di Sara Michelucci

Un film che lascia il segno, quello girato dal bravo Aki Kaurismaki, L'altro volto della speranza. L'autore finlandese, ancora una volta, offre un'opera impeccabile dal punto di vista della regia, dove le immagini hanno un significato potente che va ben oltre il loro senso apparente. Allo stesso modo i personaggi, con una carica spiazzante, fatta di gesti lenti e dialoghi scarni, dove tutto sembra immutabile, mentre in realtà la forza del cambiamento è prepotente e senza sosta.

Il registro combina alla perfezione un umorismo d'altri tempi con una forza drammatica determinante per far comprendere allo spettatore la condizione in cui versano i personaggi. Wilkström è un rappresentante di camicie, che decide di mollare moglie e lavoro per dare una svolta alla sua vita. Grazie a una partita di poker, vince una grossa somma che gli permette di acquistare la gestione di un ristorante alla deriva, realizzando così il suo sogno.

La sua vita si incrocia con quella di Khaled, giovane rifugiato siriano che per poco non investe con la sua grossa auto. Il ragazzo si è imbarcato clandestinamente su una carboniera e si ritrova a Helsinki per caso. Anche lui vuole lasciarsi un triste passato alle spalle, ricominciando a vivere e cercando di ricongiungersi con sua sorella, unica sopravvissuta della sua famiglia.

Ma anche nella civile Finlandia le cose non sono così facili e l'integrazione è più una utopia che non una realtà. Le autorità, infatti, vorrebbero rispedire ad Aleppo Khaled, che se la deve vedere anche con dei picchiatori razzisti.

L'incontro con Wilkström, però, cambierà le cose e il ristorante La Pinta Dorata sarà il rifugio di una serie di personaggi che, insieme, tenteranno di trovare ciò che cercano. Il film si è aggiudicato anche l'Orso d'Argento al Festival di Berlino.

L'altro volto della speranza
(Finlandia 2016)

REGIA: Aki Kaurismäki
ATTORI: Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Ilkka Koivula, Janne Hyytiäinen, Kaija Pakarinen
SCENEGGIATURA: Aki Kaurismäki
FOTOGRAFIA: Timo Salminen
MONTAGGIO: Samu Heikkilä
PRODUZIONE: Sputnik
DISTRIBUZIONE: Cinema

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Due uomini, Josè e Curro, molto diversi, ma i cui destini si incroceranno in un bar di Madrid. La vendetta di un uomo tranquillo è il bel film di Raúl Arévalo, sua opera prima che riesce a coinvolgere lo spettatore da subito e si mette in luce per la capacità di costruire un racconto avvincente e profondo.

José è un uomo tranquillo e solitario, che si trova a frequentare il bar gestito da Ana e suo fratello, facendo amicizia con gli altri clienti e con la proprietaria. I due si aggrappano l'un l'altra per dare una svolta alle rispettive esistenze, piuttosto desolanti e prive di grandi prospettive.

Curro, invece, è il fidanzato di Ana e padre di suo figlio. Unico della sua banda ad essere arrestato dopo una rapina in una gioielleria, esce di prigione dopo otto anni di reclusione. L'uomo spera di ricominciare una nuova vita con la sua donna, ma tornato a casa trova Josè che fa crollare tutte le sue aspettative e cambia inesorabilmente i suoi piani.

Una regia che la fa da padrona, senza sbavature, ma con una forza che parte da un realismo intimo e significativo. La costruzione dei personaggi è sicuramente interessante, come lo sono la creazione dei dialoghi e della struttura narrativa, mai banali.

È un occhio, quello del regista, che guarda da dentro, sia degli avvenimenti che dei personaggi e che colloca lo spettatore su di un piano altro, rispetto al semplice guardare dall'estero.

La vendetta di un uomo tranquillo (Spagna 2016)

REGIA: Raúl Arévalo
ATTORI: Antonio de la Torre, REGIA: Raúl Arévalo
ATTORI: Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Díaz, Raúl Jiménez, Manolo Solo
SCENEGGIATURA: Raúl Arévalo, David Pulido
FOTOGRAFIA: Arnau Valls Colomer
MONTAGGIO: Ángel Hernández Zoido
MUSICHE: Vanessa Garde, Lucio Godoy
PRODUZIONE: Agosto la Película, La Canica Films
DISTRIBUZIONE: BIM

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un "on the road" piuttosto fuori dal comune quello proposto dal regista Mohamed Hamidi nel suo In viaggio con Jaqueline. La storia è quella di un piccolo agricoltore algerino, Fatah, e della sua adorata mucca Jaqueline, per la quale sogna un futuro grandioso: poterla portare al Salone Internazionale dell'agricoltura di Parigi. Fatah vuole riabilitare anche se stesso di fronte alla comunità che non ha molta fiducia nelle sue possibilità, nonostante lo finanzi per intraprendere il viaggio, dopo aver ricevuto il tanto atteso invito dalla capitale francese.

Con la colletta di tutti i compaesani e, nonostante il parere contrario della moglie, attraversa il mare e approda a Marsiglia dove vive suo cognato con il quale, però, non ha un bel rapporto. Da qui inizia per Fatah e Jaqueline un viaggio faticoso a piedi attraverso tutta la Francia.

