di mazzetta

Il risultato elettorale sembra aver colto di sorpresa gli sconfitti in misura superiore al plausibile. Stupore strano, poiché la sconfitta era annunciata, si sapeva che sarebbe stata netta quanto inevitabile e non solo perché lo dicevano i sondaggi. Fanno buon viso a pessimo gioco al Partito Democratico, entrano nel fair play con il quale Veltroni pensa di tappezzare il suo Piano B, ovvero l'attesa che la fine del governo Berlusconi, prima o poi, lo consegni al paese come unica alternativa. Sono i vantaggi del sistema bipolare: non occorre vincere, basta attendere il fallimento dell'altro polo e festeggiare la vittoria sui cadaveri degli amministrati. L'errore originale è stato quello di dare per finito Berlusconi e credere che in caso di caduta di Prodi ci sarebbe stato da affrontare un centrodestra imploso, salvo poi ritrovarsi Berlusconi trionfante a capo di una destra coesa, più forte e più reazionaria che mai. Fanno buon viso a cattivo gioco anche nella Destra, che ora cercherà di elemosinare qualche strapuntino, festeggiano la sparizione dei comunisti e anche loro sperano nel loro personale sole nero dell'avvenire. Al popolo di destra piace il potere, un partito di destra che si offre come opposizione ha il destino segnato. I più stupiti sono indubbiamente quelli dell'Arcobaleno, ma in questo caso lo stupore non è agito strumentalmente, perché non c'è nessun Piano B. Se Veltroni ha già annunciato l'originalissimo “governo ombra” con il quale ci intratterrà negli anni a venire, il resto della sinistra è all'anno zero, come è stato detto da molti con esatta sintesi. All'appuntamento elettorale si è giunti con quel che restava della sinistra parlamentare, che si era preparata per l'occasione federando tre partiti nell'Arcobaleno e figliando due partitini con falce e martello. Scelta tatticamente suicida, non meno suicida di quella di Veltroni, che ha esposto la sinistra parlamentare alla vendetta dei propri elettori. Elettori che troppe volte sono stati costretti a votare turandosi il naso e anche loro come i sostenitori di Veltroni messi all'angolo dall'assenza di alternative praticabili.

Coscientemente molti elettori di sinistra si sono astenuti, sperando di determinare proprio questo risultato, complice l'esistenza della clausola di sbarramento e complice la stessa drammatica inadeguatezza del personale politico ormai incrostato in Parlamento e dintorni. Un calcolo che si è rivelato esatto e che ha privato la coalizione di Bertinotti dell'airbag rappresentato da voti dati per scontati. La misura dell'errore in questa valutazione è sotto gli occhi di tutti, la sinistra parlamentare non esiste più. Qualcuno penserà ad una pugnalata alle spalle, ma le elezioni le perdono i candidati e in questo caso si è trattato di un clamoroso quanto annunciato voto di sfiducia. Che poi a questi annunci chi di dovere abbia fatto orecchie da mercante è un altro errore evidente; sono gli stessi che ancora non hanno capito e che danno la colpa delle loro disgrazie a Veltroni, ma ormai è troppo tardi per salvarsi dando la colpa ad altri.

La perdita è grave, perché con la presenza parlamentare la sinistra nel suo complesso perde strumenti utili alla vigilanza sui processi istituzionali e perché proprio le istituzioni diventeranno ancora più impermeabili alle istanze sociali. Oltre la sconfitta ci sarà la ridefinizione di molti equilibri con effetti ricorsivi su e giù per i vali livelli amministrativi, che investiranno i rapporti di forza nelle amministrazioni locali come in quelle nazionali. Già ora c'è qualche avvoltoio che ne approfitta per paventare disordini nelle strade; il classico mettere le mani avanti in vista dell'inevitabile fallimento dell'inadeguato Berlusconi e conseguenti proteste oceaniche.

