di Roberta Folatti

Sferzate alle convenzioni

A confronto con la compassata famiglia di John, Larita è un’autentica forza della natura. La sua figura snella e il suo sorriso ironico si stagliano come sfacciate fonti luminose nella penombra di una tradizionalissima casa inglese. Un’avita dimora, un po’ in decadenza ma con un passato glorioso.
E’ tutto giocato sulla contrapposizione tra i perbenisti costumi anglosassoni e la leggera spudoratezza americana il film “Easy Virtue”, “tradotto” in italiano con l’insipido titolo Matrimonio all’inglese. La pellicola non ha nulla di insipido anzi è un ininterrotto schioppettio di humour, con qualche barlume di malinconia quando la protagonista ascolta i racconti di guerra (prima guerra mondiale) del suocero o quando ricorda l’ultimo tragico periodo di vita del suo primo marito.

Più che una trama in via di sviluppo si tratta di una grande fotografia di famiglia, ognuno sta al suo posto cosciente del proprio ruolo tranne l’ultima arrivata, appunto la conturbante Larita. Spuntata dal nulla dopo aver sedotto il giovane erede Whittaker, la donna si presenta ai parenti acquisiti con le migliori intenzioni, decisa a sopportare per un po’ l’odiosa vita campagnola.

Cacce, fiere agricole, feste di ballo, persino una rappresentazione teatrale in cui le tocca ballare il can can, Larita soggiace a tutto queste cose lontanissime dalle sue corde per amore del neomarito, confortata dal pensiero che di lì a breve andranno a vivere a Londra. Non vede l’ora di riprendere le corse automoblistiche, attività guardata con enorme sospetto dalla famiglia di John.

Ma sua suocera ha tutt’altre speranze per il figlio, conta su di lui per rimettere in sesto la dissestata situazione patrimoniale visto che sul marito non può più fare alcun affidamento. Nessuno nel villaggio crede che John di trasferirà davvero in città, anche perchè dovrebbe cercarsi un lavoro per mantenere se stesso e la mogliettina. E questo appare improbabile a tutti. Con tali premesse il soggiorno in campagna della giovane coppia si rivela un disastro, Larita riesce a inimicarsi non solo la madre di John ma anche le sue sorelle, bruttine e un po’ frustrate, gelose della sua intraprendenza. Ma i maschi li conquista quasi tutti, anche nei momenti più difficili qualcuno di loro correrà in suo soccorso restituendole la sua patina di spregiudicata avventuriera.

L’ipocrisia della famiglia Whittaker e il pungente sarcasmo di cui la fa segno la madre di John finiscono per mettere in risalto i modi diretti di Larita. Il contrasto è generazionale, culturale (Stati Uniti contro vecchia Inghilterra), di classe sociale. Ma si tratta anche di due personalità dominanti che cocciano rumorosamente, la madre di John è abituata a dirigere casa e famiglia, Larita non ammette intromissioni nelle proprie scelte. Su tutto questo si innestano dialoghi serrati e una vera esplosione di battute, gag, situazioni al limite della farsa. Un ritmo frenetico, attori disinvolti, riprese fatte in scioltezza, ambientazioni azzeccate fanno di “Matrimonio all’inglese” una commedia che rilassa e diverte senza instupidire. Bravo Stephan Elliott che oltre a “Priscilla la regina del deserto”, aveva realizzato il bel thriller “The eye – Lo sguardo”. Menzione speciale a Jessica Biel, l’interprete di Larita: sensualità e ironia la rendono una campionessa di seduzione.

Matrimonio all’inglese (Gran Bretagna, 2008)
Regia: Stephan Elliott
Sceneggiatura: Sheridan Robbins
da un testo teatrale di Noel Coward
Montaggio: Sue Blaeney
Cast: Jessica Biel, Kristin Scott Thomas, Colin Firth, Ben Barnes
Distribuzione: Eagle Pictures







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