di Elena G. Polidori

Si riconta. Almeno al Senato. Non è mai successo, nella storia repubblicana, che un risultato elettorale sia stato rimesso in dubbio e sottoposto a nuovi controlli per accertarne l’effettiva validità. Eravamo convinti che neppure stavolta sarebbe accaduto, forti soprattutto della storia di questa Repubblica, nata nel ’48 dopo un risultato referendario - frutto, forse, come sostengono i nostalgici del re - di un broglio andato a buon fine. Si è sempre pensato, insomma, che la sacralità della proclamazione del vincitore scandita dalla Corte di Cassazione non fosse in alcun modo scalfibile, né dalle grida scomposte del leader sconfitto dell’opposizione né, tantomeno, dalla coraggiosa inchiesta di Enrico Deaglio che gli è costata addirittura un’incriminazione assai poco comprensibile: il sistema, è noto, salvaguarda sempre se stesso. Il Senato, stavolta, ha positivamente stupito. Un accordo bipartisan ha infatti consentito alla giunta per le elezioni di votare un provvedimento che consente il riconteggio delle schede bianche e nulle e - a campione - dei voti validi delle elezioni politiche dell'aprile 2006. La delibera della giunta parla di “revisione totale delle schede nulle, bianche e contenenti voti nulli o contestati, custodite in Senato a partire dalle seguenti regioni: Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana”. Per le stesse regioni si procederà anche alla revisione delle schede valide, “custodite nei tribunali competenti, secondo una campionatura che sarà decisa dai comitati di revisione schede”.

Nel caso in cui i risultati delle schede bianche e nulle e, a campione, dei voti validi, rivelino scostamenti significativi rispetto ai dati di proclamazione, la procedura di revisione schede sarà estesa anche alle altre regioni e alla circoscrizione Estero. E siccome, quando si rispulciano i verbali, i conti tornano di rado, c’è il rischio concreto che, alla fine, si debba rimettere mano a tutto il quadro dei voti, regione per regione. Ci vorrà del tempo, molto tempo. E si resta, comunque, in attesa di un’identica mossa anche da parte della Camera, che chiuda il quadro sulla necessità di chiarezza. Stavolta, infatti, sembra proprio di capire che, da parte delle istituzioni, ci sia la ferma volontà di sostenere, oltre ogni ragionevole dubbio, che la democrazia italiana è solida. Anche a costo di correre il rischio di dimostrare il contrario.

E’ stato il senatore Lucio Malan, di Forza Italia, a chiarire i criteri con cui verranno svolti i controlli. “Si partirà da Lazio, Campania e Puglia - ha spiegato - perchè hanno avuto un calo impressionante di schede rispetto alle altre regioni; la Calabria perchè ha avuto un vistoso abbattimento del numero delle schede bianche, la Lombardia perchè é stato richiesto in commissione dalla relatrice. Inoltre abbiamo preso in considerazione la Sicilia e la Toscana per avere una grande regione del sud e una grande del centro. Non abbiamo, invece considerato il Piemonte, in cui pure c'era un risultato elettorale stretto, perchè la relazione su questa regione era stata già fatta”. A giudizio del senatore Malan “l’atteggiamento collaborativo” dimostrato in quest’occasione dalla maggioranza sarebbe stato facilitato dall’impressione scaturita dalla manifestazione della Cdl a San Giovanni. E’ invece ragionevole pensare che l’Unione abbia deciso di sgombrare il campo dal dubbio (più diffuso di quanto si creda nell’opinione pubblica) di occupare illegittimamente i banchi della maggioranza in Parlamento in virtù di un risultato non solo esile, ma anche dubbio. Ed è quanto, in buona sostanza, ha spiegato il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena. “Nella Giunta per le elezioni del Senato il centrosinistra era in maggioranza con 12 voti contro 10, e avrebbe pertanto potuto facilmente bocciare la proposta. Dal riconteggio l'Unione non ha nulla da temere. Questo voto è la miglior smentita delle bugie sui brogli elettorali che ancora oggi Berlusconi continua a diffondere con l'obiettivo di seminare disinformazione”.

