Quito. In questo momento cruciale della nostra storia, l'Ecuador è diventato il centro dell'attenzione di tutta l'America Latina, poiché le elezioni presidenziali del 7 febbraio costituiscono la possibilità di un ritorno alla democrazia con il trionfo del nostro binomio di speranza: Andrés Arauz - Carlos Rabascall, dopo 4 anni disastrosi del peggior governo della storia, guidato da Lenín Moreno che, obbediente alle disposizioni dell'impero, ha distrutto il paese politicamente, socialmente, istituzionalmente ed economicamente.

 

Un trionfo elettorale progressista nel nostro paese rafforzerebbe non solo l'Ecuador ma il gruppo di paesi della nostra Patria Grande che hanno lottato per preservare l'unità latinoamericana e che hanno realizzato una svolta a sinistra, creando un nuovo scenario di stabilità e cambiamento, nonostante la brutale ingerenza egemonica delle grandi potenze mondiali, e dove 12 governi hanno rotto con la logica prevalentemente neoliberista, consolidando scenari di stabilità e cambiamento a favore delle classi più svantaggiate.

Lo scenario per questo 2021 è speranzoso, poiché c'è uno spostamento a sinistra da parte dei popoli latinoamericani, che sta creando una nuova e ridefinita mappa politica nella regione, proprio alla vigilia delle elezioni presidenziali in Cile, Perù, Ecuador, Nicaragua e Honduras, aggiunte alle prossime elezioni legislative in Messico, Argentina e El Salvador, (quest'ultimo affronterà un processo di elezioni municipali), i cittadini hanno riorientato i loro interessi, scopi e speranze cambiando a loro volta il peso del pendolo politico.

In Ecuador, il risultato dei sondaggi ha mostrato, fin dal suo inizio, un alto grado di approvazione a favore del binomio progressista, per cui la destra disperata ha cercato di utilizzare tutti i mezzi possibili per fermarlo e screditarlo inventando qualsiasi tipo di falsità e ostacoli per impedire la sua partecipazione alle elezioni.

Lo ha fatto anche con il deplorevole appoggio di tutte le istituzioni statali, compreso il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) e, naturalmente, con i media commerciali. Nonostante questo, e dopo una lotta permanente e intensa, soprattutto negli ultimi giorni della campagna, siamo riusciti a posizionare il binomio della speranza per la sua giusta partecipazione alle prossime elezioni del 7 febbraio 2021.

È essenziale sottolineare che nel Paese sta rinascendo una cittadinanza critica, diversa e popolare, articolata da una chiara coscienza sociale che comprende l'urgenza di eliminare la crudeltà neoliberale - la politica come business - e recuperare la politica per metterla in funzione del Buon Vivere e del benessere sociale, ambientale, economico e culturale, stabilito dall'ex presidente Rafael Correa durante il suo mandato.

La maggioranza degli ecuadoriani è consapevole che in gioco non c’è solo è la necessità di privatizzare il settore pubblico e rafforzare lo Stato per modificare le relazioni tra il mercato e la società e rendere più giuste le immense disparità tra capitale e lavoro, ma anche la necessità di ricostruire, in modo comunitario, un processo di radicale democratizzazione etico-politica basato sui Diritti Umani come chiaramente stipulato nella Costituzione di Montecristi del 2008.

Abbiamo una profonda speranza nell'unità dei settori anti-neoliberisti, dei movimenti e delle organizzazioni popolari che ci permetterà di ricostruire un paese che, dopo questo mandato avverso, è stato distrutto dai gruppi oligarchici nella loro insaziabile sete di accumulazione e di profitti.

Abbiamo chiaro che il cammino attuale e quello dell'immediato futuro non sarà facile, perché la politica dell'odio seminata dalle oligarchie e dai loro media servili continuerà a cercare di operare contro la dignità delle masse democratiche e contro coloro che le rappresentano. Tuttavia, siamo fiduciosi che il potere del popolo insieme ad una gestione impeccabile ed etica di un governo dignitoso, senza paura o concessioni ai soliti estorsori, sconfiggerà le farse che minacciano la tanto necessaria trasformazione sociale dell'Ecuador.

Perciò, il prossimo 7 febbraio, confidiamo che il ricordo vivo dell'unità del popolo si trasformi in un solido, nobile e pacifico voto democratico contro la miseria che propongono, direttamente o indirettamente, quindici dei rappresentanti della destra iscritti come candidati alla presidenza. Il binomio della Speranza di Andrés Arauz e Carlos Rabascall camminerà insieme al popolo nella lotta e nell'amore per la giustizia sociale e sconfiggerà l'odio neoliberale. Torneremo! 

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