di Roberta Folatti

Il viaggio compiuto dal protagonista di questo film è un avvicinamento al nucleo compresso delle proprie emozioni, una riconquista della capacità di sentire, anestetizzata da anni di isolamento. Takata è un uomo giapponese che, dopo la morte della moglie, si è ritirato a vivere in uno sperduto villaggio di pescatori: le sue relazioni sono ridotte al minimo, anche perchè da dieci anni non parla più con il figlio Kein-ichi che cova un profondo rancore nei suoi confronti. Soltanto una telefonata della nuora, che lo avverte della grave malattia del figlio, lo riporterà a un contatto col mondo e alla progressiva consapevolezza che la sua è stata un’autentica fuga dalla vita.

Per rimediare alla totale incomunicabilità che lo separa da Kein-ichi, dovuta a un suo grave torto, Takata decide di partire per la Cina con l’intento di realizzare il video a cui stava lavorando suo figlio prima di ammalarsi. Va così alla ricerca di un famoso cantante dell’opera cinese, una forma di spettacolo antichissima che si serve di maschere e costumi sgargianti.

Mille miglia... lontano di Zhang Yimou ci porta negli sconfinati territori della Cina rurale, attraverso paesaggi che tolgono il fiato, fra popolazioni che vivono rispettando ancora tradizioni secolari e che se le tramandano con l’orgoglio delle proprie origini.
Dal popolo cinese, ritratto forse con un eccesso di simpatia, Takata si sente accolto, rispettato, capito, e in particolare nasce una sintonia tra lui e il cantante Thai-lim, che deve scontare tre anni di carcere e soffre di terribili sensi di colpa per aver abbandonato il suo bambino ancora prima che nascesse.

Due padri, uno giapponese e uno cinese, sono accomunati dal rimorso verso i propri figli, ma sarà il primo ad imparare dal secondo, capace di esprimere apertamente, senza imbarazzi il suo dolore. Colpito da tanta schiettezza, Takata si incarica di portare al cantante incarcerato il figlio mai conosciuto, e questo ulteriore viaggio sarà quello che lo metterà direttamente in contatto con le radici del proprio essere.
L’incontro con il piccolo Yang Yang, la calda accoglienza dell’intero villaggio dove vive il bambino, l’impatto con i maestosi paesaggi che circondano quel luogo saranno per lui qualcosa di simile ad una rinascita.

“Mille miglia... lontano” è basato su sentimenti forti, trattenuti a lungo e poi lasciati liberi di esprimersi, ma è anche puntellato da momenti di ironia e leggerezza, come quelli che caratterizzano il rapporto tra Takata e il suo impacciato interprete cinese.
Il senso del viaggio, esteriore e interiore, e la sua necessità impregnano positivamente questo film, oscurandone i difetti. Zhang Yimou ritrova la sua vena intimista, dopo le esperienze spettacolari di “Hero” e “La foresta dei pugnali volanti”.

Mille miglia lontano (Hong Kong, Cina, Giappone, 2005)
Regia: Zhang Yimou
Cast: Takakura Ken, Shinobu Terajima, Jiamin Li
Distribuzione: Mikado





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