di Daniele Rovai

Il 28 maggio scorso, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato che l’Italia “avrà il suo nucleare”. Saranno decisioni “assennate” e “suffragate da organismi democratici” ma se sarà necessario contrastare le “scontate proteste dei locali”, i siti prescelti saranno controllati anche dai militari. Insomma: il governo parla di scelta democratica voluta dalla maggioranza degli italiani, ma poi avverte che userà la forza se quegli stessi Italiani non vorranno ospitare quelle centrali a casa loro. Da quando in qua una scelta democratica viene fatta non con il confronto e il dialogo ma con l’arroganza e la prepotenza di chi in quel momento comanda? L’uscita del presidente del Consiglio ribadisce la volontà della maggioranza di realizzare un nucleare governativo, militarizzato, usando un’informazione non obbiettiva.

di Alessandro Iacuelli

Il mensile La nuova ecologia, in collaborazione con Lorien Consulting, ha svolto uno studio su un vasto campione di italiani circa la produzione energetica del nostro Paese. Lo studio è stato presentato la mattina del 27 maggio a Roma, al Forum QualEnergia, iniziativa promossa insieme a Legambiente e al Kyoto Club. Il risultato potrebbe apparire più che sorprendente a quelle figure - praticamente tutte - del Governo italiano che vantano e ostentano un grande consenso da parte degli italiani anche sulle politiche energetiche. Secondo la ricerca, le fonti alternative piacciono a 8 italiani su 10, il 75% vorrebbe che l'energia fosse prodotta da solare e fotovoltaico, il 60% degli italiani e' contrario al nucleare, per 7 su 10 e' pericoloso. Oltre la metà si opporrebbe "con tutte le forze" alla costruzione di una centrale atomica vicino a casa propria. In generale, le questioni ambientali preoccupano il 68,7% dei cittadini, più del rischio terrorismo e guerre al 22,1% e del problema casa al 4,9%.

di Alessandro Iacuelli


“Il 2008 è stato un anno un po’ paradossale per l´energia nucleare. E’ stato il primo anno dal 1955 in cui nemmeno un reattore nucleare è entrato in funzione”. A dichiarare tutto ciò è stato il direttore dalla International atomic energy agency (Iaea) Mohamed ElBaradei, nel suo intervento conclusivo alla “International ministerial conference on nuclear energy in the XXI century”, appena terminata a Pechino. Sono invece 10 i nuovi reattori che hanno visto l'inizio della loro costruzione: la crescita nucleare avviene tutta in Asia, con la Cina in testa, seguita da India e Russia. Invece, negli Stati Uniti la novità è la decisione da parte di Barack Obama di non finanziare nuovi impianti nucleari e senza fondi pubblici l’industria dell’atomo ha scarse possibilità di autosostenersi. Ancora una volta l'Italia è in controtendenza, con l'annuncio di riavviare il proprio programma nucleare.

di Eugenio Roscini Vitali

Ormai sono anni che si dibatte sulla questione degli inceneritori a recupero energetico e che, in gran parte del mondo industrializzato, centinaia di organizzazioni che s’ispirano all’interesse pubblico s’impegnano a favore di tecnologie alternative; un’opposizione pubblica e trasversale della società civile che ha portato alla chiusura e alla mancata realizzazione di centinaia di impianti. I motivi: c’è chi afferma che gli inceneritori sono pericolosi perché producono fumi dannosi alla salute della comunità; chi preme sul fatto che rimane il problema dello smaltimento dei fanghi residui contenenti metalli pesanti altamente inquinanti e delle ceneri derivanti dalla combustione; chi parla di inceneritore come soluzione che comunica un’illusione e di rifiuti che non scompaiono ma che cambiano solamente la composizione chimica, diventando ancora più pericolosi. C’è poi chi sostiene che la termovalorizzazione non danneggia la salute, come il presidente dell’Azienda Generale Servizi Municipali di Verona (AGSM), l’avvocato Gian Paolo Sardos Alberini, che in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano l’Arena spiega i vantaggi e le garanzie sanitarie che fanno dell’impianto scaligero di Cà del Bue un servizio prezioso per la comunità.

di Alessandro Iacuelli


All'indomani dello spot politico-elettorale del governo Berlusconi, consistente nel dare enfasi all'apertura dell'inceneritore di Acerra, sono rimasti i dubbi circa il fatto che quell'impianto abbia davvero "traghettato la Campania nella modernità". A parte ogni discussione, speculativa o meno, su quanta modernità ci sia in una macchina a vapore - poiché un inceneritore in fin dei conti è semplicemente una macchina a vapore, con tanto di odore ottocentesco, piuttosto che da terzo millennio - restano sul terreno i problemi derivanti dal disastro ambientale avvenuto in Campania. E quando si dice "sul terreno", ci si riferisce ai milioni di tonnellate di "ecoballe" prodotte per anni senza poter essere eliminate, e talmente irregolari da non poter essere bruciate da nessuna parte. Ma l'impianto di Acerra, questo è il maggiore timore di chi ci abita a poca distanza, cosa brucerà? Sarà mica usato per bruciare quelle ecoballe?


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