di Roberta Folatti

La crudeltà dei normali

Uno come Josie è destinato ad essere un escluso nella società di oggi dominata dall’immagine, un invisibile, improponibile anche per il più eccentrico dei reality show. Il suo aspetto dimesso, la sua goffa andatura, quello sguardo leggermente ebete sono ciò che di meno cinematografico si possa immaginare. Eppure attorno a questo personaggio il regista irlandese Leonard Abrahmson, ha costruito un piccolo film poetico, che esalta la bellezza. Sembra una contraddizione, un nonsense, ma Garage – vincitore dell’edizione 2007 del Festival di Torino – è davvero un inno sussurato alla bellezza, quella delle cose minime, apparentemente insignificanti.
Josie mentalmente non è cresciuto, è rimasto un ragazzo, e questo lo ha tenuto lontano dalla cattiveria, dalla malizia che rendono infelici e aggressivi gli adulti. La sua vita è di una semplicità disarmante, piena di gesti ripetitivi che per lui acquistano un dolce sapore familiare. Lavora ad una pompa di benzina e vive nel garage retrostante, stando quasi sempre solo. Ogni visita è per lui degna di interesse, anche i radi clienti sono sempre una bella novità per la sua ingenua curiosità. A suo modo è felice. Ma una persona così può facilmente venire ferita e cadere nelle trappole tese dalla sua stessa inesperienza. La gente proietta su di lui la propria malizia e i propri cattivi pensieri, e i pochi che non lo fanno sanno riservargli solo un sentimento di pietà nel momento in cui finisce nei guai.

“Garage” sembra dirci che non è possibile una vera comprensione fra le persone, a maggior ragione quando c’è di mezzo un qualche tipo di disabilità. L’arrivo di un ragazzo sedicenne alla pompa di benzina, con l’incarico di dare una mano a Josie nei giorni più trafficati, da principio rappresenta una pietra nello stagno della sua persistente solitudine. I due, entrambi taciturni ed introversi, sembrano intendersi e aver trovato un loro sotterraneo canale di comunicazione. Per un po’ nasce una strana complicità, forse perchè anche il ragazzo vive una forma di disagio che lo rende schivo, distante. Ma basta un’ingenuità di Josie per far crollare tutto, il mondo degli adulti, dei “normali” non perdona ed è subito pronto a fraintendere, a giudicare (male).

Un film coraggioso “Garage”, delicato, che sceglie di raccontare una storia minima, attraverso dettagli, paesaggi interiori ed esteriori, espressioni dei volti.

Soltanto il finale – prevedibile – mi ha lasciata perplessa. Ma la figura di Josie, bonaria e umile, a suo modo dolente, rimane dentro, sommuovendo un poco i nostri radicati egoismi.

Garage (Irlanda, 2007)
Regia: Leonard Abrahmson
Sceneggiatura: Mark O’Halloran
Musiche: Stephen Rennicks
Cast: Pat Shortt, Anne- Marie Duff, Conor Ryan
Distribuzione: Mediaplex





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