Dopo mesi di attesa senza alcun pathos, adesso ci siamo. Con il pareggio per 1 a1 sul campo dell'Udinese, a firma di osimeh (e non poteva essere altrimenti) il Napoli si cuce sul petto il terzo scudetto della sua storia: il primo con Maradona non più in campo, ma sull'insegna dello stadio. Il trionfo azzurro era una certezza ormai da mesi per colpa della concorrenza, che non è esistita. L'anno di grazia della squadra di Spalletti, va detto, ha coinciso con l'annus horribilis delle grandi strisciate del Nord, perlomeno in Campionato. Difficile ricordare un altro Campionato in cui Inter, Milan e Juventus abbiano perso punti con la facilità irrisoria degli ultimi mesi: perfino in casa, perfino con le squadre sulla carta più deboli della Serie A.

Questa congiunzione astrale favorevole, però, non deve indurre a sminuire l'impresa del Napoli. Prima ancora della brillantezza in campo, merita di essere sottolineato il coraggio della società, che la scorsa estate ha ricostruito la squadra praticamente da zero. Salutate in un colpo solo tre icone come Insigne, Mertens e Koulibaly, De Laurentiis ha piazzato una serie di scommesse, puntando su nomi non proprio noti al grande pubblico come Kim, Anguissa, Lobotka, Osimehn e Kvatskhelia. La cosa straordinaria è che le ha vinte tutte: ogni singolo acquisto ha avuto un rendimento di gran lunga superiore alle aspettative, e quello che doveva essere un progetto tutto da costruire si è trasformato in un'alchimia calcistica a tratti irreale, capace di segnare quattro gol al Liverpool e sei all'Ajax (ad Amsterdam).

Per quanto riguarda la situazione dietro al Napoli, la lotta per la Champions si complica ancora. In seconda posizione si conferma la Lazio, che - non senza fatica - batte 2-0 in casa il Sassuolo: a segno Felipe Anderson nel primo tempo e Basic nel recupero.

I biancocelesti operano così il controsorpasso ai danni della Juventus, che in precedenza aveva superato 2-1 il Lecce a Torino grazie a due splendide reti dei redivivi Vlahovic e Paredes.

In quarta posizione, a -3 dai bianconeri, si conferma l'Inter, che a San Siro travolge per 6-0 il Verona: oltre alle doppiette di Lautaro e di Dzeko, da segnalare il jolly da distanza siderale di Calhanoglu.

Disastro invece per il Milan, che pareggia 1-1 sul campo della Cremonese (Messias risponde a Okereke). Con questo risultato il Diavolo non solo si fa staccare di due lunghezze dai cugini nerazzurri, ma viene addirittura raggiunto in classifica dell'Atalanta e dalla Roma.

La Dea vince infatti per 3-2 la sua partita casalinga contro lo Spezia: vantaggio ligure con Gyasi, poi le reti di De Roon, Zappacosta e Muriel ribaltano il risultato. Bourabia riapre la partita, ma non basta. Brividi finali con la traversa di Verde.

I giallorossi, invece, tornano con un solo punto dalla trasferta di Monza: l'1-1 finale porta le firme di El Shaarawy (che poi si infortuna) e di Caldirola.

Infine, chiudono il quadro della giornata due risultati ormai piuttosto inutili: la vittoria per 2-0 del Torino sulla Sampdoria e il pareggio per 3-3 fra Salernitana  e Fiorentina.

Il Napoli perde l’occasione di vincere lo scudetto. La Juve perde l’occasione di salire al secondo posto in solitaria. La Lazio perde l’occasione di allungare nella lotta Champions. La Roma riesce addirittura a buttare una vittoria in cui passa in vantaggio al 94esimo. La giornata degli sprechi, insomma.

Il più fragoroso è quello del Napoli, a cui sarebbe bastato vincere contro la Salernitana per conquistare matematicamente il terzo scudetto della sua storia, che non è più in discussione ormai da mesi. Non è successo: è finita 1-1, con il pareggio dei padroni di casa segnato da Dia (che ha ispirato ai titolisti di mezza Italia titoli per nulla scontati sulla “Mano di Dia”). Trionfare quando ancora è aprile sarebbe stato clamoroso, ma, a pensarci bene, probabilmente è meglio così. Con tutto il rispetto per Salerno, quella del Napoli è una festa che negli annali va associata al prato del Diego Armando Maradona.

