di Fabrizio Casari

Si avvicinano, perché questo è l’imperativo di chi insegue e anche perché chi dovrebbe allontanarsi non ci riesce del tutto. I Galliani boys subiscono infatti il pareggio a difesa schierata; lo subiscono dall’ultima in classifica che in un’altra occasione prende anche un palo. Squadra stanca, che senza Ibrahimovic non è niente di speciale. Lo svedesone ha realizzato 11 gol in undici partite e qui nasce e muore il primato rossonero. Anche l’arrivo di Cassano, per ora, non pare sufficiente a garantire i sonni tranquilli di Milanello.

La storia del Milan capolista e delle inseguitrici alla fine è tutta qui: i rossoneri hanno ottenuto solo cinque punti nelle ultime quattro partite. Non certo un passo travolgente: negli ultimi 3 turni la squadra di Allegri ha perso dai 3 ai 4 punti nei confronti delle inseguitrici. Lazio, Juventus e Roma prendono i tre punti che gli erano necessari per rimanere in scia contro Sampdoria, Cesena e Bari. La caduta del Palermo a Cagliari, causa arbitro e autoreti e lo stop del Napoli, fermato dalla Fiorentina di Mihajilovic, unitamente alla vittoria dell’Inter contro il Bologna, hanno poi ulteriormente contribuito a smuovere la parte alta della classifica.

Nell’anticipo di sabato, l’Inter ne aveva rifilati 4 al Bologna, che pure arrivava a San Siro in buone condizioni e dopo alcuni risultati utili. La storia della partita non dice niente di particolare, il 4 a 1 finale rispecchia abbastanza quanto visto in campo. Il gol di Stankovic vede l’alluce del piede del serbo di duecentimetri in fuorigioco, ma un rigore grande come una casa in area del Bologna ai danni di Milito non viene fischiato. Ormai sono quattro su quattro le partite vinte dai nerazzurri con Leonardo sulla panchina e quello che appare evidente è la trasformazione della squadra. Il grigiore del caporale di giornata venuto da Liverpool è diventato gioia di giocare al calcio e l’Inter segna a valanga. Detto ciò, Leonardo dovrà lavorare anche sulla parte meno emotiva e dedicare particolare attenzione al posizionamento della squadra nei calci d’angolo. Tutti i gol incassati in queste quattro partite vangono da rimpalli su corner o punizioni al limite dell’area.

Certo, Mancini costruì una delle armi micidiali della sua Inter proprio con l’imbattibilità sulle palle alte; ma non ci sono più Ibrahimovic, Vieira e Balotelli, Materazzi gioca poco e Samuel è fuori per infortunio. Dunque andranno registrati posizionamento e movimenti in uscita, perché comunque i centimetri non mancano e tantomeno la classe.

Nel frattempo, comunque, Eto’o si conferma un fenomeno (23 gol in 26 partite quest’anno), assolutamente superiore ad ogni altro centravanti in giro per l’Europa e anche “el principe” Milito pare aver ritrovato la via del gol. E’ chiaro che i nerazzurri - se dovessero vincere le due partite da recuperare con Cesena in casa e Fiorentina in trasferta - sarebbero secondi in classifica a solo meno 3 dal Milan, che giocherebbe da lì in avanti senza poter permettersi mai un errore, avendo l’alito dei campioni del mondo sul collo.

La Lazio vince a fatica per uno a zero nei minuti finali, grazie ad un gol di Kozac  che sfrutta un bel cross di Ledesma e ad un Curci distratto che si fa sorprendere. All’Olimpico è però andata in scena una partita che certo porta tre punti vitali per mantenersi in solitudine al secondo posto, ma che ripropone ancora una squadra in affanno e con una scarsa propensione realizzativa. E’ possibile che i biancazzurri non dispongano di un ariete d’area, di un centravanti capace di andare in doppia cifra, di uno di quei giocatori che risolve le partite che non si sbloccano, ma la sensazione è che Reja non riesca a trovare la quadra dell’assetto in campo.

