di redazione

La Juventus ha vinto il Campionato, il Napoli ha vinto la Coppa Italia e il Milan ha vinto il derby della Madonnina. Su tutti, però, ha vinto lo schifo. Nel weekend dei verdetti sportivi, purtroppo, il vero protagonista è stato Gennaro De Tommaso, detto "Genni 'a carogna", pregiudicato, capocurva del Napoli e figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del rione Sanità dei Misso.

Sabato sera è stato lui, il buon Genni, a decidere se la finale di Tim Cup si potesse giocare o meno. Il povero Marek Hamsik, capitano degli azzurri, è stato costretto ad andare sotto alla curva per mediare, per trattare, per chiedere il permesso di scendere in campo. Intanto, gli ultrà pensavano bene di ferire anche un vigile del fuoco. Ad animare la loro rabbia è stato uno scontro - avvenuto fuori dallo stadio - in cui sono rimaste ferite 10 persone, fra cui un tifoso partenopeo in modo assai grave.

Sarà la magistratura a ricostruire la dinamica dell'accaduto, a stabilire se ci sia stata premeditazione e a verificare i legami con il mondo delle tifoserie. Ma comunque andrà a finire l'inchiesta, agli occhi dei tifosi veri non potrà esserci assoluzione né per il calcio italiano, né per le forze dell'ordine e per chi avrebbe dovuto gestirle. Viste le formidabili misure di sicurezza allestite, come ha fatto la curva napoletana a portare dentro all'Olimpico un arsenale di fumogeni, petardi e bombe carta? E, soprattutto, è mai possibile che l'esecuzione degli ordini di un Prefetto dipenda dal consenso di "Genny 'a carogna"?

In ogni caso, alla fine la carogna ha dato il placet, la partita è cominciata con tre quarti d'ora di ritardo e il Napoli ha vinto. Nonostante tutto la sfida è stata all'altezza delle aspettative: doppietta d'Insigne in avvio, gol della speranza di Vargas, palla dei supplementari sprecata da Ilicic e colpo di grazia firmato Mertens.

Ancor più felice degli uomini di Benitez è la Juventus di Antonio Conte, che ieri si è laureata ufficialmente Campione d'Italia. Lo ha fatto senza nemmeno dover giocare, grazie alla vittoria del Catania sulla Roma: un clamoroso 4-1 che la dice lunga sulla motivazione residua nelle gambe dei giallorossi, travolti dalla doppietta di Izco e dai gol di Berghessio e Barrientos. I siciliani si rilanciano così nella corsa salvezza, arrivando a 26 punti e lasciando l'ultima posizione al Livorno, demolito 5-3 dall'Udinese (a fine primo tempo il punteggio era già 5-2).

La vera partita di cartello è stata però Milan-Inter, vinta dai rossoneri dopo tre anni di digiuno nei derby. Ha deciso un colpo di testa di De Jong, lasciato colpevolmente libero da Cambiasso su un calcio di punizione di Balotelli.

Come all'andata, anche questa stracittadina milanese è stata caratterizzata da errori a iosa, falli cattivi e basso livello tecnico. Alla fine ha prevalso la squadra meno disinteressata a vincere e l'allenatore meno cervellotico nella disposizione degli uomini a centrocampo.

Quanto alle altre partite della domenica, il Torino ha conquistato i 3 punti con una buona dose di fortuna sul campo del Chievo (0-1, autogol di Sardo) ed è ancora qualificato per l'Europa League, a prescindere da quello che faranno stasera Lazio e Verona. Coltiva qualche residua velleità europea anche il Parma, vittorioso 2-0 sulla Sampdoria con le reti di Cassano e Schelotto. Velo pietoso sullo 0-0 fra Genoa e Bologna, uno di quei pareggi che in genere si vedono solo a maggio. 

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