Questione ribadita anche dall’’ex magistrato Felice Casson, oggi capogruppo dell’Ulivo nella giunta di Palazzo Madama: “A conferma che nessuno di noi intendeva impedire un approfondimento, siamo arrivati ad una decisione pressoché unanime. E siccome siamo i primi a pretendere chiarezza, si é deciso di procedere alla revisione delle schede valide, custodite nei tribunali competenti, secondo una campionatura che sarà decisa dai comitati di revisione schede sulla base di particolari criteri. E i criteri in questione sono: 1) L'assenza del verbale o la notevole discrasia tra i dati dichiarati sul verbale sezionale e quelli verificati con la revisione. 2) L'assenza di schede nulle e contestate. 3) La presenza di rappresentanti di lista appartenenti ad una sola coalizione o l'assenza nel seggio di rappresentanti di lista per ambedue le coalizioni”. Casson ha voluto anche puntualizzare che “nel caso in cui i risultati dell'esame rivelino scostamenti significativi rispetto ai dati di proclamazione, é stato deciso di estendere la procedura di revisione delle schede anche alle altre Regioni e alla circoscrizione Estero”. Insomma, ha concluso Casson, “ questo è un risultato politico importante che dimostra una volontà di chiarezza e di ricerca della verità su una materia molto delicata”.

Una verità che è nascosta in 292 mila schede bianche, 395 mila nulle e circa 500 contestate e non assegnate, più altri duemila voti considerati nulli perché le schede non sono state firmate dagli scrutatori, oppure non si è usata la matita copiativa, o ancora sono state infilate nella scheda oggetti o altre cose. Le schede bianche attualmente si trovano nei vari tribunali e dovranno quindi essere “richiamate”, le bianche e le nulle si trovano in un deposito a Castelnuovo di Porto. Saranno formati sette comitati di “riconteggio”, uno per ogni regione, visto che le schede sono distribuite su 35 mila sezioni; un lavoro titanico. “Facciano, facciano, si riconti…” ha esclamato Bertinotti alla notizia della decisione della giunta, lasciando tuttavia intravedere qualche perplessità, soprattutto sull’esito. Perplessità che subito è stata girata verso l’unico che, in quella notte tra il 10 e l’11 aprile 2006 si distinse per un comportamento quantomeno singolare per un ministro dell’Interno senza mai averne fornito pubbliche spiegazioni. “Cosa potrà venire fuori non lo so - ha risposto laconico Beppe Pisanu - ma è certo che la decisione della commissione e' quanto mai opportuna perchè rivedendo le schede votate, quelle bianche e le nulle si avrà modo di fugare qualsiasi dubbio diffuso tra la gente dalla propagazione di strane congetture”. E quasi a volersi nuovamente scagionare da ogni possibile responsabilità oggettiva rispetto a quanto accaduto quella notte al Viminale, l’esponente di Forza Italia ha voluto ricordare che “dal momento in cui l'elettore entra nel seggio fino a quando la Corte di Cassazione proclama i risultati definitivi, il ministero dell'Interno non può mettere becco nella procedura; l’'unica cosa che fa il Viminale é di raccogliere i dati provenienti dalle prefetture per diffonderli come risultati provvisori senza alcun valor legale”. Se così è, c’è da chiedersi con sempre maggiore insistenza come mai, allora, Berlusconi non attese la fine dello scrutinio per correre al Quirinale urlando ai brogli. E soprattutto perché, come hanno raccontato in questi giorni parecchie cronache, Pisanu passò più tempio a palazzo Grazioli che al ministero dell’Interno. Il perché di questi comportamenti certo non potrà chiarirlo il riconteggio delle schede. O forse, come suggeriva Deaglio, proprio dal riconteggio si capirà il perché.

A proposito, Deaglio. “L’inquisito” direttore di Diario ha accolto con salace ironia la notizia della svolta sancita dalla giunta del Senato. “A rigor di logica e per paradosso, ora anche la giunta per le elezioni del Senato potrebbe essere indagata per diffusione di notizie false e tendenziose. In fondo chiede le stesse cose che chiedevo io”. Qualcosa, comunque, ammette lui stesso, si è mosso. “Io sono stato indagato perchè ho messo in dubbio la sacralità della conta cartacea legittimata dalla Corte di Cassazione - ha proseguito - mi aspetto tempi lunghi, ma è importante che ci si avvicini ad un accertamento». Secondo Deaglio ci sarebbero anche altre smagliature intorno al risultato elettorale e riguarderebbero anche il numero dei votanti. Emergerebbe, infatti, uno scostamento di 148 mila elettori tra il numero dei votanti complessivi dichiarati all'indomani delle elezioni rispetto alle cifre che circolano oggi. Ci vorrà del tempo per chiarire tutto. Ma in questo caso la pazienza non ci verrà mai meno.

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