di Fabrizio Casari

Il capitano della Roma mette il suo doppio timbro sul derby e dedica la sua doppietta contro la Lazio (la prima in tutta la sua carriera) alla famiglia Sensi. Un modo affettuoso di proporre il brindisi ad un'avventura che in molti ritengono conclusa, ma che per altri ha tutte le condizioni per ricominciare. E nemmeno la lotta per lo scudetto sembra concludersi. Il Milan non ha saputo approfittare del mezzo passo falso dell’Inter e, sovvertendo tutti i pronostici della vigilia, si è fatto fermare in casa da Bari.

I cultori della democrazia calcistica saranno anche lieti del risultato: la capolista gioca in casa e, oltre a dover recuperare lo svantaggio, non riesce a battere l’ultima in classifica. Ma i tifosi milanisti contenti lo sono molto meno, dal momento che alla mancata vittoria si è aggiunta anche l’espulsione di Ibrahimovic, che ha ritenuto di dover assestare un colpo in risposta ad un contrasto.

Un fallo di reazione che rischia di costare caro al fuoriclasse svedese, evidentemente nervoso per il fatto che non segna da un mese: se il giudice sportivo deciderà di utilizzare la mano ferma come in altre precedenti occasioni, Ibrahimovic salterà il derby decisivo con l’Inter. Se invece Galliani saprà imporre alle istituzioni calcistiche i suoi interessi, come spesso è successo in passato, allora la punizione sarà più blanda, quasi un turno di riposo.

L’Inter, dal canto suo, soprattutto alla luce del pareggio tra Bari e Milan, ha perso una grande occasione per ridurre decisamente le distanze dalla vetta. Il pareggio di Brescia è stato il risultato di tre fattori: l’errore di Leonardo nel procedere ad alcune sostituzioni, la tragedia di Cordoba, che ha regalato al Brescia un gol, un rigore e la superiorità numerica, e lo straordinario Julio Cesar che, parando un rigore a tre minuti dalla fine, ha evitato la sconfitta dei nerazzurri.

Leonardo ha privato la squadra di Lucio, Pazzini e Nagamoto per inserire Cordoba, Karjia e Materazzi. I tre entrati sono visibilmente giocatori non all’altezza di una squadra di vertice: due per evidente mancanza di forma e raggiunti limiti d’età, il terzo per inadeguatezza tecnica e agonistica. E se si comprende l’uscita di Lucio, infortunato, non si capisce davvero perché far uscire Pazzini (che non potrà giocare con il Bayern) per far entrare il franco-marocchino, impalpabile e molle. Certo, l'uscita del fuoriclasse brasiliano ha messo in crisi una difesa fino a quel momento ottima; Ranocchia non era in grande serata e Materazzi a sinistra e Cordoba in mezzo hanno fatto il resto.

Le sostituzioni hanno confuso l’assetto tattico della squadra, (già priva di Cambiasso, Samuel, Chivu, Thiago Motta e Milito per infortuni vari) e l’hanno schiacciata davanti alla propria area permettendo il forcing finale del Brescia. Solo appunto grazie a Julio Cesar, non ha trasformato una vittoria utilissima in una sconfitta rovinosa. Non erano due o tre i gol di vantaggio e non c’era da rilassarsi. E se si pensava al Bayern, perché far uscire Pazzini? E se si voleva difendere il risultato, Obi e lo stesso Mariga non sono forse più adatti al contenimento di quanto non lo sia Karjia?

Scendendo giù per la classifica, non si può non guardare al 4 a 0 con il quale la sempre più straordinaria Udinese ha asfaltato il Cagliari in casa. Sanchez e Di Natale si dimostrano la coppia di attaccanti più in forma del campionato, godendo per di più, oltre dei loro straordinari mezzi tecnici e dell’intesa raggiunta, di un gioco di squadra che è veloce, spumeggiante, a tratti bellissimo e che ha nei due attaccanti dei veri e propri terminator. La squadra di Guidolin gioca davvero il miglior calcio del campionato e il bottino di reti collezionato fino ad ora racconta di un attacco stellare. Senza contare che, dopo lo sbandamento dell'inizio del campionato, successivamente un numero di risultati utili come quelli colti dai friuliani hanno fatto assumera la caratteristica di un cammino da scudetto. Altro che provinciale di lusso.

