Jerry Bronson Givens, ex-corista di gospel, nato nel 1952, fino al 1999 aveva lavorato nel carcere di Richmond, in Virginia. Quando è arrivata la notizia della sua morte i cantori di musica sacra ma anche gli attivisti che si battono contro la pena capitale, hanno espresso grande rammarico. Givens è infatti  la terza vittima del COVID-19 tra i coristi della chiesa di Cedar Street di Richmond ma aveva anche coperto il triste ruolo di carnefice ufficiale della Virginia, prima di una redenzione senza se e senza ma.

Si faceva fatica a credere che quell'uomo dall'aspetto florido e pacifico avesse sulla coscienza 67 esecuzioni. Da giovane, Givens aveva una fede incrollabile nella pena capitale, tanto da considerarla quasi una missione. D'altra parte, anche nella Bibbia interi capitoli incitano alla vendetta contro i trasgressori della legge e, el suo intimo, Givens era convinto che fosse stato Dio in persona a sceglierlo per eliminare i delinquenti dalla terra.

Chiunque abbia assistito alle esecuzioni sulla sedia elettrica - avvocati, parenti, amici, abolizionisti e persino guardie - è rimasto sconvolto. Givens invece alzava automaticamente la leva che liberava le scariche elettriche che causavano sofferenze atroci ad un essere umano rimanendo impassibile. Molti condannati che stavano per essere giustiziati piangevano ma per lui uccidere era cosa di ordinaria amministrazione che non meritava lacrime.

Neppure quando mise a morte i fratelli Briley a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro Givens lasciò trapelare la minima emozione. Ormai Lynwood e James Briley, membri di una della tante bande che in cui la violenza è un marchio distintivo, avevano esaurito gli appelli. Già da bambini avevano imparato a maneggiare armi e abbracciato uno stile di vita per il quale avrebbero pagato un prezzo altissimo.

D'altra parte, le risoluzione contro le armi sono state osteggiate da politici, legislatori e persino dai predicatori al punto che sparare in Virginia è diventato uno sport nazionale. Salvo poi ricorrere alla repressione e all'eliminazione fisica dei soggetti che gli operatori sociali non riescono a gestire.

Jerry Givens aveva 13 o 14 anni e, durante una festa da ballo tra adolescenti, aveva visto uccidere davanti ai suoi occhi una coetanea di cui era invaghito. Anche lui aveva conosciuto la violenza agli esordi della vita. A Richmond le bande erano ovunque. Ma grazie ad una borsa di studio ottenuta per meriti sportivi, Givens si era iscritto all'università deciso a farsi largo nella vita. Costretto ad abbandonare gli studi a causa di un incidente, a 22 anni si era sposato e manteneva la famiglia con lavoretti occasionali.

Per la gente di colore in Virginia la vita non è mai stata facile e, nel 1982, Givens riuscì per miracolo a farsi assumere dall'amministrazione penitenziaria come guardia. La paga era di circa 25 mila dollari annui più fringe benefits. Due anni dopo gli giunse voce che il boia ufficiale stava per andare in pensione per raggiunti limiti d'età e prese il suo posto. In realtà erano ormai più di venti anni che la sedia elettrica non funzionava in Virginia. La nuova esecuzione coincise proprio con l'arrivo di Jerry Givens. Gli addetti alle esecuzioni in genere non hanno caratteristiche speciali. Il salario è di nove mila dollari in più rispetto agli agenti di custodia. La formazione professionale di un boia dura qualche giorno. Ma Givens preferì mantenere il segreto sulle mansioni che gli erano state affidate.Non voleva che amici e parenti sapessero.

Ogni volta che c'era un'esecuzione in programma si limitava a rispettare il rituale previsto dal protocollo. Quello relativo alla sedia elettrica era assai semplice. Si riduceva in fondo ad umettare una spugna e tirare su una leva. Una tenda nascondeva i vari strumenti utili a portare a termine l'opera. Bisognava a volte ricorrere all'aiuto anche del cappellano per tenere fermi i soggetti recalcitranti. Tutto cambiò con l'avvento dell'iniezione letale che in Virginia avvenne nel 1992. All'epoca Jerry Givens aveva già diretto 37 esecuzioni sulla sedia elettrica. Non era entusiasta dell'avvento dell'iniezione letale. Ammetteva che la folgorazione era brutale ma se i circuiti  funzionavano raramente si verificavano problemi. Anche i campi da Golf venivano illuminati grazie all'elettricità, diceva, ma non questo è stata criminalizzata. Il fatto che illuminare una buca e bruciare vivo un essere umano legato su una sedia non sia esattamente la stessa cosa non conta, per Givens pare lo fosse.

Con l'arrivo dell'iniezione letale parecchie cose cambiarono. La Virgina era lo Stato dove il tempo medio tra condanna ed esecuzione è molto più breve che nel resto degli Stati Uniti: non supera infatti i cinque anni contro i 20-22 di altre giurisdizioni. Ai condannati la scelta del metodo per la propria esecuzione. In Virginia, dal 1995, tutti erano convinti che il veleno fossero più “umano” per eliminare una persona. Jerry Givens si adeguò avendo già in mente un piano preciso: portare a termine cento esecuzioni prima di andare in pensione. Ma quel giorno non arrivò mai.

Il 1999 fu l'anno che cambiò drasticamente l'esistenza di Jerry Givens, accusato di riciclaggio di denaro e falsa testimonianza. Condannato a quattro anni di carcere uscì dalla sede di lavoro con le manette ai polsi e trasferito in una cella. Durante la permanenza in carcere Givens ebbe modo di riflettere a fondo sulla fragilità della vita umana. Ripensò ai suoni sinistri che facevano da colonna sonora alle esecuzioni. Da buon cristiano parlò direttamente con Dio. Le persone di fede hanno probabilmente un dialogo privilegiato con l'Altissimo tanto è vero che proprio per intercessione divina Givens riuscì a liberare dal braccio della morte Earl Washington, un uomo instabile di mente, accusato ingiustamente di omicidio.

La trasformazione di Givens da boia a inarrestabile difensore dei diritti umani diventò irrevocabile. Tornato in libertà lavorò come camionista per mantenere la famiglia. Nel frattempo, sempre più orgoglioso del suo impegno, collaborò con i gruppi che si battono per abolire la pena capitale. Ovunque andasse non perdeva mai di vista la fede. Aveva aderito a Death Penalty Action, un'organizzazione che da anni immemori cerca di mettere fine all'orrore della pena di morte.

Alla fine di marzo Givens era stato ricoverato in ospedale per una bronchite. Benché un po' malandato aveva continuato ad incitare gli americani a prendere posizione contro le esecuzioni. Dall'ospedale inviava e-mails ad abolizionisti e non e negli ultimi tempi aveva aggiunto anche un appello accorato appello per mettere fine al flagello del COVID-19. Tutto lasciava prevedere un esito felice della sua malattia. Gli sarebbe servito magari un po' di aiuto divino che però non era arrivato. Il 23 aprile un virus boia si è portato via anche la sua vita.

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