di Bianca Cerri

Secondo la versione ufficiale, dopo aver espresso la propria delusione in una lettera indirizzata agli ufficiali con i quali aveva condiviso la missione in Iraq, il colonnello americano Westhusing si sarebbe sparato un colpo di pistola alla tempia. Ma non è detto che le cose siano andate così perché prima di mettere fine ai suoi giorni, Westhusing aveva redatto un rapporto nel quale accusava apertamente l’attuale capo delle forze armate USA, David Petraeus, di aver tollerato l’uso di forme di tortura portate all’estremo sui prigionieri iracheni, come per altro confermato da un altro militare di alto rango in un intervista apparsa pochi giorni fa sul Texas Observer nella quale viene chiamato in causa anche il generale Fil. La morte di Westhusing risale a due anni fa, ma il 26 gennaio scorso la senatrice democratica Barbara Boxer ha dichiarato che si adopererà per far aprire un’inchiesta sulla vicenda oltre che sulle “azioni inqualificabili” attribuite a Fil e Petraeus nella lettera scritta dal colonnello prima di morire. Alla luce di tutto ciò, appare quanto meno singolare che il giornale italiano Il Foglio abbia magnificato la figura professionale di Petraeus, che dal 10 febbraio è diventato capo delle operazioni di guerra in Iraq. E’ vero invece che George Bush, amico personale di Petraeus, ha sostenuto con particolare dedizione la candidatura di Petraeus, definito dal Pentagono uno dei massimi esperti di controguerriglia. Nella conferenza stampa convocata dopo la sua nomina, il generale ha però eluso ogni domanda sui futuri piani strategici preferendo scherzare con i giornalisti sulla sua ottima forma fisica, grazie alla quale sarebbe in grado di sfidare le giovani reclute in gare di resistenza fisica. La rivista Time ha dedicato un’intera pagina alla figura del generale senza fare però riferimento alle accuse mossegli da Westhusing.

Quando si suicidò, sempre che le cose siano andate in questo modo, Ted Westhusing aveva compiuto da poco 44 anni e al suo ritorno negli Stati Uniti mancava soltanto un mese. Aveva già annunciato il suo ritiro dal servizio attivo una volta ottenuta la laurea in filosofia presso l’università di Emory, dove era iscritto da quattro anni. Si era offerto come volontario per andare in Iraq convinto che l’esperienza gli sarebbe stata utile nel ruolo di insegnante di filosofia presso l’accademia militare, dove contava di avere una cattedra. Ma nelle e-mails inviate alla moglie si lamentava spesso di come il desiderio di profitto, la negazione dei diritti umani e la corruzione rampante tra gli ufficiali avessero completamente trasformato l’esercito. La sua delusione era palese ma nessuno si aspettava che sarebbe arrivato a suicidarsi. Ancora oggi gli amici faticano a credere che le cose siano andate in questo modo e descrivono Westhusing come un uomo intelligente e forte. “Già da ragazzo era molto coraggioso e nulla lo spaventava”, ha detto Joe Halloway, suo allenatore di basket alla “Jens High Schoo” di Tulsa, dove il colonnello aveva frequentato il liceo.

Il corpo senza vita di Westhusing fu ritrovato nell’alloggio occupato dal colonnello nella base militare di Camp Dublin, in Iraq, l’otto giugno del 2005. Il perito incaricato di compiere i rilevamenti compilò un breve rapporto attribuendo la causa della morte ad un colpo di pistola sparato dallo stesso Westhusing e tre mesi dopo il caso fu archiviato. Rimasero però i dubbi. Tra l’altro, non si mai saputo che fine avrebbe fatto la pistola con la quale il colonnello si sarebbe tolto la vita.

Nell’aprile del 2006, il giornale americano Daily Texas decise di avvalersi della legge sulla libertà di informazione per avere una copia della lettera di addio scritta da Westhusing prima del presunto suicidio. Il 25 agosto 2006 il Pentagono ha risposto che la richiesta era stata trasmessa all’Ufficio Indaginali Criminali. Molti mesi dopo, è arrivata la risposta negativa: in base alla legge sulla sicurezza nazionale non possono essere rilasciati documenti riguardanti il personale militare. Tutto quello che sia il che il Texas Observer hanno avuto è una pila di carte con le dichiarazioni dei conoscenti di Westhusing e la perizia psichiatrica. Quattordici pagine in tutto delle 93 redatte sulla vicenda. Ma un video apparso nel 2006 conferma che Westhusing non si era sbagliato quando affermava che i mercenari al soldo degli americani sono stati lasciati liberi di sparare sui civili inermi. Nel gennaio scorso, Luis Carlos Montalvan, un capitano dell’esercito USA, ha dichiarato che la corruzione negli alti ranghi continua a dilagare.

Fils e Petraeus, spediti via da Baghdad in fretta e furia dopo la morte di Westhusing, sono tornati con un mare di stellette sul petto e le congratulazioni personali di George Bush


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