di mazzetta

L'undici settembre del 2001 ha segnato più di ogni altro evento recente la storia del pianeta; quel giorno ero davanti alla televisione che trasmetteva in edizione straordinaria le immagini della prima torre del WTC in fiamme, quando si materializzò un secondo aereo che colpì la seconda torre. In quel momento fu chiaro a tutti che non si trattasse di un incidente, ma di un clamoroso attentato. Immediatamente il mio pensiero andò alla reazione americana e non ebbi alcun dubbio che la risposta dell'amministrazione Bush sarebbe stata a mano armata. Le due torri erano ancora in piedi, e ancora non si avevano notizie degli altri due aerei dirottati, ma non ebbi nessun dubbio che le due torri in fiamme colpite da due aerei di linea dirottati sarebbero state interpretate come un atto di guerra, al quale gli americani avrebbero risposto con la guerra. Poi successe altro: altri due aerei dirottati, il Pentagono colpito, il crollo delle torri. L'amministrazione Bush subì quel giorno la peggior sconfitta che fosse mai stata inferta agli Stati Uniti e al suo poderoso apparato militare: per la prima volta il territorio americano veniva attaccato in grande stile e la nazione si scoprì nuda ed impotente di fronte alla determinazione di un nemico lontano e modesto; un nemico che grazie alla sua determinazione e al sacrificio di alcuni uomini aveva per la prima volta risposto militarmente colpendo il suo territorio metropolitano, provocando una strage spettacolare diffusa in diretta su tutti gli schermi del pianeta.

di Carlo Benedetti

Tante le definizioni politico-diplomatiche per quest'isola Lost dei nostri giorni. L'antica e mitica Cipro è definita, di volta in volta, come terra dell'assurdo, zona della linea verde e dell'ultimo muro, spina nel fianco della Nato, isola di tensione permanente, quartier generale della criminalità. E ancora: Tortuga del Mediterraneo, paradiso fiscale dei nuovi russi, miccia a lenta combustione… Ma una cosa - al di fuori di queste definizioni - è certa: Cipro è un'isola che può esplodere in ogni momento per il fatto che è uno dei punti critici dell'Europa. E dove le sinistre fanno, dal punto di vista politico, il bello e il cattivo tempo. Tanto da arrivare, nei giorni scorsi, alla vittoria nelle elezioni legislative (le prime dopo il rifiuto del piano di riunificazione proposto dall'Onu) con una coalizione a dir poco eterogenea. Con cinque partiti i quali, pur se di diversa estrazione, hanno trovato un minimo comune denominatore per la gestione del potere. In prima linea quel "Dyko" che è sì di centrodestra (finanziato dagli americani) ma che esprime forti posizioni di centro: è il partito del presidente della Repubblica, Tassos Papadopoulos, che non nasconde le sue simpatie per le forze nazional-democratiche. A ruota c'è l'"Akel", di chiara ispirazione comunista, sostenuto dai nazionalisti di sinistra e guidato dal presidente del Parlamento Demetris Christofias. Partito sempre egemone (pur se ora con un calo in percentuale) che segna nel profondo le scelte di politica estera. Seguono poi, sempre nella coalizione vittoriosa, l'"Edek" socialista, l'"Evroko" europeista e la formazione ecologista dei Verdi.

di Daniele John Angrisani

Hiba Abdullah è sopravvissuta al massacro di Haditha dello scorso 19 novembre. Non così altre sette persone che si trovavano in quel momento nella casa di suo padre. Hiba ha visto con i suoi occhi i marines entrare in casa sua e sparare per uccidere prima suo marito, Rashid Abdul Hamid, e poi suo padre, Abdul Hamid Hassan Ali, di 80 anni, costretto sulla sedia a rotelle per una malattia. La sorella, Asma, è letteralmente crollata al suolo quando ha visto suo marito ucciso dinanzi ai suoi occhi. Asma aveva un bambino di 5 anni, che è stato portato miracolosamente fuori dalla casa da Hiba per sfuggire alla furia criminale dei marines. Quando Hiba ed il bambino sono rientrati dopo che i marines avevano abbandonato la casa, avrebbero scoperto che anche Asma era stata uccisa.

di mazzetta

Gli Stati Uniti invasero l'Iraq dopo aver preso accordi con tutti i paesi confinanti. Lunghi colloqui preliminari coinvolsero non solo i paesi mediorientali tradizionalmente alleati, ma anche Siria ed Iran, che collaborarono con gli americani attraverso lo scambio di informazioni e le convenzioni di frontiera, affidate completamente alla loro benevolenza poiché gli americani rinunciarono fin da subito a controllare le frontiere irachene. In quel momento gli Usa che attaccavano Saddam sembravano spingere per accordi storici con Siria, Libia ed Iran, affermando di voler stabilizzare la regione con le buone o con le cattive. La Rice trovò buona accoglienza, la Siria fece di tutto per accondiscendere alle richieste americane, un cammino che poi ha portato anche allo storico ritiro dal Libano, la Libia concluse un accordo-quadro per il quale ora è un paese rispettabile e anche l'Iran mostrò di ambire a una soluzione anche a costo di concedere contropartite non scontate.

di Bianca Cerri

Saddam Hussein, ieri davanti ai giudici per crimini contro l'umanità, avrà sicuramente provato un moto d'invidia apprendendo che i liberatori dell'Iraq sono riusciti a fare molte più vittime di quelle attribuite al suo regime. All'obitorio di Baghdad, nella zona nord della città, arrivano centinaia di cadaveri che recano ancora visibili i segni della violenza e della tortura portate all'estremo. Nell'infernale Iraq di oggi, dove ormai non esiste più nulla, questa è la meta finale per i civili innocenti uccisi a tradimento nelle strade. Per quelli che non hanno nome, se nessuno verrà ad identificarli, ci sarà solo una fossa con sopra un numero. Parenti e amici in cerca di persone scomparse arrivano quando è ancora buio e aspettano in silenzio di varcare il pesante cancello di ferro ed effettuare eventuali riconoscimenti. Rischiano di morire anche loro come tutti, perché anche fuori dall'obitorio impazzano bande di rapitori, cecchini, vendicatori che sparano a caso sulla gente. Una volta all'interno si coprono la bocca e il naso con stracci di fortuna per evitare di respirare aria satura di morte. Tra poco, con l'arrivo del grande caldo, la situazione peggiorerà, perché non ci sono celle frigorifere sufficienti a contenere i tanti corpi ammassati e quelli che continuano ad arrivare. Ogni tanto arriva un furgone a prelevare i cadaveri che devono essere sottoposti ad autopsia. Le bare di legno leggero vengono appoggiate in bilico addosso al muro per mancanza di spazio. In ogni angolo ci sono persone che piangono.


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