di Roberta Folatti


Un incontro tra mondi che si guardano con sospetto
Non è un documentario, non è una fiction, è un mix riuscito di entrambi i generi - forse qualcosa di nuovo nel panorama del cinema italiano – con uomini e donne reali che diventano i protagonisti di una storia avvincente e tenera. Vita vissuta, che ha sorpreso e catturato lo stesso regista. Vittorio Moroni non manca di denunciare la situazione di sfruttamento degli immigrati in Italia, ma il suo intento principale resta quello di accompagnarci in un altro mondo, nel cuore delle contraddizioni di una comunità che si adatta a nuove consuetudini restando legatissima alle proprie radici.
Siamo a Roma, dove i bengalesi sono un nutrito gruppo e vivono a stretto contatto, in appartamenti affollati, conservando solidi legami con la terra d’origine ma lavorando duramente per migliorare la propria condizione.
Le ferie di Licu è un film coraggioso, frutto di oltre due anni e mezzo di riprese e di un confronto stimolante con una realtà in evoluzione.
Protagonista Moazzem Hossain detto Licu, ventisettenne musulmano, in Italia da otto anni dopo aver lasciato un remoto villaggio del Bangladesh, che impareremo a conoscere più avanti. Allegro, vitale, amante della moda occidentale, il ragazzo affronta le sue quotidiane dodici ore di lavoro con spirito positivo, frequentando anche amici italiani, coi quali si esprime in una lingua un poco sconclusionata con forti inflessioni romanesche.
Maroni racconta con autentica passione ma con una punta di disincantata ironia gli aspetti contraddittori di questo processo di integrazione che diventano stridenti quando Licu riceve notizie dalla famiglia rimasta in Bangladesh. Notizie che riguardano la sua vita e che lo deresponsabilizzano di fronte a scelte fondamentali...
Al di là della bella storia raccontata, adatta ad assumere una valenza emblematica, il regista sondriese trapiantato a Roma, dimostra come si possa fare cinema in modi non standardizzati, con cuore, curiosità, pervicacia, sensibilità. Non era facile rimanere testimone non giudicante in una situazione simile, che fa scattare molte riserve in noi, spettatori occidentali. La delicatezza, la non invasività che ha saputo mantenere rendono il film davvero interessante.
Le ferie di Licu nasce e si sviluppa con pochi soldi, con tante incognite riguardo la distribuzione, ma anche con una libertà insolita, tanto che Moroni lo definisce . Nati come “appunti visivi” del viaggio del regista all’interno della comunità bengalese a Roma, le immagini girate hanno ben presto acquistato un senso più compiuto come racconta il regista: .
L’arrivo della lettera che “impone” a Licu la ragazza da sposare ci introduce bruscamente in un altro mondo, che pur avendo regole e usanze per molti versi inaccettabili, non manca di affascinare. La dimensione comunitaria, la semplicità slegata da ogni “dittatura dell’immagine” alla maniera occidentale, la capacità di gioire delle piccole cose rappresentano forse valori a cui attingere. Le ferie di Licu va vissuto come viaggio conoscitivo, confronto con una cultura diversa, arricchimento in vista di uno scambio. La presenza sempre più significativa di immigrati in Italia rende questo scambio assolutamente indispensabile.

Le ferie di Licu (Italia, 2007)
Regia: Vittorio Moroni
Sceneggiatura: Vittorio Moroni e Marco Piccarreda
Musica: Mario Mariani
Montaggio: Marco Piccarreda
Cast: MD Moazzem Hossain Licu, Fancy Khanam, Giulia Di Quilio

Le ferie di Licu è attualmente nelle sale delle principali città, il 25 giugno partirà il Licu tour, una sorta di tournèe in cui gli autori e l’organizzazione si metteranno a disposizione di cinema, associazioni, fondazioni, scuole per accompagnare il film con dibattiti e approfondimenti
www.leferiedilicu.it



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