di Fabrizio Casari

Tra Juventus e Udinese la testa della classifica è bianconera. Le supersfide che offriva questo turno tra Juventus e Milan e tra Inter e Napoli, cioè tra quattro delle cinque o sei squadre che si troveranno nei primi tre posti alla fine del campionato, hanno fornito indicazioni pesanti come sentenze. La Juventus ha giustamente vinto il match del posticipo con due gol di Marchisio negli ultimi cinque minuti di gara.

Bello che i gol siano stati di Marchisio, uno dei migliori giocatori della rosa e uno di quelli non intossicati da Calciopoli; un giocatore che da l'anima e che ha ormai assunto le movenze di un leader in campo. Il Milan, dal canto suo, non se la passa bene: ha perso così con il Napoli e la Juventus, cioè due dei tre scontri diretti. Le due milanesi, entrambe sconfitte, dovranno misurarsi con un campionato che indica come, a parità di tecnica, la freschezza fisica, almeno per ora, ha la meglio sull’esperienza.

Milan e Inter, infatti, una campione d’Italia e l’altra campione del mondo in carica, avvertono decisamente gli scricchiolii di due formazioni avanti con gli anni e usurate, e lasciano il campo a due compagini che fanno dell’aggressività, della velocità e della grinta miscelata con la tecnica la cifra del loro gioco. Conte e Ranieri forse non riusciranno a trovare il modo per far correre così le loro rispettive squadre per tutto il campionato, ma fino a che ci riusciranno, difficilmente perderanno terreno. Conte, peraltro, diversamente da Mazzarri, ha la fortuna di non avere l’Europa e giocare una volta a settimana offre un vantaggio di energie non indifferente, soprattutto quando si hanno in panchina giocatori come Quagliarella, Del Piero, Matri.

Tra Inter e Napoli ci si attendeva una bella partita, una di quelle da tripla nei pronostici. Due squadre in forma, soprattutto il Napoli; una sfida scudetto, insomma, non tanto per la classifica immediata quanto per lo scontro diretto tra due delle squadre che ambirebbero a vincere il titolo. E così sembrava dover essere: dai primi minuti si è assistito a una partita bella, con una parziale supremazia dei nerazzurri, ricca di rapidi capovolgimenti di fronte tra due squadre che volevano vincere. Peccato sia durata 40 minuti, perché l’arbitro Rocchi ha deciso che il risultato doveva scriverlo lui e non il campo.

E’ iniziata così la galleria degli orrori che ha regalato un’espulsione, un rigore e un gol al Napoli che si è trovato così in vantaggio immeritatamente, almeno fino a quel momento. A far saltare i nervi dei nerazzurri anche un gol annullato a Pazzini per un fuorigioco di due centimetri visto dallo straordinario assistente Nicoletti, che però poi non vede che il fallo da rigore è un metro fuori area e la posizione irregolare di Campagnaro che segna. Insomma un assistente con una vista alternata. Azzecca il centimetro contro l’Inter e sbaglia i metri e il regolamento a favore del Napoli.

Da quel momento la partita finisce. Davanti alle proteste di giocatori e Ranieri, il pessimo Rocchi sventola cartellini: non solo commette errori folli, ma non tollera nemmeno che qualcuno glielo faccia notare. Non è la prima volta che Rocchi si rende protagonista di arbitraggi scandalosi contro la squadra di Moratti. Sette espulsi in 16 partite, questo lo score con l’Inter. Quando il fischietto toscano incontra i nerazzurri, sembra di assistere a una corrida, con i giocatori nella parte del drappo rosso e lui in quella del toro. Perde letteralmente la testa, denunciando un’ostilità personale preconcetta e inconcepibile per il ruolo terzo di un arbitro. Diversamente da altri arbitri, che quando decidono di condizionare la partita lo fanno con furbizia, Rocchi lo fa con scelte plateali che non possono che indirettamente confermare i sospetti, persino quelli peggiori. La sospensione di Rocchi è inevitabile e la durata della sua assenza sui campi di gioco indicherà la buona fede o la malafede dei vertici del calcio.

