di Cinzia Frassi

Martedì scorso il Presidente iraniano Ahmadinejad ha annunciato in un discorso alla nazione che il 9 aprile l'Iran ha prodotto uranio arricchito al 3.5%, necessario per la produzione autonoma di combustibile nucleare e, riferisce l'Agenzia ufficiale iraniana Irna, lo avrebbe fatto sotto la supervisione dell'Aiea.
Nella stessa occasione il Presidente iraniano ha fatto sapere che l'intenzione futura è quella di produrre combustibile nucleare su scala industriale, additando gli Stati contrari a ciò come gli stessi che si opposero alla nazionalizzazione del petrolio iraniano degli anni Cinquanta.
Dichiarazioni forti, gridate ed a tratti minacciose quando afferma che "ora siamo una potenza nucleare". Risulta chiaro inoltre, da queste e da altre affermazioni, che Teheran non ci pensa proprio ad ottemperare all'ultimatum del Consiglio di Sicurezza in scadenza il 28 aprile prossimo.

di Alessandro Iacuelli

Lunedì 10 aprile, alle 20.40, gli italiani erano tutti davanti ad un televisore a prestare attenzione ai risultati elettorali e disattenzione a tutto ciò che non riguardava voti, schede, Camera e Senato.
Così, nonostante uno dei temi fondamentali dei programmi di entrambe le coalizioni sia quello energetico e riguardi in particolare il ritorno all'uso dell'energia nucleare, è sfuggito a tutti che in quel preciso istante in Giappone, 3.40 ora locale, in una centrale nucleare in costruzione situata a Rokkashomura, nella provincia settentrionale di Aomori, qualcosa non ha funzionato.
Secondo i comunicati ufficiali giapponesi, l'incidente è stato causato da una miscela avente un volume di circa 40 litri di Mox.
Il Mox è un combustibile nucleare, un liquido contenente 260 grammi di uranio e un grammo di plutonio: é fuoriuscito dal reattore centrale durante delle operazioni da parte di tecnici addetti alla messa a punto del reattore.

di Carlo Benedetti

Il Cardinale Theodore Edgar McCarrick Si muove l'altra America, ma la grande stampa mondiale mette il silenziatore. Perché la notizia delle manifestazioni degli immigrati "irregolari" - che sconvolgono le principali città statunitensi chiedendo cambiamenti sociali improntati ad uno spirito umanitario - viene trascurata, sottovalutata. Forse anche per il fatto che a guidare le proteste è un cardinale: Theodore Edgar McCarrick, Arcivescovo di Washington noto non tanto per la campagna contro i sacerdoti pedofili (che agitò gli Usa nel 2002) quanto per i suoi interventi in Vaticano, nel 2004, quando la Chiesa si interrogò sul rapporto tra povertà e globalizzazione. In quella occasione fu proprio lui a far sentire forte la sua voce in favore di una politica di vero appoggio ed aiuto ai poveri. Coerentemente, oggi il cardinale scende in piazza per unirsi a centinaia di migliaia di dimostranti che si muovono in varie regioni degli Usa.

di Carlo Benedetti

Non sapremo mai se Silvio Berlusconi e Vladimir Putin si sono baciati sulle labbra come vuole la vera tradizione russa. Le cronache, comunque, ce li hanno sempre presentati sorridenti, sicuri, aitanti, gagliardi e prestanti. Con qualche lampo di vita non propriamente "ufficiale" come informò un cronista italiano il 26 ottobre 2001 precisando che a Mosca il presidente russo aveva ricevuto l' "amico Silvio" nella Sala Ovale del Cremlino: "Una stretta di mano, un abbraccio e un bacio su ogni guancia all'usanza russa hanno dato il via all'incontro che dai cinquanta minuti previsti si è allungato fino a due ore e mezza". Poi, andando avanti nelle cronache, abbiamo saputo che Berlusconi parlava del "mio amico Volodia" e che Putin, ricambiando, diceva "Silvio, moj daragoi", Silvio mio caro…

di Alessandro Iacuelli

Si sta profilando una vittoria storica per la coalizione di centro sinistra alle elezioni in Ungheria: per la prima volta nella storia della giovane democrazia del Paese, un governo sta per essere riconfermato dal popolo alle urne. La certezza definitiva si avrà al secondo turno del 23 aprile. Finora, negli ultimi 17 anni, ad ogni elezione, i governi erano stati ogni quattro anni tutti rimandati a casa.
Elezioni importanti per l'Ungheria, le quinte dopo la caduta del Patto di Varsavia nel 1989 e le prime dopo l'adesione all'Unione europea nel 2004. Il governo che sarà eletto in questa tornata elettorale sarà quello che avrà il difficile compito di traghettare il Paese verso l'adozione dell'Euro come moneta corrente.
Stando ai risultati del primo turno elettorale, il Partito Socialista Mszp guidato dall'attuale capo del governo Ferenc Gyurcsany, si conferma il primo partito del Paese; sommando i suoi voti all'alleato "storico", il Szdsz (Partito liberale), potrà probabilmente confermarsi al governo.
Il principale partito di opposizione, il Fidesz (Alleanza dei Giovani democratici) guidato dal leader conservatore Viktor Orban, che é stato Premier dal 1998 al 2002, ha pochi voti in meno del Mszp: da solo non ha i numeri per governare, né ha alleati per dare vita a una sua coalizione.


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