Dopo la presentazione della legge di bilancio 2024, chi ancora pensava che Fratelli d’Italia fosse un partito di destra sociale deve ammettere di aver preso la cantonata politica del secolo. Peggiore ancora di aver creduto nella taumaturgia di Monti o nel riformismo di Renzi. Quello che ci ritroviamo è sì un governo di destra nazionalista, razzista, omofoba e pecoreccia, fatto di gente che nemmeno sa stare a tavola. Ma rispetto al vecchio Msi, di cui si presentano come epigoni, questi figuri hanno perso ogni traccia di componente sociale, inebriati dall’inganno neoliberista in base al quale ciò che fa bene alle imprese fa bene bene alla società.

Non solo: la manovra indifendibile che hanno presentato sovverte anche una miriade di promesse ripetute per anni da Meloni e Salvini. A cominciare dalla “cancellazione immediata della riforma Fornero”, un vero mantra del leader leghista: ebbene, la legge bollinata peggiora addirittura lo scenario di macerie lasciato dalla professoressa piemontese. La conferma di Quota 103, fortemente voluta dalla Lega, sarà caratterizzata da forti penalizzazioni per chi vorrà andare in pensione con 62 anni d’età e 41 di contribuzione. In pratica, scegliere la pensione anticipata sarà molto più svantaggioso di oggi, come già anticipato dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: “Per quanto riguarda i pensionamenti anticipati ci sono forme restrittive rafforzate rispetto al passato. Non ci sono più l’Ape sociale, né Quota 103 nelle forme previste nello scorso anno. L’accesso agli anticipi sarà più restrittivo”.

 

Ma l’accanimento sulle fasce più deboli della popolazione non finisce qui. Il reddito di cittadinanza è stato cancellato senza che il governo si sia ancora posto il problema di sostituirlo con qualcos’altro. Il dibattito sul salario minimo (che c’è in quasi tutti i paesi europei, e quelli in cui manca hanno livelli retributivi siderali rispetto ai nostri) è stato archiviato con una ridicola consultazione del Cnel, per anni sbeffeggiato e ora presieduto dal premio Nobel mancato Renato Brunetta. Il governo rifiuta qualsiasi confronto sul problema dei salari, cavandosela con la solita scappatoia della “contrattazione da rafforzare”. Una gigantesca fesseria, in un Paese in cui i sindacati contano sempre meno e un oceano di persone lavora in settori non coperti da contratti collettivi (che, peraltro, laddove esistono risultano quasi sempre scaduti da anni).

La verità è che alla destra interessava solo una cosa: levare agli imprenditori la concorrenza dello Stato sociale. Perché in una società con una rete di protezione, le persone non accettano di farsi sfruttare: pretendono condizioni di lavoro migliori, stipendi dignitosi e tutele. Se invece hai il problema di fare la spesa, e magari delle persone che dipendono da te, ti fai andare bene qualsiasi cosa. È su questo che contano gli illuminati imprenditori italiani.

D’altra parte, proprio Confindustria è la principale beneficiaria della manovra 2024. La legge vale in tutto 24 miliardi di euro, di cui circa dieci vengono destinati al rinnovo per l’anno prossimo del taglio del cuneo fiscale-contributivo (7% per i redditi fino a 25 mila euro, 6% per i redditi fino a 35 mila euro). Un regalo mica da ridere, anche se gli industriali sono riusciti perfino a storcere il naso, chiedendo che il dono non debba essere rinnovato di anno in anno, ma diventi strutturale.

E come un Robin Hood al contrario, mentre con una mano il governo dà a chi ha di più, con l’altra toglie a chi ha di meno. Giorgia Meloni si fa bella sbandierando che il Fondo Sanitario Nazionale crescerà di 3 miliardi nel 2024. Il che è vero, ma la Presidente del Consiglio dovrebbe anche aggiungere che, a causa dell’inflazione, il valore effettivo della spesa è in caduta libera e che, in rapporto al Pil, la spesa sanitaria italiana torna ai livelli del 2014, ovvero il 6,4%. Intanto, il tetto alla spesa per il personale non è stato modificato, e così gli ospedali resteranno sguarniti dei 15 mila medici e dei 65 mila infermieri che servirebbero.

Non solo: la premier ha avuto anche la faccia e lo stomaco per raddoppiare dal 5 al 10 percento l’Iva su prodotti di prima necessità come pannolini, alimenti per bambini e assorbenti. Davvero notevole, per una che ai comizi si sgola ripetendo di essere “donna, madre e cristiana”. Magari, voleva solo che – a posteriori – cogliessimo l’ironia.

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