La brigata medica Henry Reeve, è una istituzione benemerita. Prende il nome da un cittadino newyorkese che difese l’indipendenza di Cuba. Il suo attuale comandante è il Dottor Carlos Perez e la definizione formale è quella di Contingente Internacional de Médicos Especializados en Situaciones de Desastres y Graves Epidemias. La sua specialità è quella di affrontare le emergenze, di arrivare dove nessuno arriva, di portare cure dove tutti fuggono, di vincere guerre che tutti ritengono che, visti i rischi da correre, è preferibile perdere. I suoi galloni, la Brigada Henry Reeve se li è conquistati sul campo - anzi sui diversi campi - in ogni dove dell’Africa e dell’America Latina. Quando si tratta di conquistare paesi e depredarli, infatti, ci sono gli statunitensi; quando si tratta di salvare vite in cambio di niente, ci sono i cubani.

 

Da Haiti alla Sierra Leone, dall'Angola al Cile, Pakistan, Guatemala ed altri, questo piccolo esercito in camice bianco, armato di fonendoscopi e vetrini, di passione e consapevolezza, adesso è arrivato in Italia. Forte di 53 medici immunologi e infermieri specializzati negli interventi di contrasto alle pandemie, sono giunti a Malpensa poche ore fa. Lavoreranno nella zona tra Crema e Cremona, il più grave focolaio della zona rossa a più alto numero di contagiati e decessi, quella della Lombardia.

Cuba insegna a tutto il mondo diverse cose, tra queste il significato profondo del sostantivo solidarietà. Che in teoria sarebbe declinabile solo commutandolo da chi ha di più verso chi ha si meno, ma quando si tratta di Cuba persino il dizionario va rivoluzionato. Un’isola bloccata dalle frustrazioni statunitensi e dall’odio viscerale che gli USA nutrono nei confronti di chi non si piega ai loro desideri e non si risparmia il gusto di sferrargli qualche sberla quando è possibile. Cuba ha un numero di medici sparsi per il mondo superiore a quelli dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Così la sognò e così la volle Fidel Castro, che fece dell’eccellenza in sanità uno dei capisaldi del socialismo cubano insieme all’internazionalismo. E’ per questo che un’isola piccola e bloccata, ha spiegato le ali della sua sapienza ed è diventata potenza scientifica di livello mondiale al servizio di chi ne ha bisogno.

Quando si parla di solidarietà si deve aver presente anche di cosa sia il suo opposto, ovvero l’egoismo ed il cinismo, l’odio e la ferocia. In questo caso, per meglio spiegare, può essere utile ricordare che proprio nel momento più critico dell’emergenza sanitaria, Trump ha inasprito con ulteriori misure il blocco verso l’isola, ha disposto alcune ulteriori sanzioni al Nicaragua ed ha ordinato al Fondo Monetario di rifiutare un prestito di 5 miliardi di dollari al Venezuela. Socialismo o barbarie si direbbe.

Sotto quei camici bianchi c’è lo spirito solidaristico ed umanista della Rivoluzione cubana, opera di alta ingegneria etico-politica, fatta di materiale resistente e per molti aspetti inossidabile. Cuba è palestra dei giusti, territorio ostile all’arroganza imperiale, luogo nel quale tutto è di tutti, soprattutto il sapere.

All’estrema periferia dell’Avana si trova l’ELAM (Escuela Latinoamericana de Medicina). Una specie di campus universitario dove giovani aspiranti dottori di ogni parte dei paesi del Sud del mondo possono recarsi a frequentare gratuitamente il corso di laurea in medicina e le successive specializzazioni. Cuba si occupa di andarli a prenderli, gli dà vitto e alloggio, li fornisce del materiale didattico e delle uniformi e gli permette un viaggio ogni anno per visitare le famiglie. I docenti sono di altissima qualità e le lezioni vengono impartite in tantissime lingue diverse, a seconda della provenienza degli studenti che frequentano i corsi. Si insegna la scienza medica e farmacologica ma anche condivisione e solidarietà. L’unica condizione che Cuba pone agli studenti è un impegno etico: una volta laureati dovranno tornare alle comunità dalle quali sono venuti e dedicare la loro sapienza al servizio pubblico, unica possibile applicazione della medicina secondo i cubani.

Sono decine di migliaia i ragazzi che dall’Africa all’America Latina sono partiti studenti e tornati medici. Che hanno riscattato una storia di precarietà assoluta o addirittura di indigenza e che tornano per essere punti di riferimento delle loro rispettive comunità. L’obiettivo è quello di farla finita con le morti evitabili, di mettere fine all’ingordigia del denaro che surclassa il giuramento di Ippocrate. In nessun altro luogo del mondo un Paese mette a disposizione di tutti ciò che ha e ciò che sa. E meno che mai quando gli viene proibito avere ciò che non ha e di avvicinarsi a ciò che non sa.

Sessanta anni di blocco economico, politico e commerciale verso Cuba, hanno reso impossibile lo sviluppo imperioso che, per qualità del suo popolo e del suo gruppo dirigente, Cuba avrebbe potuto raggiungere. Ma nonostante il blocco ha comunque raggiunto un livello di qualità straordinaria nella bio-ingegneria medica, nella medicina e chirurgia e nel trattamento dei peggiori flagelli virali come nelle malattie neurodegenerative.

Eppure questo non diventano occasione di business, bensì di fratellanza. Cuba, come già fatto con l’Africa ed il Centro e Sud America, mette a disposizione di chiunque si trovi in difficoltà la sua rinomata qualità medico-scientifica con il suo riconosciuto spirito solidaristico. In un’isola dove non può entrare nemmeno una aspirina, diversi sono stati i vaccini di fabbricazione cubana (ad esempio quello contro la meningite, regalato a centinaia di migliaia di dosi al Brasile e ad il resto dell’America Latina) e molte le terapie farmacologiche ideate al Cimex, così come straordinaria è la sua medicina neuro-riabilitativa di cui il Ciren è fiore all’occhiello. Dopo aver sottratto numerose popolazioni alla morte certa per epidemie e pandemie, stavolta ha deciso - senza ricevere nulla in cambio - di destinare le sue migliori risorse all’aiuto dell’Italia e della Spagna, i paesi più colpiti dell’Europa.

Il trattamento farmacologico cubano a base di Interferone Alfa 2B è un brevetto cubano e la speranza è che la sua comprovata efficacia nella prevenzione e nella prima fase del contagio risulti determinante ai fini del contenimento del corona virus. Ma non si può non registrare come mentre i nostri alleati ci chiudono le frontiere e proibiscono la circolazione dei nostri prodotti o ci inviano militari per le loro manovre di guerra, Cuba offre sostegno al nostro Paese ed al suo popolo nel momento più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. L’Italia, in ginocchio davanti a questo flagello, a prescindere da quali saranno i risultati deve apprezzare la generosità di Cuba senza riserve e con ammirazione, facendo in modo che questa dimostrazione di umanità e di vicinanza non venga dimenticata nel presente e nel futuro. Dovremo diventare amici indivisibili dell’isola dell’orgoglio. Perché gli amici si vedono nel momento del bisogno e l’amore con amor si paga.

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