di Fabrizio Casari

La Lazio di Reja si trova prima in classifica insieme all’Inter. Chievo e Brescia seguono a un punto, il Milan a due. Le due notizie sono queste: per la prima volta da moltissimi anni, tutte le squadre che partecipano al campionato hanno già subito una sconfitta e, da tempo immemore, la Lazio non si trovava in testa alla classifica. La vittoria esterna sul campo del Chievo con il gol di Zarate (che non segnava da Febbraio) propone una squadra che ha davanti a sé un campionato che sarà ricco di soddisfazioni. Centrocampo e attacco biancoazzurri sono di ottima fattura e la difesa, pure non brillantissima, ha comunque un ottimo portiere.

L’uscita anticipata di Pellissier dal campo ha bagnato le polveri al Chievo, ma la vittoria appare meritatissima, anche solo per le occasioni avute dallo stesso Zarate. Se recupera l’attaccante argentino e se le polemiche che normalmente animano l’ambiente laziale non ci mettono la coda, la Lazio può davvero arrivare nelle posizioni alte della classifica. Hernanes è un signor giocatore, le cui movenze ricordano Falcao e la corsa di Floccari e Mauri rappresenta imprevedibilità e sostanza nelle manovre d’attacco.

La sconfitta dell’Inter dice che non c’era la fuga ipotizzata e la vittoria della Roma dice che non c’era nessun complotto. Due verità che riportano le cose nell’alveo del raziocinio, giacchè dopo quattro giornate di campionato, con 36 partite mancanti, sembrava come minimo azzardato parlare di fuga. Dal canto romanista, nessun complotto dura solo una settimana. Il risultato dell’Olimpico è largo per i giallorossi e stretto per i nerazzurri; il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Il controllo della partita è stato a lungo dei campioni d’Italia, non a caso l’Inter ha tirato 15 volte in porta e la Roma due.

Ma la Roma di sabato sera è stata decisamente diversa da quella vista dall’inizio di stagione: con la squadra titolare in campo ha mostrato grinta, velocità, reparti ravvicinati e un portiere che, nonostante le paure delle ore precedenti la partita, ha fatto fino in fondo il suo dovere. L’Inter, dal canto suo, esce sconfitta ma non ridimensionata: ma l’idea di controllare la partita e, peggio ancora, ritenerla finita prima del fischio dell’arbitro, è da ingenui.

La differenza l’hanno comunque fatta i due allenatori: Ranieri ha inserito negli ultimi minuti Vucinic al posto di Totti, con il chiaro intento di provare a vincere; Benitez ha inserito Muntari al posto di Snejider, con l’intenzione di contenere. La notizia fastidiosa per la Roma è l’ennesima polemica di Totti sostituito; tutto chiarito, ma sarebbe bene evitare scene che non fanno il bene della Roma. Quella per l'Inter é il nervosismo di Chivu. Più seria per i nerazzurri è invece la notizia dell’infortunio di Milito, che difficilmente lo renderà convocabile per la partita di Champions con il Werder Brema. Thiago Motta, Zanetti e Milito assenti e Samuel, Santon e Lucio acciaccati: mercoledi da leoni obbligatorio per battere i tedeschi.

Il Milan, ancora una volta, non brilla. Vince perché Ibrahimovic mette il piedone sopra i due metri d’altezza e mette dentro uno dei pochi palloni interessanti. Senza Ibra, il Milan è poco meno che quello dell’anno scorso. E’ a due punti dalla testa, con Napoli e Catania, ma non da mai l’impressione di essere in grado di premere sull’accelleratore e dimostrarsi forte sul campo almeno la metà di quanto lo è sui media.

Il Napoli strapazza il Cesena, pur arrivando al pareggio grazie ad un rigore che è sembrato un regalo di natale anticipato: almeno per una sera De Laurentiis e Mazzarri non faranno polemiche. Ma proprio Mazzarri ha dovuto cambiare le sue scelte per cambiare il risultato: l’ingresso di Gargano e, soprattutto di Cavani (autore di una doppietta che lo porta insieme ad Eto’o in cima alla classifica dei cannonieri) hanno dato una vittoria ai partenopei che, comunque, è stata strameritata. Il Cesena, del resto, sembra aver lasciato a casa l’ispirazione delle prime giornate e, con il catenaccio, raccoglie solo sconfitte.

Un’altra notizia è rappresentata dalla vittoria della Fiorentina. Due a zero al Parma non sarà come espugnare Milano o Roma, però Mihajilovic aveva un disperato bisogno di tre punti che riportassero - oltre che una posizione in classifica migliore - un minimo di entusiasmo in una città che, forse, si è già rassegnata ad un campionato inferiore alle potenzialità che invece i viola hanno.

Il Palermo ormai azzecca una partita ogni due e viene fermato dal Lecce sul 2-2. La Sampdoria sembra aver dimenticato la strada della vittoria (non vince da un mese) ma almeno così l’Udinese conquista un punto. Il Catania spreca troppo e il Bologna agguanta un meritato pareggio. Il Bari, strapazzato dall’Inter sei giorni prima, stende il Brescia, che viaggiava al secondo posto in classifica, alla faccia della storia del calcio. Barreto sembra Ronaldo e, per sua fortuna, l’arbitro non è Ceccarini.

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