Viviamo in un mondo paradossale: in pochi giorni il valore delle azioni della Rheinmetall, produttrice degli ormai famosi carri armati Leopard, apportatori di morte e di distruzione, è cresciuto enormemente, mostrandoci che anche queste ultime costituiscono un affare impermeabile ai principi etici. Nello stesso tempo, dal 24 gennaio le lancette dell’orologio dell’apocalisse, inventato dai fondatori del Bullettin of Atomic Scientistis, fondato da Albert Einstein e dagli scienziati dell’Università di Chicago nel 1945, indicano che mancano solo 90 secondi alla fine del mondo e dei suoi abitanti.

 

Ovviamente i media orientati a dirigere la nostra attenzione a questioni ininfluenti - come per esempio il nome del nuovo PD - non ne danno notizia e ci fanno credere che, a parte quel prepotente di Putin, tutto continua come prima, ossia - se vogliamo essere obiettivi - pessimamente.

A seguito di questo significativo evento, il Cremlino ha espresso la sua grande preoccupazione per la crescente tensione nelle relazioni internazionali, ma al contempo ha fatto notare che gli scienziati che hanno spostato il quadrante simbolico hanno citato le "minacce sottilmente velate" di Mosca di usare armi nucleari, cercando così di scaricare tutte le responsabilità sulla Russia. Ovviamente non hanno ricordato che sono gli Usa l’unico paese al mondo ad averne fatto già uso, e che l’ignorante ex leader britannico Liz Truss ha dichiarato che sarebbe stata pronta a premere il pulsante per l’invio di una bomba nucleare in una situazione particolarmente pericolosa. Da parte loro, i russi hanno sempre fatto presente che farebbero ricorso a queste armi devastanti solo nel caso di una minaccia all’esistenza del loro paese. E questo tanto per rimettere in ordine le cose.

 

Le dimenticanze degli scienziati

Per verificare se le autorità russe hanno almeno qualche ragione, è opportuno andare a leggere direttamente l’articolo sul tema apparso sul citato bollettino a firma di John Meklin, intitolato Un pericolo senza precedenti (https://thebulletin.org/doomsday-clock/current-time/).

Naturalmente Meklin sottolinea che il nuovo spaventoso pericolo è rappresentato dalla guerra tra la Russia e l’Ucraina, dimenticandosi - guarda un po’ - che i due paesi non sono gli unici contendenti, dato che Usa e Nato dirigono e sostengono le azioni militari della seconda. Oltre a questa dimenticanza, il nostro autore sottolinea che l’impresa bellica russa contravviene a decenni di impegni presi da Mosca, come quando nel 1994 insieme agli Stati Uniti e al Regno Unito a Budapest, dichiarò solennemente che avrebbe "rispettato l'indipendenza e la sovranità e i confini esistenti dell'Ucraina" e "si sarebbe astenuta dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o indipendenza politica dell'Ucraina...". In cambio di queste assicurazioni l’Ucraina prese l’impegno di rinunciare alle armi nucleari sovietiche presenti sul suo territorio e firmò il Trattato di non proliferazione nucleare.

Nulla viene detto delle garanzie date a quel tempo alla Russia sulla non espansione della Nato nell’Europa orientale in incontri tra le varie potenze documentati persino dal giornale tedesco Die Spiegel; il che ha significato la costruzione di basi militari, lo stanziamento di missili, l’addestramento degli eserciti di quei paesi da parte degli assessori occidentali proprio a ridosso del confine russo.

Nemmeno una parola sul trattato di Istambul del 1999, siglato dai 57 Stati membri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), situati nel Nord America, nell’Europa e nell’Asia. In quell’occasione, i capi di Stato e di Governo dell’OSCE si impegnarono alla costruzione di “una regione OSCE libera, democratica e maggiormente integrata, ove possa regnare la pace reciproca fra tutti gli Stati partecipanti e ove le singole persone e le comunità possano vivere in libertà, prosperità e sicurezza”.