Gli azzurri avrebbero potuto vincere perché, nel frattempo, la Lazio ha perso ancora. Stavolta contro l’Inter, 1-3 in rimonta, ma per palese inferiorità. Passati in vantaggio con Felipe Anderson, in biancocelesti vengono prima raggiunti e poi superati nell’ultimo quarto d’ora dai padroni di casa con Lautaro (doppietta) e Goesens.

La squadra di Sarri rimane però al secondo posto perché, nel posticipo, la Juve non va oltre il pareggio sul campo del Bologna. I padroni di casa passano addirittura in vantaggio nel primo tempo con un rigore assegnato per la prima volta direttamente dal Var (il monitor a bordocampo non funzionava). Prima dell’intervallo Milik sbaglia un rigore, ma nel secondo tempo trova il modo di rifarsi segnando il gol del pareggio.

I distacchi si assottigliano e la lotta Champions è ormai un ingorgo da tangenziale all’ora di punta anche perché, in uno degli anticipi di giornata, Roma-Milan è finita 1-1. Un risultato che non serve a nessuno, ma che si rivela una beffa soprattutto per i giallorossi, che vanno a segno al quarto minuto di recupero con Abraham ma poi tre minuti dopo si dimenticano di marcare Salemakers che mette a segno la rete del pari.

Si rifà sotto l’Atalanta, che batte per 2-1 in trasferta il Torino (decisivo un magnifico gol di Zapata nel finale) e si porta a -2 dal trenino composto da Inter, Milan e Roma, tutte a 57 punti in quarta posizione.

A metà classifica, ritrova il successo la Fiorentina, che travolge 5-0 la Sampdoria, mentre il Sassuolo supera 2-1 l’Empoli e il Monza batte 2-0 lo Spezia. I liguri vengono così raggiunti dal Verona, terzultimo in classifica, che pareggia per 1-1 contro la Cremonese, sprecando così l’occasione di tirarsi fuori dalla zona retrocessione. Un’occasione mancata, tanto per cambiare.

Chiude li quadro della giornata la vittoria casalinga per 1-0 del Lecce sull’Udinese.

  

Non c’era modo migliore per riprendersi dall’eliminazione (inattesa) dalla Champions League. La certezza dello Scudetto è granitica da tempo, ma arrivare a un passo dalla meta proprio sul campo della rivale di sempre ha un sapore diverso. Così si spiega l’esultanza infinita dei giocatori del Napoli dopo il gol partita segnato da Raspadori al 93esimo minuto che in casa della Juventus.

Il Campionato italiano non interessa più davvero a nessuno. Di sicuro non a Napoli, Milan e Inter, che - in attesa del ritorno dei quarti di finale di Champions League - portano a casa una magra figura in Serie A. La più indolore, come ovvio, è quella del Napoli, che in casa contro il Verona non riesce a trovare la via del gol e chiude la gara con un magro 0-0. Da segnalare solo un exploit di Osimeh, che entra, gioca 20 minuti e colpisce (con forza) una traversa.

Davanti c’è il Napoli, che continua a vincere (venerdì 1-2 sul campo del Lecce) ed è ormai a 4 successi dalla certezza matematica dello scudetto. Dietro, intanto, succede di tutto.

La Lazio consolida il secondo posto battendo 2-1 all’Olimpico la Juventus. Nel primo tempo i biancocelesti passano in vantaggio con Milinkovic Savic, ma vengono raggiunti pochi minuti dopo dagli ospiti con Rabiot, abile a buttare dentro un pallone incornato da Bremer su Romagnoli. Nella ripresa, i padroni di casa passano di nuovo con Zaccagni, che insacca un assist di tacco da stropicciarsi gli occhi di Luis Alberto. Da lì in avanti la Signora cerca furiosamente il pareggio, anche grazie all’ingresso di Chiesa, che crea scompiglio sulla destra. Ma il risultato non cambia più.


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