di Roberta Folatti


L’idea sembra di quelle vincenti. Portare in giro un film abbinandolo a un concerto, in cui suonano gli stessi personaggi (reali) impressi sulla pellicola.
Una proposta insolita, forse unica nel panorama cinematografico non solo italiano.
Ad Agostino Ferrente, il regista, e a Mario Tronco, il direttore dell’Orchestra, ci sono voluti cinque anni per concretizzare questo sogno. Tutto parte dal loro incontro - vivono entrambi al quartiere Esquilino di Roma - e dall’urgenza di salvare uno storico teatro della città, destinato a diventare una sala bingo, ulteriore umiliazione dopo il declassamento a cinema a luci rosse.
L’Apollo sta in piazza Vittorio, che negli anni ha assunto il tipico aspetto di un’area multietnica, con abitanti di tutte le razze, confusione, bancarelle variopinte e lo zoccolo duro dei residenti italiani che maldigerisce il cambiamento. Attorno al progetto di salvare il glorioso teatro nasce un’associazione, l’Apollo 11, e l’idea di Mario e Agostino di costituire un vera e propria orchestra che suoni stabilmente in quello spazio. Non un’orchestra canonica e un po’ ingessata, ma un gruppo multietnico di musicisti, presi da ogni angolo di Roma, raccolti attraverso il passaparola e le coincidenze più sorprendenti.
Così il miracolo della musica è riuscito ad unire in un unico obiettivo persone diversissime, per radici culturali, carattere, esperienze di vita. E con differenti approcci nei confronti del proprio talento e della musica stessa.
In contemporanea col faticoso ma progressivo affiatamento dei membri del gruppo, tunisini, latinoamericani, indiani, senegalesi, egiziani e italiani, l’associazione Apollo 11 convinceva il Comune di Roma ad acquistare il teatro, sottraendolo al suo triste destino.

Il film documentario L’Orchestra di piazza Vittorio racconta l’intera vicenda, ma quando Ferrente ha deciso di riprendere tutto - audizioni dei musicisti, contatti con le istituzioni, riunioni dell’Apollo 11, il primo concerto, le prove, l’attesa, le delusioni - non sapeva (e forse nemmeno osava sperare) che il progetto avrebbe avuto un esito così felice.
La sua è stata una bella intuizione.
“Siamo orgogliosi di avercela fatta da soli - afferma il regista - e di essere stati autosufficienti. Né le istituzioni né le case discografiche hanno creduto nell’Orchestra e nella possibilità che si creasse davvero”. L’Orchestra non solo si è formata ma è diventata stabile, attualmente è composta da 25 elementi e ha al suo attivo ben 250 concerti. Molte di queste persone sono state sottratte a un tipo di esistenza precario, a cui li costringeva l’essere stranieri in Italia.
Quando le cose erano già un bel po’ avanti, è subentrata la Lucky Red, che ha dato un apporto fondamentale al film in fase di montaggio.
A vederli in concerto si coglie bene questo legame e traspare tutto il divertimento e l’entusiasmo racchiuso dentro una storia di integrazione per una volta a lieto fine.
Nel film c’è tanta Roma, una Roma vivace, scanzonata, guizzante come il motorino sul quale si muovono Agostino e Mario, alla ricerca di musicisti e poi alle prese con le diverse esigenze di una band così eterogenea.
Non ci si annoia neanche un minuto e i musicisti in carne ed ossa vengono accolti dal calore del pubblico, anche di quello milanese solitamente piuttosto controllato.

L’Orchestra di piazza Vittorio (Italia, 2006)
Regia: Agostino Ferrente
Sceneggiatura: Agostino Ferrente
Musica: Mario Tronco, l’Orchestra di piazza Vittorio
Montaggio: Jacopo Quadri
Distribuzione: Lucky Red




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