di Carlo Musilli

“Una scelta esistenziale senza possibilità di ritorno”. Così, dalle colonne del Times, il premier britannico David Cameron ha definito il referendum sulla Brexit che si terrà mercoledì 23 giugno. “Rischiamo di commettere un grave errore - ha aggiunto il numero uno di Dowing Street - che porterebbe il Paese in una debilitante incertezza per almeno un decennio”. Cameron ha poi chiarito che, anche in caso di vittoria del “Leave”, non intende abbandonare la guida del Governo, perché si considera l’uomo più adatto a trattare con Bruxelles.

Intanto, però, i sondaggi confermano che sui risultati del referendum peserà molto l’onda emotiva scatenata dalla morte di Jo Cox, la parlamentare laburista uccisa la settimana scorsa da un fanatico per il suo attivismo contro la Brexit. La prima rilevazione dopo l’omicidio vede il “Remain” di nuovo in vantaggio sul “Leave”, anche se di poco (45 contro 42%). A fare la differenza, stando a questi numeri, saranno ancora una volta gli indecisi.

La situazione appare tuttavia molto meno incerta se guardata con gli occhi dei bookmaker, cui gli operatori finanziari danno spesso più credito che ai sondaggisti. Secondo le rilevazioni di Ladbrokes, una delle più grandi case di scommesse anglosassoni, la probabilità che il Regno Unito rimanga in Europa è del 73 percento. Un margine davvero ampio, forse troppo, ma che si è allargato di ben 10 punti percentuali all’indomani dell’omicidio Cox. Ladbrokers, in sostanza, conferma che questo referendum ha davvero poco di razionale: comunque andrà a finire, sembra proprio che la maggior parte degli elettori britannici voglia prendere questa decisione usando molto lo stomaco e poco i neuroni.

Eppure, basterebbe riflettere davvero poco per rendersi conto che per Londra uscire dall’Unione europea sarebbe una follia da qualsiasi punto di vista. Innanzitutto per le conseguenze economiche immediate: secondo l’Ocse, con la Brexit il Pil del Paese calerebbe di almeno il 3% entro il 2020, mentre le Confindustria britannica stima che i posti di lavoro a rischio sarebbero addirittura un milione. La sterlina cadrebbe a picco (-15/20% per Goldman Sachs) e il cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha detto che i prezzi degli immobili potrebbero registrare un calo compreso fra il 10 e il 18% nel giro di due anni. Non solo: le più importanti banche internazionali fuggirebbero dalla City di Londra (per trasferirsi probabilmente a Dublino), il sistema sanitario entrerebbe in crisi e lo Stato non avrebbe più abbastanza soldi per pagare tutte le pensioni. Intanto, sui mercati si scatenerebbe il panico.

L’economia e la finanza, però, non sono tutto. La Brexit aprirebbe anche una serie di problemi dal punto di vista politico e diplomatico, incertezze molto gravi cui il fronte del “Leave” non ha mai dato alcuna risposta. In primo luogo, al di là del generico effetto contagio in tutta Europa (è facile prevedere che un po’ ovunque prenderebbero piede i movimenti per uscire dall’Ue), Londra rischia di non poter più evitare la spaccatura con Edimburgo.

Se in Scozia vincerà il no alla Brexit, mentre il resto del Regno Unito voterà per staccarsi da Bruxelles, gli scozzesi chiederanno di organizzare un secondo referendum per decidere se seguire l’UK o abbandonarlo per rimanere in Europa. A quel punto, il governo centrale non avrà più armi per evitare la secessione, perché molti degli argomenti pretestuosi impiegati dalla propaganda pro-Brexit potrebbero essere usati anche dai nazionalisti scozzesi per sostenere la causa dell’indipendenza da Londra.

C’è poi la questione irlandese. Gli antieuropeisti vogliono mettere sotto controllo il numero di immigrati comunitari che ogni entrano nel Regno Unito e questo significa che bisognerebbe chiudere il confine fra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord. In caso contrario, infatti, qualsiasi europeo potrebbe prendere un aereo per Dublino e di lì un treno per Belfast, ritrovandosi senza alcun controllo sul suolo di Sua Maestà. D’altra parte, la chiusura della frontiera danneggerebbe non poco l’economia nordirlandese e rischierebbe di mettere a rischio la pace nell’Ulster.

Infine, il problema del commercio. I fautori della Brexit hanno chiarito che intendono abbandonare il mercato unico europeo e porre fine alla libera circolazione. Da questo si deduce che non punteranno a accordi sulla falsariga di quelli siglati con l’Ue da Norvegia e Svizzera, che godono di un ampio accesso al mercato europeo. Qualcuno ha parlato di prendere a modello il sistema adottato dal Canada per le relazioni con l’Unione, altri hanno tirato in mezzo l’Albania. L’unica certezza è che il Regno Unito non avrebbe mai più pieno accesso al mercato europeo, da cui dipende circa la metà dei suoi scambi commerciali.

Quanto all’altro 50%, il fronte del “Leave” non ha mai spiegato in che modo pensa di sostituire gli oltre 50 accordi di libero scambio in vigore fra l’Ue e altri Paesi del mondo. Intanto, Usa e Cina hanno già fatto sapere che non negozieranno accordi commerciali separati di maggior favore per Londra, dal momento che né Washington né Pechino hanno alcun interesse a incentivare la disgregazione dell’Ue.

Insomma, dati alla mano, i britannici avrebbero una valanga di buone ragioni per mettere la croce su “Remain”. Le indagini sulle intenzioni di voto dicono che molti di loro si affideranno alla casualità delle emozioni per decidere, piuttosto che usare la logica e arrivare così all’unica conclusione sensata. Ma se sceglieranno di rimanere in Europa per la compassione ispirata dall’omicidio Cox, andrà bene lo stesso. Vorrà dire che, in futuro, a scrivere i programmi elettorali saranno direttamente gli allibratori.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy