino - è una vera e propria potenza nel settore dei diamanti: qui la produzione è di ben 8,7 milioni di carati tra gemme vere e proprie e diamanti industriali. Tutto in mano alla potentissima compagnia De Beers, che controlla gran parte del commercio mondiale delle pietre e con la quale la Russia di Putin ha già vaste e radicate relazioni.

Ed è in tale contesto che scatta l'operazione africana del Cremlino. Putin è andato nelle settimane scorse a Città del Capo, in Sudafrica, per una ricognizione di due giorni. E la missione ha segnato una svolta nelle relazioni tra i due paesi. E' stato firmato un Trattato d'amicizia e partneriato che porterà i rapporti ad un nuovo livello. E in particolare, beneficiando delle condizioni fissate da Putin, si avrà - in campo economico - una collaborazione a tutto campo in previsione di una calata d'imprese russe disposte ad investire in Sudafrica.
“Si tratta - ha detto lo stesso presidente russo - di svariate centinaia di milioni di dollari che affluiranno in Sudafrica e nel corso di pochi anni già si potrà parlare di miliardi". E subito hanno preso corpo i primi accordi con i gruppi moscoviti di “Renosa” - che ha siglato un contratto che prevede la ricerca di nuove materie prime - e di “Alrosa” che ha stabilito una collaborazione con la De Beers nel campo della ricerca e della lavorazione dei diamanti.

E per rendere più completa l'alleanza con il Sudafrica dei diamanti, Putin ha parlato di progetti congiunti nella sfera dell’industria petrolifera e del gas e della fornitura del combustibile nucleare ad una delle centrali elettronucleari del Sudafrica. La Russia ha quindi espresso la disponibilità per grandiosi progetti nel campo degli investimenti. «Ci riferiamo - ha detto Putin - a piani di lungo termine nella sfera della produzione di metalli con una delle nostre società che intende investire nell’economia del Sudafrica più di un miliardo di dollari. E un'altra società è pronta a partecipare allo sviluppo dell’elettroenergetica con la contemporanea costruzione di una fabbrica d'alluminio". Ma sono stati i "diamanti" a dominare i colloqui di Città del Capo. Putin sa bene che avendo un rapporto diretto con il paese produttore si possono, di conseguenza, organizzare centri di rappresentanza e vendita nella stessa Russia, dove i "nuovi ricchi" dettano già mode e affari. E così l'attenzione del leader russo in Sudafrica si è concentrata nelle miniere di Kimberley, nella provincia di Città del Capo, e di Premier, presso Pretoria (quella dove fu rinvenuto nel 1905 il più grande diamante del mondo, il Cullinan, del peso di circa 1000 carati). Infine il "gruppo di lavoro" che Putin si è portato dietro in questa trasferta ha messo gli occhi sui giacimenti di Jagersfontein e di Koffiefontein, nello Stato dell'Orange. Ed anche su quei "diamanti alluvionali" che si estraggono dal letto del Vaal.

Diamanti, quindi, nel futuro del Cremlino e del suo presidente. Il quale, con la scelta sudafricana, mostra di non credere molto nelle sue relazioni future con il gruppo dirigente della Jakuzia (che oggi si chiama Saha). Regione della Russia - con circa 3 milioni di chilometri quadrati e una popolazione complessiva di un milione - che è ricca di miniere di diamanti ma che, negli ultimi tempi, mostra segni d'insofferenza nei confronti di Mosca. Attualmente, infatti, il Cremlino controlla solo il 32% delle azioni del settore dei diamanti. E Putin, in questo caso, non vuole correre rischi. Costruisce già oggi il suo futuro nel mondo dei grandi affari.



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