Tanti gli incontri che i due faranno, mettendosi a volte nei guai, ma scoprendo anche una bella umanità, fatta di aiuto reciproco, comprensione e scambi culturali. All'ottusità di alcuni personaggi si contrapporrà la solidarietà di altri, tra sorprese, commozione e tante risate.

Interessante anche il ruolo da protagonista dato ai media. Fatah infatti diventerà un vero e proprio caso mediatico, punto di unione tra Francia e Algeria, quasi a voler simboleggiare un elemento di  contatto e di superamento di antiche ostilità.

Ritmi lenti e lunghe traversate metteranno in scena una bella umanità, dove l'elemento grottesco di portare una mucca al guinzaglio si combina bene con la volontà di superare pregiudizi e confini che sono, prima di tutto, mentali. Il riferimento a una Francia scossa da attentati terroristici e da rigurgiti nazionalistici non è poi così lontano.

In viaggio con Jaqueline (Francia 2016)

REGIA: Mohamed Hamidi
ATTORI: Fatsah Bouyahmed, Jamel Debbouze, Lambert Wilson, Julia Piaton, Hajar Masdouki, Patrice Thibaud
SCENEGGIATURA: Alain-Michel Blanc, Fatsah Bouyahmed, Mohamed Hamidi
FOTOGRAFIA: Elin Kirschfink
MONTAGGIO: Marion Monnier
MUSICHE: Ibrahim Maalouf
PRODUZIONE: Quad Productions
DISTRIBUZIONE: Teodora Film

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Una algida e impenetrabile Isabelle Huppert è la protagonista di Elle, il nuovo film di  Paul Verhoeven. Una black comedy che racconta la storia di Michèle, donna tutta d'un pezzo a capo di una compagnia di videogiochi. Carattere duro, sia sul lavoro che nella vita privata, Michéle non ha mai lasciato troppo spazio ai sentimenti o alle emozioni. Ma la sua vita cambia totalmente quando viene stuprata nella sua abitazione da uno sconosciuto con il passamontagna.

Michèle, però non è destinata a soccombere o a lasciare che la cosa finisca lì. Senza far trapelare nulla all'esterno, inizia una caccia personale e ossessiva per scoprire l'identità del suo violentatore. La ricerca, però, sarà destinata a degenerare e a lasciare il segno, alternando momenti drammatici con elementi divertenti e da vera commedia.

Un film emozionante e spiritoso al tempo stesso, che dosa bene registri diversi e ha nella bravura della sua protagonista quel tocco in più che gli è utile per staccarsi dai soliti thriller. L'essere umano, con le sue perversioni, viene messo sotto la lente di ingrandimento, senza sconti o moralismi, superando anche sensi di colpa o vergogna.

Una storia che va quindi oltre il ben pensare, che rischia e non fa sconti a nessuno. E questo piace, perché il cinema torna a essere luogo in cui osare e sperimentare.

Il film è stato presentato all'ultimo Festival del cinema di Cannes e ha ricevuto anche la candidatura all'Oscar come miglior attrice protagonista per Isabelle Huppert.

Elle (Francia, Germania, Belgio 216)
REGIA: Paul Verhoeven
ATTORI: Isabelle Huppert, Christian Berkel, Anne Consigny, Virginie Efira, Charles Berling, Laurent Lafitte, Vimala Pons, Jonas Bloquet
SCENEGGIATURA: David Birke
FOTOGRAFIA: Stéphane Fontaine
MONTAGGIO: Job ter Burg
MUSICHE: Anne Dudley
PRODUZIONE: SBS Productions, SBS FILMS, Twenty Twenty Vision Filmproduktion
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un on the road tutto italiano quello scelto da Fabio Mollo per raccontare, ne Il padre d'Italia, la storia di Mia e Paolo. Lei è incinta al sesto mese ed è una ragazza piuttosto stravagante. Lui, trentenne solitario e introverso, lavora come commesso in un negozio di Torino. I due si incontrano per caso in un locale gay e da allora non si separeranno più.

Accetta la sua omosessualità, ma non tutto quello che questa comporta, Paolo decide di intraprendere un viaggio con Mia, attraversando tutta l'Italia, alla ricerca del padre del futuro nascituro. Un viaggio per conoscere se stessi, ciò che il mondo può offrirgli e quello che significa diventare adulti.

Molto bravi e convincenti i due protagonisti, Isabella Ragonese e  Luca Marinelli, che conferiscono veridicità ai personaggi che interpretano, riuscendo a rimarcare quella complessità di sentimenti ed emozioni che li caratterizzano.

I due sono segnati dal passato, ma guardano al futuro e questo è ben reso da regista proprio nella scelta di raccontare un viaggio, che rappresenta prima di tutto un cammino verso la scoperta di ciò che realmente i due protagonisti sono.

Il padre d'Italia (Italia 2017)

REGIA: Fabio Mollo
ATTORI: Isabella Ragonese, Luca Marinelli, Federica de Cola, Anna Ferruzzo, Miriam Karlkvist
SCENEGGIATURA: Fabio Mollo, Josella Porto
FOTOGRAFIA: Daria D'Antonio
MONTAGGIO: Filippo Montemurro
MUSICHE: Giorgio Giampà
PRODUZIONE: Bianca e Rai Cinema.
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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