Con la manovra di bilancio varata la settimana scorsa, il governo Meloni ha gettato la maschera. I fanatici del braccio teso alzato sono costretti a ricredersi: la destra al potere non ha assolutamente nulla di sociale; al contrario, è quanto di più turbo-liberista si possa immaginare. A dimostrarlo in modo inequivocabile è proprio la legge di bilancio, che trasuda disprezzo per i poveri e solidarietà a imprenditori e professionisti dai fatturati medio-alti. Del resto, come recita il vangelo secondo Briatore, essere poveri è una colpa: se non produci ricchezza e non hai nemmeno i soldi per consumare, sei inutile. Non dai alcun contributo alla crescita del Pil e questo fa di te un fardello per la società. La destra economica, nella sua sostanza più brutale e degenere, non è altro che questo.

 

Iniziamo dal reddito di cittadinanza. Si tratta di uno strumento senz’altro migliorabile, perché di truffe ce ne sono troppe e il lato delle politiche attive per il lavoro è stato totalmente fallimentare. Tuttavia, nulla giustifica il livello di accanimento manifestato dal governo contro un sussidio indispensabile per molte famiglie indigenti. La vulgata meloniana dipinge la questione in modo semplice: lo Stato deve aiutare solo chi non è in condizioni di lavorare; se sei abile al lavoro, datti da fare e smettila di campare a sbafo sulle spalle dello Stato. Come sempre, la destra propone una soluzione elementare a un problema complesso. E, come sempre, la soluzione è sbagliata.

Qualsiasi cosa ne pensi Meloni, che di questi problemi non ne ha mai avuti, in moltissimi casi andare a lavorare non è sufficiente per arrivare alla fine del mese. Gli anglosassoni li chiamano “working poor”: sono le persone che un impiego ce l’hanno, ma non ne ricavano “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità” del loro lavoro e “in ogni caso sufficiente ad assicurare” a loro “e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”, come prescriverebbe l’articolo 36 della nostra Costituzione.

Su circa due milioni e mezzo di persone che beneficiano del reddito di cittadinanza in modo diretto o indiretto, il governo considera “occupabili” 660mila individui. Di questi, però, circa 200mila sono appunto “working poor”. Poi ci sono i disoccupati, che hanno altri problemi: il 70,8% degli “occupabili” ha come titolo di studio al massimo la terza media; 53 mila sono over 60 e 135 mila hanno fra i 50 e i 59 anni. Non c’è esattamente la fila di imprese disposte ad assumere queste persone. Sarebbe interessante che Meloni spiegasse loro cosa devono fare, visto che – a quanto pare – lo Stato non ha il dovere di aiutarli.

Veniamo ora alle misure che dimostrano in quale direzione vanno le simpatie del governo. Non perdiamo tempo a parlare dei condoni fiscali, difendibili solo da chi è in malafede. Concentriamoci invece sui regali ad autonomi e professionisti, che con la manovra hanno ottenuto una nuova flat tax incrementale e l’estensione del limite di reddito da 65mila a 85mila euro per beneficiare della flat tax esistente. In questo modo, a parità di reddito, le partite Iva pagheranno meno di un terzo delle tasse imposte a dipendenti e pensionati: un trattamento preferenziale scandaloso, che non trova riscontro in altri Paesi europei e può essere giustificabile per i redditi bassi, non certo per chi arriva a 85mila euro l’anno.

Infine, per completare il capolavoro, la legge di bilancio sancisce il ritorno dei voucher, che saranno nuovamente utilizzabili con un limite di 10 mila euro per braccianti, colf, badanti, lavoratori agricoli e del turismo. Peccato che – come l’esperienza del passato ha dimostrato in modo oggettivo – nella maggior parte dei casi i voucher non vengono usati dai datori di lavoro italiani per regolarizzare piccole attività che spesso si svolgono in nero, ma – al contrario – per precarizzare in modo definitivo la fascia più debole dei lavoratori.

Nel complesso, quindi, la manovra rinnega il principio di uguaglianza stabilito dall’articolo 3 della Costituzione. Ma perlomeno offre un quadro esaustivo e aiuta la destra a rivelarsi per quello che è: una banda mossa da un’ideologia iniqua e codarda, asservita a chi ha molto e feroce con chi ha poco.

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