di Sara Michelucci

Un on the road tutto italiano quello scelto da Fabio Mollo per raccontare, ne Il padre d'Italia, la storia di Mia e Paolo. Lei è incinta al sesto mese ed è una ragazza piuttosto stravagante. Lui, trentenne solitario e introverso, lavora come commesso in un negozio di Torino. I due si incontrano per caso in un locale gay e da allora non si separeranno più.

Accetta la sua omosessualità, ma non tutto quello che questa comporta, Paolo decide di intraprendere un viaggio con Mia, attraversando tutta l'Italia, alla ricerca del padre del futuro nascituro. Un viaggio per conoscere se stessi, ciò che il mondo può offrirgli e quello che significa diventare adulti.

Molto bravi e convincenti i due protagonisti, Isabella Ragonese e  Luca Marinelli, che conferiscono veridicità ai personaggi che interpretano, riuscendo a rimarcare quella complessità di sentimenti ed emozioni che li caratterizzano.

I due sono segnati dal passato, ma guardano al futuro e questo è ben reso da regista proprio nella scelta di raccontare un viaggio, che rappresenta prima di tutto un cammino verso la scoperta di ciò che realmente i due protagonisti sono.

Il padre d'Italia (Italia 2017)

REGIA: Fabio Mollo
ATTORI: Isabella Ragonese, Luca Marinelli, Federica de Cola, Anna Ferruzzo, Miriam Karlkvist
SCENEGGIATURA: Fabio Mollo, Josella Porto
FOTOGRAFIA: Daria D'Antonio
MONTAGGIO: Filippo Montemurro
MUSICHE: Giorgio Giampà
PRODUZIONE: Bianca e Rai Cinema.
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Nere e per di più donne. Non hanno vita di certo facile, nell'America razzista degli anni Sessanta, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, reclutate dalla Nasa per la loro bravura. Il diritto di contare, diretto da Theodore Melfi, racconta la storia vera della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson, la quale assieme alle sue colleghe mise in atto una vera e propria sfida a razzismo e sessismo, tracciando le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11.

Grazie ai calcoli della matematica, John Glenn divenne il primo astronauta americano a fare un'orbita completa della Terra. Basato sul libro Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race di Margot Lee Shetterly, il film racconta un pezzo di storia americana, ma si apre anche a una riflessione sul ruolo femminile e su quanto ci sia ancora da fare per una vera emancipazione.

I fatti di cronaca recenti, con l'escalation dei femminicidi, mostra come la strada da fare sia ancora molto lunga e tortuosa.

Un film che, come aveva già fatto Il Colore Viola, mette a nudo le tante oscenità del perbenismo Wasp (White Anglo-Saxon Protestant), ma anche della difficoltà dell'universo femminile di emergere, nonostante le potenzialità.

Il regista calibra bene passione storica ed emotività personale, dove lo spettatore guarda il mondo che cambia attraverso gli occhi di coloro che del mutamento sono portatrici.  

Il diritto di contare
(Usa 2016)

REGIA: Theodore Melfi
ATTORI: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Mahershala Ali, Aldis Hodge, Glen Powell, Kimberly Quinn
SCENEGGIATURA: Theodore Melfi, Allison Schroeder
FOTOGRAFIA: Mandy Walker
MONTAGGIO: Peter Teschner
PRODUZIONE: Chernin Entertainment, Fox 2000 Picture
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un Oscar per il miglior film che sicuramente il cast di Moonlight ricorderà per sempre. Non solo per la gaffe che lo ha accompagnato in occasione della Notte degli Oscar 2017, con tanto di stupore e di imbarazzo sia per i protagonisti del film in questione che per quelli di La La Land, per non parlare degli organizzatori della kermesse; ma anche perchè il film scritto e diretto da Barry Jenkins, che trae spunto dall'opera teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell Alvin McCraney, punta dritto verso un' America ben diversa da quella bramata da Donald Trump.

Il film, che si è aggiudicato anche l'Oscar per il miglior attore non protagonista e per la migliore sceneggiatura non originale, racconta la storia di Chiron, un bambino afroamericano originario di Liberty City chiamato da tutti 'Little', il quale vive una condizione familiare di grande disagio, con una madre tossica e che non si occupa di lui.

Il ragazzo cresce in un quartiere di Miami segnato da droga e violenza, oggetto degli abusi dei bulli e delle gangs.Chiron incontra un giorno Juan e Teresa, che si prenderanno cura del ragazzo, insegnandogli ad affrontare la difficile quotidianità in cui vive e accogliendolo in casa loro.

Ma una volta che Juan è morto, il ragazzo, ormai adolescente, potrà contare sulla sola Teresa.
Man mano comincerà a rapportarsi anche con la propria sessualità, scoprendo di essere gay. La cosa non è facile da digerire, soprattutto nell'ambiente in cui si trova a crescere. La sua è una ricerca: trovare se stesso, ma anche capire come fare a uscire dal circolo vizioso di una società violenta e piena di trappole.