Ovviamente Pozzo gongola due volte: la prima guardando la posizione di classifica della sua squadra che, scavalcando di due punti la Lazio, si è portata al quarto posto subito dietro al Napoli, vincitore nel posticipo per 3 a 1 sul Parma. La seconda pensando al pacco di milioni di euro che riscuoterà con la vendita di Sanchez a Giugno. Il bomber cileno, ha infatti diversi e facoltosi pretendenti, su tutti il Manchester United e l’Inter. Sarà quindi una vera e propria asta a definire il futuro del “nino maravilla”.

Il derby romano se l’è aggiudicato la Roma, battendo per 2 a zero la Lazio. Due gol su calcio piazzato, ma soprattutto due gol di Totti. Si è così materializzato l’incubo peggiore per i laziali: quinta sconfitta consecutiva nei derby e, per giunta, per opera del capitano romanista. La partita è stata decisamente bruttina; per tutto il primo tempo si è sostanzialmente giocata a centrocampo e, in generale, ha avuto un tasso di agonismo superiore a quello dello spettacolo. Colpa soprattutto della Lazio, che è sembrata credere poco alla possibilità di vincere la partita. La squadra di Reja ha confermato la sua stiticità in zona gol; la sua permanenza nelle zone alte della classifica è infatti resa possibile da un grande rendimento della sua difesa. Non a caso i biancazzurri non hanno subìto gol su azione, ma non hanno nemmeno fatto un tiro in porta degno di nota in 90 minuti.

La Roma invece, che ha lasciato in panchina Borriello (mister 25.000 gol, come si è autodefinito con evidente modestia) pur dispensando diversi errori in fase d’impostazione per tutto il primo tempo, ha mostrato più cattiveria agonistica e maggiore esperienza nella gestione della partita, due elementi rivelatisi decisivi ai fini del risultato. Ancora una volta è risultato decisivo Pizarro, che ha dato i tempi e i ritmi della manovra senza mai buttare un pallone e si è anche procurato la punizione che ha sbloccato il risultato, oltre ad aver colpito una traversa con un gran tiro. L’augurio, per Montella, è che il clima nello spogliatoio migliori una volta per tutte e che la Roma accolga i nuovi proprietari con un posto in Champions League.

La Juventus sembra proprio non saper più vincere. Quale che sia l’avversario, a casa o in trasferta, la squadra di Del Neri non riesce più a ottenere i tre punti. L’area Europa League, pure ancora alla portata, rischia però di divenire scivolosa, dal momento che le squadre che la precedono cominciano ad assumere la configurazione di una brigata e quelle che potrebbero superarla (Fiorentina innanzi tutto) sembrano attraversare un buon momento. Farsi rimontare a Cesena non ha certo contribuito alla stabilità dello spogliatoio, ma sembra evidente che l’allenatore non ha più in mano le redini della squadra. Esonerare un allenatore a campionato in corso non è una soluzione alla quale la Juventus ricorre abitualmente, ma in questo caso è possibile che la prossima gara sia il definitivo esame d’appello.

Nel posticipo, come si diceva, il Napoli ha sconfitto il Parma per 3 a 1. Il rientro di Lavezzi ha permesso a Mazzarri di riproporre il tridente d'attacco e ora i partenopei si trovano ad un solo punto di distanza dall'Inter, che sarà ospite tra qualche settimana proprio al San Paolo. Il finale si annuncia agitato. La Fiorentina sembra ormai definitivamente sulla strada della ripresa e l’uno a zero con cui conquista i tre punti sul campo del Chievo (normalmente tutt’altro che facile impresa) la portano a soli due punti in classifica dalla Juventus. Il Catania di Simeone trova finalmente la vittoria contro la Sampdoria, che ormai colleziona solo sconfitte e si trova a soli tre punti dalla zona retrocessione. Sembra invece far bene la cura Morandi al Bologna, che espugna Lecce portandosi in zona sicurezza, mentre il Palermo di Zamparini e Serse Cosmi perde anche in trasferta contro il Genoa, attestandosi a 40 punti. La differenza tra il Palermo del girone d’andata e questo, è drammaticamente evidente, Quasi come quella tra un tecnico preparato come Delio Rossi e Cosmi; quasi come quella tra un presidente e Zamparini.

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