di Maurizio Coletti

Il Tar del Lazio ha sospeso il Decreto della Ministro Turco che innalzava da 500 a 1000 milligrammi la quantità di cannabis detenibile prima di incorrere nel reato di spaccio. Il provvedimento del Ministro alla Salute era stato impugnato da una Comunità Terapeutica di Taranto e, addirittura, dal Codacons. Le motivazioni della sentenza sono che la politica ed il Governo non possono stabilire dette misure senza appoggiarsi si basi scientifiche. Bene, si direbbe: basta con i proclami politici ed avanti con le evidenze scientifiche. Se non fosse per il fatto che anche il limite precedente (ora di nuovo in vigore) non sembra avere queste evidenze. Una commissione di esperti in materia poco più di un anno fa rispose al Ministro Storace che questa soglia (quella sotto la quale si può ragionevolmente affermare che è per i bisogni o per i desideri di un individuo) è non tracciabile una volta per tutte e che la decisione in materia dipende dall’approccio politico che si vuole dare alla questione. Infatti, Ciccio Storace prese per sante queste parole e stabilì lui questo limite. Una domanda quindi: se la decisione della Turco è priva delle basi scientifiche, perché quella di Storace lo dovrebbe essere?
Possiamo passare ad altri aspetti molto evidenti nell’attuale dibattito (si fa per dire) sulle droghe. Ricco solo di demagogia, della quale proponiamo due definizioni. La prima é da dizionario: “Una strategia, impiegata deliberatamente a servizio della ambizione politica per acquisire potere personale”. La seconda potrebbe provenire dalla mitologia dove “la Demagogia è la figlia bastarda dell’Ignoranza, che la abbandona alla nascita”. Scelgano i lettori tra le due quale si attaglia maggiormente alla faccenda.

La discussione sulle droghe mostra in maniera assolutamente evidente il carattere strumentale che la anima e l’assoluta lontananza dalle questioni reali legate ai consumi, agli usi ed agli abusi. Si tratta di un finto confronto tra apparenti moralizzatori e apparenti modernizzatori.
Diciamola tutta: la tanto citata legge Fini- Giovanardi è un indegno pastrocchio che non ha cambiato nulla nel campo. Giudici e forze di polizia non applicano le indicazioni di carattere penale in essa contenute, le Regioni non applicano la parte che riguarda il sistema dei servizi. Tutto è fermo, immobile, ciascuno segue la sua strada nelle direzioni precedenti: i consumatori consumano, gli operatori ed i centri non hanno più risorse per accompagnare, prendere in carico le persone in difficoltà. E la politica prosegue il suo teatrino spettrale.

Nessuno si applica a leggere alcuni dati. Prendiamo, ad esempio, quelli relativi ad un cavallo di battaglia di certi politici: il potere dissuasivo di misure severe sul semplice consumo. Sono diciassette anni che sono “applicate” le norme contenute nella legge Craxi-Jervolino-Vassalli. Sono diciassette anni che coloro che sono fermati in possesso di sostanze stupefacenti e che non “appaiono” trafficanti, devono sottoporsi ad una trafila esilarante: le forze dell’ordine segnalano il fatto alle prefetture ed esse, attraverso la rete dei Not, chiamano i colpevoli ad un colloquio di ammonimento. La legge stabilisce che l’ammonimento è comminato dal Prefetto in persona, quando possibile. Un solo colloquio, una bella paternale e, in caso di recidiva, sanzioni amministrative (i soliti ritiri di patente). In diciassette anni decine di migliaia di soggetti, forse qualche centinaio di migliaia, sono stati sottoposti a questo rito.

Piccolo particolare: gli assistenti sociali delle prefetture sono oberati da altri compiti e scarsi di numero; la conseguenza è che la chiamata per la paternale può realizzarsi anche a distanza di qualche anno. Si obietta: ma resta il valore della deterrenza. Peccato che tutti i dati statistici dicano che i consumi di sostanze illegali sono tremendamente aumentati negli stessi anni. Ma, volete mettere, una bella dichiarazione sul valore di uno stato etico che si preoccupa per i suoi giovani e che afferma che fumarsi le canne è peccato?

Nel frattempo, gli strilloni sulla droga (di destra e di sinistra) non si preoccupano delle condizioni comatose di quello che resta del sistema dei servizi e delle opportunità per chi, veramente, ne ha bisogno. Ma se dalla destra non ci si può attendere ragionevolezza ed equilibri, sconcerta che dalle fila del centrosinistra (l’On. Silvana Mura, dell’IDV) arrivino commenti che giustificano, con entusiasmo, la sentenza del TAR.

Si potrà pensare che sono il frutto di un impegno specifico, ma a rintracciare la produzione parlamentare della Onorevole, emergono altri interessi. Tra le proposte di legge, spicca l’assenza di qualsivoglia interesse per questo tema, mentre legifera su “Disposizioni per la valorizzazione e la promozione della 'sfoglia emiliano-romagnola e disciplina della relativa professione”; sul “Divieto di indossare il velo negli istituti scolastici a garanzia del rispetto del principio di uguaglianza”, o sull’“Istituzione dell'anno di Galileo Galilei”, per passare infine alle “Disposizioni per l'esenzione dei fabbricati appartenenti alle cooperative agricole e ai loro consorzi dall'imposta comunale sugli immobili”.
Avanti così, onorevole Mura: attenzione ed approfondimento, concretezza e modernità.

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