Per il momento i principali leader sconfitti hanno provveduto a certificare la sconfitta rimarcando i rispettivi autismi e confermandosi fuori dal mondo e lontani dal cuore del loro elettorato potenziale. Non ci ha capito molto Di liberto, che subito ha proposto di brandire felce e mirtillo e correre alla riscossa comunista e non ci ha capito molto neanche Pecoraro Scanio, che non ha trovato di meglio che riproporre di un partito ecologista puro. Nemmeno a Rifondazione hanno capito molto, eppure erano quelli che avevano pià strumenti per capire. Elegante come sempre, Bertinotti si è dimesso; a lui l'onore delle armi, avrà tutto il tempo per metabolizzare l'incredibile e di mettere a fuoco quanto gli siano costato giocherellare la sera con i salotti e la mattina con i movimenti, che poi restano a raccogliere i cocci della feste consumate.

Lo sapeva Bertinotti e lo sapeva la sua direzione politica che questa volta non ci sarebbe stato nessun “soccorso rosso”, ma semmai che erano annunciata la diserzione “dal basso”. Anche Bertinotti ha preferito puntare tutto sulla somma aritmetica dei risultati ottenuti dai tre partitini alle ultime elezioni; grosso errore di valutazione.

La sinistra (ex) parlamentare paga la sua scarsa qualità, la mancanza di un accenno di progetto di società spendibile e l'eccessivo tatticismo politicista. Da troppo tempo la sinistra parlamentare ha accettato una dimensione che non le appartiene, non merita e che non corrisponde alla realtà della composizione del corpo elettorale nel nostro paese. Circoscritta la battaglia politica al proprio interno, la sinistra si è divorata da sola, moltiplicando i conflitti e dimenticando la propria storia. Nel paese più corrotto d'Europa non è stata capace di porre nemmeno la questione morale, abbondando invece in atteggiamenti accomodanti e piacionerie nei confronti di chi si nutre della cosa pubblica e delle sofferenze delle classi subalterne, col solo risultato di ingrassare Di Pietro.

Un deficit che l'ha resa troppo simile alla proposta del Partito Democratico, al quale si sono aggiunte l'incapacità di giungere a decisioni drastiche nelle tante situazioni ove era stata complice di disastri - il caso della Campania su tutti - e una campagna elettorale condotta in maniera assurda. Mentre i forefront delle altre formazioni bombardavano l'elettorato promettendo tutto e il contrario di tutto, Bertinotti si preoccupava di solidarizzare con Ferrara (che ora finalmente prende atto delle pernacchie) e di sposare la cordata italiana per l'Alitalia. Questa è stata la campagna elettorale della sinistra italiana, alla quale per amor di precisione possiamo aggiungere proposte lisergiche tipo “abolizione della proprietà privata” da parte di quelli con la falce e il martello; prima che lisergici, offensivi per l'intelligenza politica di quelli che fecero la storia di quel simbolo, che davvero non meritano di essere confusi con la pochezza di questi.

Adesso che quel che resta della mitica “base” della sinistra italiana ha sfiduciato al gran completo le proprie rappresentanze parlamentari, si apre lo spazio - ma prima ancora la necessità - per la costruzione di un'aggregazione in grado di riportare al più presto il peso di tanta parte del paese nella partecipazione i processi decisionali. Sarà inevitabile una fase veramente costituente alla quale sia garantito il più ampio accesso e la veloce costituzione di un soggetto leggero quanto aperto che si occupi della costruzione di un soggetto politico unitario radicalmente nuovo, fondato sul perseguimento di uno scopo e non sull'appropriazione dei voti di quel che resta della sinistra; è stato infatti dimostrato che bisogna meritarseli, diversamente da quelli di altri. Un soggetto politico nel quale tutti possano apportare le proprie esperienze, ma che resti fortemente dedicato alla protezione dei beni e degli interessi comuni come a quella dei diritti civili. Un altro mondo è sempre possibile e adesso tutto da costruire; bisogna darsi da fare e in fretta, il contributo di tutti è urgente.


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