di Alessandro Iacuelli

Nonostante la primavera sia sempre più vicina, ancora oggi, come nei giorni scorsi, un lancio dell'agenzia Adnkronos informa di un nuovo calo nelle forniture di gas dalla Russia: secondo le previsioni dell'Eni oggi verranno a mancare 2 milioni di metri cubi sui 74 previsti, pari a -2,7% del totale, lo 0,6% dei consumi nazionali. Nella giornata di ieri sono mancati all'appello 4 milioni di metri cubi, il 5,4% del totale con un impatto sui consumi italiani dell'1,4%.
La riduzione del gas, che nelle prossime settimane, vedrà il ritorno al regime normale, è stata compensata tramite gli stoccaggi, precisa ancora l'Eni.
Tempo fa, qui su Altrenotizie abbiamo raccontato di come l'Italia non possegga grandi giacimenti di metano; al contrario, importa da Gazprom il 35% dei 68 miliardi di metri cubi importati ogni anno, un altro 35% lo importa dalla Sonatrach (Algeria), il resto da piccoli esportatori, tutti con quote bassissime, spesso al di sotto dell'1%, e pertanto trascurabili rispetto ai due principali fornitori, autentici colossi del mercato.
Quindi la dipendenza italiana dall'estero si ripartisce più o meno in egual misura tra Russia e Algeria. Tra Gazprom e Sonatrach. L'11 marzo scorso, queste due aziende hanno dato notizia di un imminente accordo di cooperazione, attraverso le parole dello stesso Vladimir Putin durante una conferenza stampa ad Algeri. L'intesa riguarda lo sviluppo e l'esplorazione congiunta russo-algerina di giacimenti di gas e petrolio. Putin ha garantito all'Algeria la cancellazione di 4,7 miliardi di dollari di debito estero in cambio di una presenza sul mercato "da alleata" della Sonatrach. "Le compagnie algerine e russe - ha detto Mohammed Bengiaui, ministro degli Esteri algerino - possono sviluppare la cooperazione e il coordinamento delle loro posizioni sul mercato mondiale del gas. Possono anche entrare insieme sui mercati di paesi terzi in varie regioni del mondo". Secondo Alberto Clò, ex ministro dell'Industria e oggi consigliere indipendente dell'Eni, "questa è la risposta più violenta a quanti ritengono che la polverizzazione o la numerosità delle imprese che operano nel settore del gas sia presupposto di efficienza e concorrenza". Una risposta diretta alla recente scelta del governo italiano di permettere l'accesso a Gazprom sul mercato interno italiano.

Il rischio per l'Europa è quello di finire stretta in una morsa tra Russia e Algeria, che insieme detengono quasi i tre quarti dell'esportazione di metano verso l'Unione Europea. Eccetto l'Italia, gli altri Paesi stanno reagendo in modo prettamente politico. Il governo Berlusconi è stato l'unico a dichiararsi incondizionatamente favorevole all'entrata dei russi in Italia e a sostenere che l'ingresso di Gazprom favorirebbe la concorrenza. Al contrario, l'intesa Gazprom-Sonatrach va invece in direzione di un pericoloso monopolio, che non solo ucciderebbe ogni possibile forma di concorrenza, ma sancirebbe definitivamente la dipendenza, e la ricattabilità dell'Italia dai due paesi esteri.

A differenza dell'Italia, nell'agenda degli altri governi la questione energetica è invece diventata primariamente una questione di sicurezza e difesa nazionale. La strategia internazionale del presidente Putin ha come obiettivo l'affermazione della Russia come superpotenza energetica mondiale: per raggiungere questo traguardo la Russia ha chiaramente bisogno di mantenere una forte attenzione e di aprire sinergie e collaborazioni verso il Nord Africa ed il Medio Oriente, e la tappa algerina conferma come da Mosca questa strada sia stata già intrapresa. Nel frattempo, Mosca si muove anche nel settore petrolifero, oltre che in quello del gas naturale: la compagnia francese Total sta verificando con Gazprom e con la compagnia petrolifera russa Lukoil la possibilità di condurre progetti in comune. Uno degli obiettivi di Total è di prendere parte allo sfruttamento dell'enorme giacimento di Shtokman, nel Mare di Barents. La decisione dei russi è attesa per il prossimo mese. La Gazprom mantiene il riserbo sulla vicenda mentre la Total non fa mistero di condurre negoziati. Il responsabile della divisione esplorazione in Russia della Total, Jean-Pierre Dolla, non ha specificato quali siano gli affari oggetto del confronto tra Total e Lukoil: "I risultati dei colloqui - ha detto - saranno resi noti entro la fine dell'anno".

Sul fronte strettamente italiano, nel frattempo, la firma dell'accordo tra Eni e Gazprom, "potrebbe avvenire a Milano alla fine della prossima settimana. Una data possibile, venerdì 24". E' quanto scrive il Corriere della Sera che cita indiscrezioni non confermate. Che l'intesa fosse vicina lo avevamo già anticipato su Altrenotizie in febbraio, citando il Presidente di Gazprom Aleksander Medvedev che, in una conferenza stampa a Mosca, aveva detto esserci "l'accordo sui principi di collaborazione tra le due società sull'intera catena di produzione di idrocarburi". Sull'intera catena di produzione: dall'estrazione alla vendita. In pratica, l'Italia ha scelto di delegare a Gazprom non solo la fornitura di quel 35% di importazioni, ma anche la distribuzione sul territorio nazionale. E dopo l'accordo Gazprom-Sonatrach, la strada dell'indipendenza energetica italiana si fa ancora più in salita. Merito di scelte tanto scellerate quanto miopi, proprio in un settore talmente cruciale da rendere necessaria la valutazione delle prospettive almeno su un piano decennale.

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