di redazione

Primi test importanti, prime risposte significative. Finalmente Roma e Napoli si scontrano con avversari di peso e confermano quanto di buono fatto vedere nelle prime tre giornate. Sono loro le capoliste solitarie: punteggio pieno a quota 12. Ad aprire le danze ci pensano i giallorossi, che nel derby pomeridiano allontanano i fantasmi della Coppa Italia e tornano a vincere una stracittadina dopo due anni di digiuno.

Nel primo tempo la Lazio si difende compatta, con la difesa bassa, e riesce a ripartire. La musica cambia decisamente nella ripresa, quando la Roma entra in campo molto più determinata e aggressiva, mentre i biancoazzurri calano vistosamente, complice una difesa rimaneggiata dagli infortuni e l'esordio di giovedì in Europa.

Il fattore che spacca la partita è l'ingresso di Ljajic: decisamente più efficace di Florenzi, il serbo dà ampiezza e velocità all'attacco della sua squadra, che inizia a giocare e a dominare sempre e solo sulla fascia destra. L'ultima mezz'ora è un assedio romanista: dopo il vantaggio siglato da Balzaretti su azione da calcio d'angolo, la Lazio non ha più energie per rispondere e nel finale capitola regalando un rigore proprio a Ljajic, che in pieno recupero trasforma senza problemi. La Roma continua così a coltivare ambizioni, mentre la Lazio deve porsi una domanda: la rosa è abbastanza competitiva per affrontare in modo adeguato Europa League e Campionato? Non sembra, ma questo è un problema classico del calcio italiano.

Nel posticipo serale il Napoli dà un'altra prova di forza. Dopo il 2-1 inferto in settimana al Borussia Dortmund, gli uomini di Benitez si sbarazzano con lo stesso punteggio del Milan. A San Siro, i gol arrivano all'inizio dei due parziali: il primo lo firma Britos di testa, il secondo Higuaìn con una fucilata da fuori area su cui Abbiati ha qualche responsabilità. Notizia della serata: Balotelli - che pure segna nel finale con uno splendido destro a giro - sbaglia il primo rigore in carriera. A pararglielo è un super-Reina, che sembra il fratello cattivo di quello che giocava nel Liverpool.  Il Napoli non ha ancora l'esperienza delle grandi nel gestire partite che potrebbe condurre in porto con grande tranquillità, ma la brillantezza del gioco dal centrocampo in su è superiore a quella di qualsiasi altra squadra italiana.

Subito dietro le prime della classe, a quota 10, troviamo Inter, Juventus e Fiorentina. I nerazzurri si dilettano in una simpatica scampagnata contro il Sassuolo, distrutto 7-0. Poche indicazioni di rilievo per Mazzarri da quello che è sembrato un allenamento agonistico di precampionato, ma fa piacere il ritorno al gol (addirittura una doppietta) di Milito. La squadra di Giorgio Squinzi invece rimane mestamente a zero punti e conferma di non essere all'altezza della categoria in cui si trova a giocare. Fra le tante pecche, contro l'Inter è stato quanto mai evidente che i neroverdi non hanno alcuna idea di come mettere un avversario in fuorigioco.

Con molti più problemi rispetto all'Inter, anche la Juvenus porta a casa i tre punti. Lo fa superando in affanno il coriaceo Verona, che nel primo tempo va addirittura in vantaggio con una zampata di Cacciatore. Prima dell'intervallo, però, i bianconeri rimettono le cose a posto: pareggia Tevez con un destro magico, poi Llorente serve il piatto della casa (l'incocciata di testa) e fa 2-1. L'attaccante spagnolo segna così il primo gol con la nuova maglia e manda un chiaro messaggio a Conte, che fin qui lo ha evidentemente sottovalutato. Perché, ad esempio, contro il Copenaghen ha scelto di puntare (invano) su Giovinco?

Appaiata alle due grandi c'è la Fiorentina, che a questo punto sarebbe a punteggio pieno se la settimana scorsa non avesse subito il pareggio in extremis del Cagliari. Stavolta i Viola si liberano con una certa tranquillità dell'Atalanta, battuta 2-0. La regia magistrale di Borja Valero a centrocampo e il talento di Rossi in attacco fanno dimenticare le assenze pesanti di Gomez, Cuadrado e Pizarro (i primi due infortunati, il terzo squalificato).

Scendendo ancora in classifica troviamo Livorno e Torino, entrambe a quota 7. I toscani strappano un punto contro il Genoa, che nell'ultima mezz'ora carica all'arrembaggio senza però riuscire a trovare la strada del gol. Alla fine è 0-0. I granata invece superano fuori casa il Bologna, che non vince al Dall'Ara addirittura dal 3 marzo. A firmare la vittoria è ancora una volta la premiata ditta D'Ambrosio-Cerci, già a segno contro il Milan. In mezzo, l'inutile pareggio di Natali.

Tra le varie crisi d'inizio stagione, la più sorprendente è però quella dell'Udinese, sconfitta per 2-1 dal Chievo. I friulani passano subito con Maicosuel, ma poi non riescono a gestire la partita. Manca il carattere, la grinta, le stesse qualità che negli ultimi anni hanno consentito ai ragazzi di Guidolin di raggiungere insperati piazzamenti europei (poi sempre vanificati ai turni preliminari...). I gialloblù invece ce la mettono tutta e pareggiano con l'ennesimo gol della loro bandiera, l'attaccante aostano Pellissier, inspiegabilmente lasciato in panchina da tre gare. Il gol vittoria è di Rigoni: a prima vista sembra un pallonetto geniale, al replay si rivela un tiro ordinario deviato con tutta la sfortuna del mondo da Danilo.

Le ultime due partite della quarta giornata sono una l'antitesi dell'altra. Catania e Parma si esibiscono in una sagra della camomilla che non serve a nessuno: niente gol, solo sbadigli. I siciliani, perlomeno, mettono in cascina il primo punto dell'anno, mentre gli emiliani li doppiano e arrivano a 2.

Tutt'altra storia fra Cagliari e Sampdoria, che si danno battaglia e chiudono all'ultimo respiro sul 2-2. In verità, quasi tutto succede negli ultimi cinque minuti. Al vantaggio dei sardi siglato da Ekdal, i blucerchiati rispondono al 37esimo con un gol di Wszolek, regolare ma annullato. Il pareggio arriva solo all'88esimo, e non in bello stile: tiraccio di Gabbiadini, papera alla “Mai Dire Gol” del portiere Agazzi. Al 91esimo nuovo vantaggio cagliaritano con una punizione al bacio di Conti. Poi, al 93esimo, mischione in area, botta di De Silvestri e deviazione vincente ancora di Gabbiadini. Che in serata avrebbe fatto bene a visitare un casinò.

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