di Roberta Folatti

La verità fa male...

Il fatto che Le tre scimmie sia stato premiato a Cannes (miglior regia 2008) può deporre in favore della sua non facile decifrabilità. Questo Festival ama i lavori dalla doppia, tripla lettura, dall’impatto non immediato e il film del turco Nuri Bilge Ceylan non si discosta da tali parametri. Molto legato alle suggestioni visive, provenendo dalla fotografia, il regista predilige i ritmi lenti, da’ spazio al non detto, agli sguardi e ci parla attraverso i dettagli. Anche l’ambientazione è particolarissima e naturalmente molto studiata – una casa che sembra sul punto di squarciarsi ma che conserva una sua bellezza struggente e all’orizzonte acqua e cielo. Ma tra l’abitazione e questo bellissimo paesaggio si frappongono una strada trafficata e la ferrovia. La terrazza dell’appartamento dove vivono i tre protagonisti del film, padre, madre e un figlio sui vent’anni, ha una vista favolosa e insieme contraddittoria che sembra rispecchiare gli stati d’animo e le tensioni che attraversano quel nucleo familiare.

La vita trascorrerebbe abbastanza serena se non fosse per quella proposta che giunge inaspettata. Assumersi la responsabilità per un reato che ha commesso un altro, in cambio di una cospicua somma di denaro. Il padre, che fa l’autista per un faccendiere che si è dato alla politica, decide di accettare e di coprire il suo principale, dichiarando alla polizia che c’era lui al volante la notte dell’investimento.

Uno strano incidente avvenuto in una serata di pioggia battente su una strada isolata. Sono le prime scene del film e da esse si deduce il passato da fotografo del regista turco, molto attento all’effetto scenografico delle immagini che riprende. Il suo modo di inquadrare è particolare, estremamente curato ma con un tocco di livida freddezza. Davanti alla sua cinepresa i personaggi appaiono nudi, spogliati di sovrastrutture estetizzanti, alle prese con le proprie debolezze e con la congenita incapacità ad affrontare la verità. Come le scimmie di una novella orientale, che si coprono orecchie e occhi per non sentire, non vedere e non parlare delle cose che suscitano imbarazzo, tensione, dolore. Negare o dribblare la verità è più facile ma alla lunga porta conseguenze imprevedibili.

Madre, padre e figlio non riescono a comunicare se non a un livello superficiale e non riescono ad affrontare i segreti che da un po’ li stanno dividendo, allontanando. Ciascuno sa qualcosa dell’altro ma finge di non sapere, spaventato all’idea di mettere le carte in tavola. Un delitto, il cui autore inizialmente rimane nell’ombra, renderà consapevoli i membri della famiglia del grado di distanza e sfiducia che regna fra loro.

In conclusione le parole del regista: "La cosa più interessante in questa vicenda è la deviazione che sconvolge tutto l’insieme, la strada secondaria che si stacca da quella principale. Per esempio il momento in cui una persona molto coraggiosa all’improvviso si ritrova in ginocchio, tremante di paura; o quello in cui un vigliacco dà un’improvvisa prova di coraggio. Quello che ho voluto fare è sforzarmi di capire la natura umana e me stesso, e rappresentarla attraverso questo tipo di scarto".

Le tre scimmie (Turchia, Francia, Italia, 2008)
Regia: Nuri Bilge Ceylan
Sceneggiatura: Ebru Ceylan, Ercan Kesal, Nuri Bilge Ceylan
Fotografia: Gökhan Tiryaki
Cast: Yavuz Bingöl, Hatice Haslan, Ahmet Rifat Sungar
Distribuzione: Bim






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