Una fatica non da poco, che si esplicita in un racconto sull'identità, sulla famiglia, ma anche sull'amicizia e l'amore. Il risultato non è totalmente eccellente, ma lo sforzo di non farsi condizionare dalla provenienza teatrale e di 'combattere' certi luoghi comuni è apprezzabile.

Moonlight (Usa 2016)
REGIA: Barry Jenkins
ATTORI: Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monáe, Trevante Rhodes, Ashton Sanders, André Holland
SCENEGGIATURA: Barry Jenkins
FOTOGRAFIA: James Laxton
MONTAGGIO: Joi McMillon, Nat Sanders
MUSICHE: Nicholas Britell
PRODUZIONE: A24
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Non è mai facile raccontare in un film la biografia di personaggi famosi, ma nel caso di Pablo Larraín si può dire che il risultato sia più che positivo. In Jackie, il regista cileno segue le vicende di Jacqueline Kennedy cinque giorni dopo l'assassinio di suo marito, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, avvenuto nel 1963 a Dallas in Texas.

Jacqueline Kennedy aveva solo 34 anni ed era una donna piena di stile, ma anche imperscrutabile. Non ci mise molto a diventare un'icona, una delle donne più famose e ammirate. Dalla moda agli abiti di Chanel o al gusto per gli arredi e le arti, Jackie era un modello da imitare per molte donne.

Ma qualcosa cambiò dopo quel viaggio a Dallas, in cui il presidente trovò la morte. L'abito rosa di Jackie si macchiò di sangue e quell'alone di morte le restò addosso per il resto della sua esistenza.

Quando Jackie salì sull'Air Force One per tornare a Washington, il suo mondo era crollato. Quel sogno costruito insieme al marito sembrò svanire per sempre, oppressa dal dolore per la perdita del suo amato, ma anche di un intero mondo.

Nella settimana successiva la sua vita cambiò radicalmente e dovette occuparsi di tutto e da sola: consolare i suoi due bambini, lasciare la casa su cui aveva speso tante energie e pianificare le esequie di suo marito. Sette giorni che sarebbero stati decisivi nel delineare sia l'immagine e l'eredità di Kennedy sia il modo in cui lei stessa sarebbe stata ricordata.

Brava anche Natalie Portman, che conferisce al personaggio un certo spessore, in un biopic che non racconta solo la storia di una donna, ma di un Paese in un momento storico particolare, senza cadere in facili luoghi comuni. 

Jackie (Usa 2016)
REGIA: Pablo Larraín
ATTORI: Natalie Portman, Peter Sarsgaard, John Hurt, Billy Crudup, Greta Gerwig, Max Casella, Beth Grant
SCENEGGIATURA: Noah Oppenheim
FOTOGRAFIA: Stéphane Fontaine
MONTAGGIO: Sebastián Sepúlveda
MUSICHE: Mica Levi
PRODUZIONE: Bliss Media, Fabula, LD Entertainment
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un'Europa smarrita di fronte a una crisi mondiale di vaste dimensioni. È questo il contesto del nuovo film scritto e diretto da Peter Brosens e Jessica Woodworth, Un re allo sbando. La pellicola è stata presentata alla 73ª edizione del festival di Venezia, nella sezione Orizzonti.
Al centro la storia c'è Nicola III, re dei Belgi, che si trova in visita ufficiale a Istanbul quando arriva la notizia che la Vallonia ha dichiarato la propria indipendenza e, così, il Belgio non esiste più.

Una decisione che porta il sovrano ed il suo staff a  tornare subito in patria, per porre un freno alla critica situazione. Ma non è così facile. I voli, infatti, vengono bloccati a causa di una tempesta solare. Così tentano dapprima la via terrestre, seguendo un gruppo di ballerine bulgare, per poi proseguire via mare Adriatico, per arrivare in Italia.

Un viaggio che sarà seguito da un documentarista e che diventa l'occasione per il sovrano, schivo e in crisi di identità, di affrontare se stesso e capire quello che realmente desidera diventare.

La pellicola va sicuramente apprezzata per la sua originalità: un mockumentary, ovvero un finto documentario misto a una commedia on the road, in una Turchia dai tratti surreali. Si parla del presente attraverso l'uso di una favola moderna, la quale ha la capacità di raccontare la crisi identitaria e di valori del mondo intero.

Si parte dalla realtà per analizzare se stessi, ma allo stesso tempo si percorre un cammino inverso, per guardare una situazione che spaventa e che va modificata o, quanto meno, affrontata.


Un Re allo sbando (Belgio, Olanda, Bulgaria 2016)
REGIA: Peter Brosens, Jessica Woodworth
ATTORI: Peter Van den Begin, Lucie Debay, Titus De Voogdt, Bruno Georis, Pieter van der Houwen
SCENEGGIATURA: Jessica Woodworth, Peter Brosens
PRODUZIONE: Bo Films, Entre Chien et Loup, Topkapi Films, Art Fest
DISTRIBUZIONE: Officine UBU

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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