Detto ciò, i primi 40 minuti sono stati interessanti e hanno raccontato di un Napoli che scoppia di salute, gioca bene e tiene il campo benissimo e di un Inter che ha pagato lo sforzo di Mosca. L’Inter non sembra in grado di giocare tre partite a settimana, l’usura dei suoi migliori giocatori è evidente e diventa decisiva quando gioca con impegni ravvicinati. Inoltre ha tre giocatori decisamente al di sotto del rendimento minimo per giocare, particolarmente Samuel, Alvarez e Forlan.

Il Napoli, invece, sprizza salute da tutti i pori: pressa, corre, gioca, allarga e stringe il campo come fosse una fisarmonica e verticalizza all’improvviso grazie a Lavezzi e Hamsick, che sanno trovare ogni possibile pertugio nelle difese avversarie. Gioca anche in contropiede ma pressa altissimo, tenendo tutto il baricentro della squadra molto più in alto di chiunque nel nostro campionato. E pur soffrendo sulle fasce se attaccato, in virtù dello schieramento difensivo a tre, sa portare i due centrocampisti di protezione in area quando serve. Mazzarri ha plasmato benissimo la squadra e l’innesto di Inler ha ottimizzato il centrocampo. Se avrà continuità di rendimento negli 11, visto che la panchina non offre garanzie, potrà arrivare lontano. Nel frattempo, in poche gare ha già battuto Milan e Inter, cioè due avversarie dirette al titolo.

La Lazio ha espugnato Firenze e, di per sé, è un risultato straordinario, sia per come arrivava lanciata la Fiorentina, sia per i problemi che denunciava la Lazio, peraltro in svantaggio dopo il gol di Cerci. L’Udinese continua la sua marcia battendo anche il Bologna portandosi alla testa della classifica. Continua a giocare un calcio straordinariamente bello, con giocatori che si trovano a memoria e nemmeno la partenza di Sanchez e Inler ne hanno ridotto pericolosità ed efficacia. Guidolin, che non gode di grandi celebrazioni sulla stampa, continua ad insegnare calcio e l’ambiente lo aiuta decisamente. Sembra quasi che la micidiale leggerezza con la quale la sua squadra gioca fosse dovuta ad una mancanza d’interesse per la classifica. Ovviamente così non è ed è probabile che i friuliani riusciranno a dire la loro tra le prime quattro o cinque alla fine del torneo.

La Roma abbandona il modulo spagnoleggiante, riduce il possesso di palla fine a se stesso, velocizza l’azione e schiera De Rossi venti metri più avanti e coglie un’importante vittoria sull’Atalanta, che è sembrata sazia dell’exploit raggiunto nelle prime giornate. L’abilità di Luis Enrique è quella di aver saputo capire che è arrivato il momento di miscelare il modulo che vorrebbe con i giocatori che ha e la Roma ha ripreso a vincere.

Totti si é infortunato e difficilmente potrà essere in campo nel derby, che si giocherà subito dopo la sosta delle nazionali. Non é certo una buona notizia per i giallorossi, che continuano ad avere nel loro capitano l'uomo che segna e fa segnare, la cifra tecnica più alta di tutto il campionato. Per Luis Enrique é il primo derby, ma proprio perché negli ultimi anni la Roma ha sempre prevalso, la statistica invita alla prudenza. Il tecnico spagnolo si gioca una bella fetta di credibilità presso un pubblico e una squadra (e una parte della stampa tifosa) che sembrano averlo eletto uomo della provvidenza.

Il Parma dello straordinario Giovinco s’impone con un bel 3 a 1 sul Genoa. Il Palermo di Mangia continua a stupire; produce buon gioco e inanella vittorie. Ieri ha battuto il Siena, che pure gioca bene ma che è già alla seconda sconfitta consecutiva, mentre il sempre più straordinario Cagliari va a vincere in trasferta a Lecce. Udinese, Cagliari e Palermo si trovano nei primi cinque posti. La provincia assedia il vertice del calcio.

 

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