di Fabrizio Casari

E’ vero che siamo ancora all’ottava giornata, è vero che la preparazione in funzione dei preliminari di Champions ha obbligato la squadra friulana ad una preparazione destinata a farla entrare in forma più rapidamente delle altre, ma l’Udinese fa stropicciare gli occhi sia per come gioca sia per come vince. La squadra di Guidolin, in vetta alla classifica, detta legge anche in Europa, avendo appena battuto anche l’Atletico Madrid. La doppietta di Di Natale e il gol di Domizi indicano che per il Novara è stata una domenica bestiale. Una squadra che ha ceduto Sanchez, Inler e Zapata e che continua ad asfaltare tutti quelli che incontra, si conferma anche quest’anno come una delle migliori del campionato.

La Lazio di Reja, dal canto suo, dopo aver vinto il derby batte il Bologna in trasferta e piomba al secondo posto della classifica. Un risultato meritato quello di Bologna, che suggella il momento felice dei biancoazzurri in campionato, purtroppo invece indietro in Europa League. Niente di sorprendente, certo: l’organico laziale è di ottimo livello e l’innesto di un fuoriclasse come Klose e di un portiere affidabile come Marchetti non poteva che determinare un ulteriore salto di qualità. Gioca bene e sa vincere e quattro vittorie in trasferta dicono molto del carattere degli aquilotti.

Discorso in parte diverso per chi il campionato dell’anno scorso, invece, l’ha vinto senza incantare. In Salento, in una rocambolesca partita che ha mostrato una straordinaria prova di carattere del Milan, il Lecce ha sfiorato l’impresa ma, nello stesso tempo, denunciato la sua inguaribile ingenuità. In vantaggio di tre reti a zero si è fatto rimontare e battere da tre gol di Boateng e uno di Yepes, finendo così sconfitto in una partita che, per come si era messa, poteva solo vincere.

Alla fine del primo tempo, infatti, i rossoneri sembravano spacciati, ma ancora  una volta il calcio giocato racconta una straordinaria verità: corrono in 22, ma vincono gli undici che dispongono dei campioni. Non avere Thiago Silva al centro della difesa fa ballare molto i rossoneri, ma avere Cassano e Boateng ha fatto la differenza e saper gestire una rimonta è cosa da alta classifica, non da provincia, per generosa che sia. Forse un paradigma in piccolo di quello che indicherà il campionato nei prossimi mesi.

Alla Juventus non riesce la fuga preventivata, dal momento che viene bloccata dal Genoa e rischia anche di perdere una partita che l’aveva vista in vantaggio per due volte grazie ad una doppietta di Matri, che é davvero l’uomo che da un po’ riesce a mascherare i limiti dei bianconeri. L’arbitro Romeo, che molto non vede, grazia Pirlo e Bonucci e regala sei minuti di recupero che definirli eccessivi è un eufemismo. Ma il fatto è che la squadra di Conte si dimostra ancora un’incompiuta; non riesce mai ad avere il controllo della partita e sceglie di chiudersi a difendere il 2 a 1, rinunciando a tentare di vincere una gara che avrebbe dovuto portare a casa per come si era messa. La parte più interessante, però, si è vista quando Del Piero è stato inviato in campo a fine partita: il boato della tifoseria che ha salutato l’ingresso dell’uomo simbolo dei bianconeri ha detto tutto quello che i tifosi bianconeri pensano di del Piero e dello stile cafone con il quale Andrea Agnelli ha ritenuto di pensionarlo pubblicamente.

Il giovin signore, che è cresciuto sulle ginocchia di Giraudo, pare aver acquisito dal suo mentore solo la durezza del tratto, non certo l’abilità manageriale, per quanto ridimensionata da Calciopoli. Mai la triade cui l’agnellino s’ispira avrebbe commesso un così grave errore di comunicazione e d’immagine; avrebbe gestito di comune accordo con il giocatore modalità e tempi di un simile scelta e non avrebbe mai confuso l’importanza di un simbolo come Del Piero con una comparsata fuori luogo. Visto che Andrea Agnelli si dice affezionato alla storia della Juventus della triade, sarà bene che apprenda come Del Piero abbia contribuito a quei successi molto più delle stesse operazioni irregolari dei suoi dirigenti.

In un generale quadro disarmante della storia juventina degli ultimi cinque anni, l’irruzione di Andrea Agnelli sembra fino ad ora aggiungere errori su errori e testimonia che la povertà manageriale e quella tecnica si confermano. Il reingresso della famiglia Agnelli ha avuto solo il risultato di far schierare la stampa di famiglia, ma l’aspetto tecnico e manageriale resta deficitario assai. Quando si crede che Andrea Agnelli possa migliorare Blanc e che Pirlo possa cancellare Del Piero, si sommano due errori, non si trova una soluzione.

Torna al successo casalingo l’Inter, battendo con un gol di Thiago Motta un Chievo che, fino ad ora, non aveva regalato niente a nessuna delle grandi. Ad un punteggio più rotondo l’Inter poteva arrivare se Sorrentino (come capita spesso) non avesse sfoderato una grande prestazione e con una maggior precisione in zona gol; ma una difesa che non ha mai sofferto e Julio Cesar praticamente inoperoso testimoniano di una ritrovata solidità a centrocampo e in difesa dei nerazzurri.

Niente avviene per caso: il rientro di Snejider e Thiago Motta insieme a quello di Maicon hanno ridato geometrie, possesso palla e corsa sulla fascia, mentre lo spostamento al centro della difesa di Chivu si sta rivelando la mossa giusta. Quello di cui c’era maggior bisogno per la squadra di Ranieri che, finalmente, abbandona la zona bassissima della classifica.

Il Napoli pare entrato in un tunnel di opacità. Bloccato sul campo del Cagliari sullo zero a zero, a Mazzarri non resta che aggrapparsi alle letture delle sue partite che solo lui esprime. Ad ogni modo, una perdita di lucidità ed una forma fisica ridotta sono le due caratteristiche dei partenopei, che avrebbero bisogno di una panchina più lunga. La fase finale della partita ha presentato il conto delle fatiche di coppa al Napoli. L’impressione è che la Champions tolga troppe energie alla squadra di De Laurentis e che se a Gennaio non arriveranno rinforzi, gli obiettivi andranno ridimensionati.

La Roma ha trovato il ritmo che le compete e, sul suo campo, ha avuto ragione del Palermo con un gol di Lamela. Il giovane argentino, talento indiscutibile arrivato in estate grazie all’abilità di Sabatini, si è presentato alla sua prima apparizione all’Olimpico con un gol decisamente bello che fa intravvedere numeri che torneranno utilissimi alla squadra di Luis Enrique.

L’Atalanta torna a vincere sul campo del Parma e aspetterà l’Inter con una classifica buona e un umore che volge decisamente al bello, mentre la Fiorentina non riesce ad uscire dal suo periodo difficile. Come sempre, le critiche a Mihajilovic non mancano, non essendo l’allenatore serbo mai stato accettato dalla tifoseria viola, ma certo la crisi d’identità della squadra è palpabile. L’unica buona notizia è la forma di Jovetic ma le prossime tre partite saranno decisive per la sorte di Sinisa.

 

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