Perché seppure la mancanza di una punta decisiva si sente, Floccari, Rocchi e Zarate sono giocatori che in gol sanno andare. Urge recarsi al mercato delle occasioni di Gennaio se non si ritiene che la dote in possesso sia sufficiente: un’occasione come quella determinatasi quest’anno, con Inter, Roma e Juve partite con ritardo e indietro nei punti, rispetto al valore oggettivo di cui dispongono, non si presenterà facilmente nei prossimi anni. Spendere ora una decina di milioni di Euro sul mercato, potrebbe voler dire entrare in Champions e riprenderli così con gli interessi.

Anche la Roma a Cesena fatica parecchio ad aver ragione dei romagnoli. Il campo non era dei più favorevoli alla tradizione, visto che nelle ultime dieci partite c’erano stati otto pareggi e due sconfitte per la Roma. I giallorossi hanno raggiunto il gol nei minuti finali grazie ad un fuorigioco di pochi centimetri di Adriano e di una sbadataggine difensiva della difesa del Cesena, che ha sbucciato un pallone verso la propria porta al momento di rinviarlo. Ma la Roma non potrà riprendersi rapidamente senza che la società veda chiudersi in un modo o nell’altro la transizione proprietaria.

La società vera, quella che ci mette i pochi piccioli che si spendono, non appare incline a prendersi responsabilità pertinenti a chi sarà il nuovo proprietario. Ma almeno Unicredit dica con chiarezza chi vuole e chi non vuole nella squadra che ha in mente. Dica per esempio, oltre a declamare l’urgenza di abbassare il monte stipendi e i costi di gestione in generale, se Ranieri dovrà o no vedersi rinnovato il contratto.

Le polemiche in casa giallorossa, Totti, Pizzarro, Doni, Mexes, Vucinic, Borriello; ogni scelta dell’allenatore viene vista come un esclusione e diventa motivo di polemica. Ieri é toccato al montenegrino. Ranieri, che non appare più sostenuto da squadra e tifosi, paga di persona ogni capriccio delle primedonne. Così la Roma non ha nessuna certezza di finire il campionato nelle zone alte della classifica e sarebbe un peccato, dal momento che per organico è inferiore solo all’Inter e al Milan.

La Juventus si riprende dai tre sganassoni presi a Napoli e rimedia - ma anche qui nel finale - superando il Bari, ultimo in classifica. Le assenze di Quagliarella, Toni e Iaquinta vengono risolte dalla capacità balistica di Del Piero, capace di trasformare le punizioni in dardi avvelenati. Poi Aquilani, uno dei pochi giocatori di alto livello della squadra di Del Neri, riesce a indirizzare in rete un gran tiro che somigliava tanto a quello della disperazione e tiene così la Juventus nelle zone alte della classifica.

L’Udinese cambia trasferta ma si ripete: se la precedente partita con il Milan l’aveva vista segnare 4 reti, stavolta ne ha rifilate altre quattro a Genova. Ma se il Milan ne aveva segnate altre 4 (di cui uno, come di prammatica, irregolare) il Genoa riesca a farne solo 2. La quantità di gol che il genoa ha subito nelle ultime due partite (Interin Coppa Italia e Udinese in campionato) non può essere spiegata solo con la partenza, pure importantissima, di Ranocchia. Ballardini, che già aveva inguaiato la Lazio, rischia di fare il bis con la squadra di Preziosi. Che forse dovrebbe riflettere sulla cacciata di Gasperini e fare due operazioni: chiedere scusa e richiamare l’ex tecnico sulla panchina della squadra.

Importantissima la vittoria del Brescia sul Parma, che consente di staccare di due punti l’ultima in classifica. La situazione resta complicata, ma sarà importante giocarsi la salvezza negli scontri diretti con Chievo, Bologna, Lecce e Bari. D’altra parte, l’organico bresciano non può risultare competitivo sul piano della tecnica, ma solo su quello della volontà e dell’agonismo. L’abitudine a navigare nel mare in tempesta delle ultime posizioni, potrebbe dare quell’energia calma di cui c’è bisogno per tenere la rotta.

 

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