Il giorno del Ringraziamento è stato una strage negli Stati Uniti, con duecentomila contagi e più di duemila morti. Erano state abolite le grandi parate annuali che si svolgono a New York con carri allegorici, bande musicali e persino animali vivi presi in prestito dallo zoo locale. Pochi gli americani che hanno intrapreso lunghi viaggi per visitare parenti e amici e rendere grazie delle molte benedizioni godute durante l'anno. In realtà, dato il clima esasperato e frustrante in cui aleggiava l'angoscia della morte, c'era ben poco da ringraziare, al massimo si poteva sperare che le persone amate riuscissero a sopravvivere all'arroganza del virus.

 

Mentre passavano le ore il numero delle vittime continuava implacabilmente ad aumentare e non sarebbe stato necessario aggiungere altra sofferenza a quella che già assediava l'intero paese. Ma Donald Trump non ha rinunciato a rendere ancora più dolorosa l'incertezza collettiva dando gli ultimi colpi di coda del suo mandato come una lucertola moribonda. Mancano ormai pochi giorni alla nomina ufficiale del suo successore ma il presidente uscente è riuscito a pianificare cinque esecuzioni di detenuti federali per dimostrare che il potere è ancora nelle sue mani. Il procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr, lo ha assecondato.

Trump è così riuscito ad aggiudicarsi un record, visto che da oltre un secolo non venivano messi a morte condannati alla vigilia dell'inaugurazione di un mandato presidenziale. Usando alcune acrobazie dialettiche ha anche stabilito che il governo federale potrà impiccare, gasare e fucilare i detenuti qualora non ci siano a disposizione le sostanze previste per l'iniezione letale. Mancano meno di due mesi al passaggio di poteri, un lasso di tempo che gli americani chiamano “lame duck”, ovvero anatra zoppa. L'amministrazione Trump avrà dunque ancora il tempo per produrre altre imbarazzanti sorprese. Una delle esecuzioni è già stata eseguita. Il 12 è prevista quella di Alfred Bourjois.

E' sinceramente inconcepibile che una persona sana di mente, mentre il mondo lotta contro una pandemia, dia l'assalto alla dignità umana servendosi dalla giustizia federale. soprattutto in uno stato come l'Indiana, flagellato dal COVID. Anche nelle giurisdizioni in cui la pena capitale è stata abolita i detenuti soggetti ai protocolli federali possono ancora essere giustiziati. La legge federale è infatti molto diversa da quella statale e viene applicata solo per reati che implichino aggravanti relative allo spaccio internazionale o al terrorismo. Per volere di Trump tutte le esecuzioni in programma devono avvenire entro il 20 gennaio. Le date erano state fissate per i primi di dicembre e il giudice che doveva emettere i mandati di morte non fosse stato colpito dal COVID.

Il 10 dicembre dovrebbe essere giustiziato Brandon Bernard, 40 anni, condannato alla pena capitale quando ne aveva diciotto. Altre due esecuzioni dovevano avvenire il 12 ed il 15 dicembre ma ci sono stati dei rinvii. La cosa è irrilevante perché a Trump importa soltanto che avvengano entro il 20 gennaio, In seguito la pena capitale andrà probabilmente avanti. A partire dal 20 gennaio sono in programma 17 altre esecuzioni, la prima delle quali il 21 gennaio e, a quanto si sa, il metodo d'elezione rimarrà l'iniezione letale, a meno che il condannato non decida altrimenti. Per la legge di stato è e sarà sempre il governatore a sancire le condanne capitali. L'exploit di morte voluto da Trump è solo un ridicolo stratagemma per passare alla storia.

Quanto a Biden, in teoria l'uomo si dice contrario ma nei 50 anni della sua carriera politica si è dimostrato molto cauto in materia. Anche Kamala Harris andrà a seconda come gira il vento.

Trump ha dato una speronata alla pena capitale limitatamente a quella federale ma già il 21 gennaio in Texas è in programma l'esecuzione di Blaime Milam, 31 anni, condannato a motte quando ne aveva diciotto. La speronata di Trump colpirà anche lui ma l'unica intenzione del presidente uscente è vendicarsi della sconfitta uccidendo esseri umani.

Il 15 gennaio sarà giustiziato Corey Johnson. Il suo è un caso federale in quanto rientra nel protocollo ADPEA - ovvero Anti-Terrorism and Effective Death Penalty Act - voluto da Bill Clinton nel 1996 che mette insieme spaccio di droga, omicidi e terrorismo. Reati che non hanno nulla a che vedere con l'unica donna, della triste lista, Lisa Montgomery, destinata ad essere giustiziata il 13 gennaio. Lisa 52 anni, ne ha trascorsi 16 in una cella di due metri, nel braccio della morte. Da bambina la sua stessa madre e il patrigno avevano infierito su Lisa e sulle due sorelle con maltrattamenti fisici e molestie sessuali. Il 90% delle donne in galera hanno subito violenza da bambine.

Il senso d'incertezza le seguirà poi per tutta la vita. Da adolescente Lisa era visibilmente vulnerabile. Anche i genitori affidatari avevano abusato di lei. L'uomo ha ammesso di averla portata in un camper e ceduta ad altri uomini che la violentavano a turno. Le sorelle, raggiunta la maggiore età, avevano preso ciascuna la propria strada. Gli assistenti sociali presero in carico Lisa affidandola ad un'altra famiglia che avrebbe dovuto restituirle un po' di fiducia nella vita. Ma la cosa non aveva funzionato. Le brutture del passato hanno devastato la mente di Lisa in modo indelebile. Un avvocato aveva cercato di aiutarla portandola da un terapista ma la ragazza era fuggita. A 15 anni vagava nelle strade vivendo un'esistenza fatta di giorni opachi. L'unico suo desiderio era trovare un cucciolo di cane e la proprietaria di un allevamento gli aveva promesso. La donna, Bobbi Jo Stinnet, però stava per diventare madre e ci sarebbe voluto un po' di tempo.

Lisa tornò a vagare nella cittadina del Missouri dove era nata. Quando la polizia la fermo disse di avere quattro figli che l'aspettavano a casa. Bambini che esistevano solo nella sua fantasia. Quando la trovarono aveva accanto un cucciolo di cane e un bambino appena nato tra le braccia. Lisa aveva cercato di attenuare la propria solitudine rubando un bambino dal ventre di un'altra donna.

Nei sedici anni trascorsi nel braccio della morte, Lisa ha continuato a credere di essere incinta, la sua mente bruciata dalla solitudine e dalle violenze subite ormai non era più recuperabile. Brutalizzata da uomini e donne, malmenata, violentata e tradita, non era più in grado di distinguere il bene dal male. Ci sono crimini che l'opinione pubblica non perdona. Prendersi il figlio di un'altra è uno di questi. Lisa avrebbe potuto espiare la propria colpa in cercare. Ma questa volta si è imbattuta in assassino perverso e il 15 gennaio si avvierà verso quell'ultimo miglio verde che porta alla morte...

 

 

 

 

 

 

 

 

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