di Cinzia Frassi

Henry John Woodcock "Io lavoro e basta, agli attacchi sono indifferente". E' quanto dichiarato dal pubblico ministero potentino Henry John Woodcock, a proposito della segnalazione inviata dal procuratore Giuseppe Galante il 20 giugno al Csm per violazione formale; una strada che può condurre al procedimento disciplinare nei confronti del sostituto.
Il pm Woodcock avrebbe presentato la richiesta di arresto di Vittorio Emanuele di Savoia e degli altri direttamente al gip Iannuzzi, senza attendere la controfirma del suo superiore Galante. La segnalazione appare se non altro curiosa, dato che a richiedere quella controfirma è una parte della riforma Castelli entrata in vigore il 18 giugno scorso e prima di quella data, vale a dire al momento della richiesta formulata dal pm di Potenza, era richiesto il visto del procuratore e l'obbligo da parte del pm di informare preventivamente il capo dell'ufficio per tutte le richieste aventi ad oggetto misure cautelari. Forse si tratta di un segnale. Comunque si pronunci il Csm, la questione è sintomatica del clima che si respira alla Procura potentina. E' un'inchiesta, quella di Woodcock, che ha trovato la ribalta di giornali e Tv nel momento della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, innescando la polemica circa l'opportunità della loro divulgazione a mezzo stampa, cui tutti abbiamo assistito.

I risultati delle indagini di cui ci è dato sapere, riguardano prima di tutto le ipotesi di concussione sessuale, che si spostano a Roma, competente per territorio sulla vicenda delle aspiranti soubrette e del presunto ricatto sessuale cui sarebbero state sottoposte per realizzare le loro ambizioni sul piccolo schermo. Intanto vengono revocati gli arresti domiciliari per Salvo Sottile, implicato, a quanto sembra nella vicenda. Le indagini di questo filone Rai continueranno e verranno sentite altre persone, compreso il vice direttore delle risorse umane di mamma Rai Giuseppe Sangiovanni. Tra intercettazioni piccanti, divanetti, veline e palazzi della politica, mentre si discute di questione morale nei rapporti tra funzioni pubbliche e tornaconti personali, ciò che trapela dalle indagini cambia decisamente i connotati all'intera vicenda.
E' un'inchiesta impegnativa quella del pm potentino che chiama in causa un re senza trono, Casinò, veline e soubrette, la Rai, affari internazionali e massoneria nostrana, Vaticano. Un pm che secondo le affermazioni di alcuni avrebbe l'abitudine di condurre indagini fantasiose e che dovrebbe cambiare mestiere. Forse lo farà.

C'è la vicenda del Casinò di Campione d'Italia che coinvolge il Sindaco stesso, in carcere dal 16 giugno scorso, che sarebbe ora disposto a collaborare per chiarire i fatti relativi al presunto accordo regale per spennare i clienti del Casinò, insieme con il re senza trono Vittorio Emanuele di Savoia, al quale nei giorni scorsi sono stati concessi gli arresti domiciliari.

Questa inchiesta però vedrebbe coinvolti tutti i poteri forti e condurrebbe dalla provincia di Potenza al Somalia Gate, passando per il Vaticano. Dalle dichiarazioni di Massimo Pizza emergono elementi importanti. Massimo Pizza, faccendiere che farebbe parte di una banda di truffatori ai danni di imprenditori, con presunti contatti con i servizi segreti, parla di molte cose e fa nomi importanti, come Ilaria Alpi ed Emanuela Orlandi. Prima di tutto svela che Vittorio Emanuele di Savoia avrebbe toccato suolo italiano prima che le leggi italiane glielo permettessero grazie al Vaticano. Arrivò a Ciampino con volo privato dove avrebbe trovato un'auto diplomatica ad attenderlo per accompagnarlo in Vaticano.
Tra gli ideatori ci sarebbe proprio monsignor Francesco Camaldo, iscritto nel registro degli indagati da Woodcock con l'accusa di pirateria informatica, per aver chiesto a Pizza stesso di distruggere un sito internet che avrebbe pubblicato calunnie nei suoi confronti. La stessa richiesta, ma a causa dei contenuti sgraditi a casa Savoia, sarebbe stata formulata anche da Vittorio Emanuele. Monsignor Camaldo e l'ex re sarebbero legati da stretti rapporti di affari, soprattutto a livello internazionale.

Ma le indagini conducono Woodcock anche alla massoneria. Prima di tutto perché dalle intercettazioni emergerebbe un rapporto confidenziale tra Vittorio Emanuele e Maurizio Gelli, figlio del Venerabile; poi perché da un inchiesta dell'83 del giudice Carlo Palermo, l'ex re era iscritto alla loggia P2. Si aggiunga poi che secondo le dichiarazioni di Pizza, la massoneria in Basilicata sarebbe radicata, coperta e con infiltrazioni ad alto livello. Non solo: andrebbe a braccetto con la criminalità organizzata. A Woodcock Pizza dichiara che "il centro di potere in Basilicata si finanzia con i soldi in nero che vengono presi dallo sfruttamento dei rifiuti e soprattutto sulle operazioni in nero che consistono nello sfruttamento delle risorse naturali" (il Manifesto). Le sue affermazioni portano a traffici di rifiuti tossici e radioattivi, compreso l'uranio, prima interrato in siti italiani, quindi trasferito in Somalia attraverso le famose navi fantasma.
Dice molte cose Pizza, anche sui presunti traffici di armi in cui sarebbe implicato il Savoia. In effetti Pizza parla molto a quanto sembra e, viene da domandarsi, tra gli interrogativi che l'intera vicenda pone, i motivi che lo spingono a fare nomi quali ad esempio quello di Cossiga, a raccontare a ruota libera. Viene da domandarsi se parla solo per proteggere se stesso o per suggerimento di altri.

Mentre è logico anche domandarsi quali ulteriori contributi alla vicenda trovano posto nel fascicolo del pubblico ministero potentino, quali i riscontri e le ulteriori indagini e se mai saremo messi a conoscenza dell'epilogo dell'intera vicenda, il Ministro Mastella decide di mandare gli ispettori a Potenza. Nel frattempo sono in parecchi a indirizzare missive e segnalazioni al neo ministro della Giustizia: Vincenzo Tufano, Procuratore Generale di Potenza, Piero Grasso, Pprocuratore nazionale antimafia e il Procuratore di Potenza Giuseppe Galante. Tufano avrebbe rilevato un abuso dello strumento delle intercettazioni telefoniche e mosso critiche nei confronti sia del pm che del gip. La segnalazione del superprocuratore Grasso è una richiesta di chiarimenti in ordine ad alcuni passaggi della richiesta di custodia cautelare, in cui si fa riferimento a contatti di Vittorio Emanuele con un soggetto legato alla Procura Nazionale Antimafia per l'acquisto di beni sequestrati dall'Antimafia. Intanto Francesco Menditto, componente del Csm, dice: "Lasciamo lavorare questo pm che in modo estremamente corretto non ha replicato alle accuse, anche denigratorie, rivolte verso di lui".

Non è la prima volta che il pm potentino Woodcock attira tante attenzioni. Non è la prima volta che si rimane disorientati da vicende ridondanti, di cui si riportano solo alcuni tratti, quelli magari più eclatanti. Vicende che si gonfiano grazie al contributo di qualcuno, che riempiono pagine di giornali e che sembrano aver scavato là dove non è dato scavare. E mentre si parla in maniera strumentale dell'opportunità di un intervento legislativo a "ridimensionare" l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche per proteggere "i cittadini", il tempo passa. La vicenda troverà sempre meno spazio finché verrà soppiantata da un'altra notizia. Sapremo mai l'esito della vicenda che impegna tanto il pm potentino? O meglio, ci sarà mai un epilogo?

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