In particolare, il punto 8 del Trattato recita: “Ciascuno Stato gode inoltre del diritto alla neutralità. Ciascuno Stato partecipante rispetterà i diritti di tutti gli altri a tale riguardo. Gli Stati non rafforzeranno la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati” (https://www.osce.org/files/f/documents/6/8/125810.pdf). Tutto il contrario di quello che hanno fatto gli Usa e la Nato nell’Europa dell’Est, fino a minacciare la Russia in maniera sempre più stringente.

Queste dimenticanze di Meklin non sono poca cosa e documentano come anche gli scienziati, che pretendono di esprimere un punto di vista superiore a quello comune e di essere neutrali, di fatto difendono consapevolmente o inconsapevolmente certi interessi ben definiti. 

Ma continuiamo nella nostra lettura critica. A ragione l’autore dell’articolo esprime la sua preoccupazione per la sopravvivenza del Trattato New Start, ultimo accordo restato in vigore tra Usa e Russia, che fu firmato nel 2010 e che scadrà nel 2026.  Esso prevede un’ulteriore riduzione degli armamenti nucleari strategici, già stabilita in precedenza, e procedure di verifica reciproca non indicate nei precedenti trattati. E’ abbastanza ovvio che in assenza di questo trattato le due potenze potrebbero incrementare senza controlli lo sviluppo di armamenti nucleari, rendendo sempre più plausibile la possibilità di una terza guerra mondiale.

 

Tutta colpa della Russia?

Anche in questo caso tutta le responsabilità ricadrebbe sulla Russia, la quale si rifiuta nell’attuale contesto di scontro con la Nato e gli Usa di dare il suo consenso alle ispezioni. Siamo sicuri che il paese slavo abbia tutti i torti? Non era stato in precedenza (2019) il simpatico Trump a ritirarsi dal Trattato Inf, che proibiva i missili a medio raggio (con base a terra e gittata tra 500 e 5500 km), accusando la Russia di averlo nascostamente violato.

Infine, sono anche state tirate in ballo le false accuse della Russia sui discussi laboratori biologici presenti in Ucraina e finanziati dagli Usa, benché nel passato Ottobre quest’ultima avesse chiesto al Consiglio di sicurezza dell’ONU di costituire una commissione neutrale incaricata di investigare sulla questione. I russi auspicavano che si stabilisse se in questi laboratori si ricercassero agenti patogeni da impiegare nella produzione di armi di distruzione di massa. Proposta ovviamente respinta, perché qualcuno ritiene sia meglio non indagare.

Tuttavia, successivamente, la ormai famosa Victoria Nuland ha ammesso la presenza di laboratori biologici in Ucraina, in particolare a Kiev e Odessa, e si è dichiarata preoccupata che i russi possano porli sotto il loro controllo; inoltre, l’Organizzazione mondiale della salute ha invitato il governo ucraino a distruggere gli agenti patogeni che potrebbero “fuggire” dai laboratori e provocare gravi disastri (https://www.lacittafutura.it/esteri/i-laboratori-ucraini-e-la-guerra-di-distruzione-di-massa).

Concludendo, Meklin ritiene che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia abbia aumentato il rischio dell’uso delle armi nucleari, di quelle biologiche e chimiche, impedito alla comunità internazionale di affrontare il grave problema del cambio climatico, e di impegnarsi nella costruzione di un nuovo ordine globale. Oltre a ciò, a suo avviso, l’azione russa viola il diritto internazionale, autorizzando altri Stati a fare lo stesso e a minare così la stabilità mondiale, come se non ci fossero stati clamorosi esempi di tale comportamento in passato. Dopo aver lanciato tutte queste accuse, Meklin termina il suo scritto, auspicando che si prenda la via del negoziato e che si ristabilisca la pace, parole del tutto condivisibili.  

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