di Ilvio Pannullo

Dopo aver paventato l’esistenza di un piano da 80 miliardi di euro ed aver sbandierato con fierezza l’essere arrivati primi in una gara di cui nessuno sa comprendere le regole né vedere la fine, il governo italiano, per mezzo del nostro infaticabile premier, ha successivamente corretto il tiro – come spesso accade – affermando di stare pensando, contro la crisi economica, ad un piano di aiuti a vantaggio di “settori strategici” oltre a quello dell’auto: “Noi stiamo facendo la nostra parte”, ha affermato mister B. ricordando i “40 miliardi di euro, di soldi veri” che nei prossimi tre anni “passeranno dalle casse dello stato all'economia reale”. Da 40 miliardi si è poi passati agli attuali 8.5, per apprendere infine, quando il piano dell’Italia è arrivato sul tavolo dell’Ecofin a Bruxelles, che all’appello ci sono solo gli interventi da 2 miliardi per rilanciare auto e consumi, varati venerdì scorso dal governo. Una pagliacciata in pieno stile berlusconiano mentre - secondo i dati che risultano a Bruxelles e che l’Ansa ha anticipato ieri - sono stati persi 130.000 posti di lavoro nell’industria europea e nell’edilizia. Due settori che, nell’ultimo anno, hanno fatto registrare un crollo della produzione pari a 150 miliardi di euro.

di Michele Paris

Ottenuta l’approvazione dei piano di stimolo all’economia da 787 miliardi di dollari e annunciato il budget federale che potrebbe cambiare radicalmente il volto della società americana nel prossimo decennio, il neo-presidente Barack Obama e la sua amministrazione si apprestano ad affrontare una delle questioni più spinose della propria agenda: l’allargamento della copertura sanitaria. Lo scorso mese di febbraio, le già incerte prospettive di una riforma del sistema erano state ulteriormente ostacolate dalle dimissioni del segretario alla Salute designato Tom Daschle (ex senatore democratico e lobbista, considerato un’autorità in ambito sanitario) in seguito ad una disputa intorno al mancato pagamento di contributi fiscali per 128.000 dollari. L’annuncio del sostituto di Daschle - la governatrice del Kansas Kathleen Sebelius - e il progettato accantonamento di un fondo da 634 miliardi di dollari, raccolti dall’aumento delle tasse per i redditi più alti, promettono tuttavia di ridare nuovo vigore alla promessa di Obama di istituire un sistema di assistenza sanitaria alla portata di ogni americano.

di Eugenio Roscini Vitali

La Corte Penale Internazionale dell'Aja (CPI) ha emesso un mandato di arresto per Omar Hasan Ahmad al-Bashir, Presidente e padrone del Sudan, salito al potere il 13 ottobre 1989 con un golpe che rovesciò il primo ministro Sadiq al-Mahdi. Al-Bashir è accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, reati relativi alle vittime del Darfur morte durante gli anni del conflitto iniziato nel febbraio 2003; la Corte, che non ha imputato il leader sudanese per il reato di genocidio perché non in possesso degli elementi necessari a dimostrarlo, sceglie una posizione meno intransigente di quanto richiesto da gran parte della comunità internazionale e dalle organizzazioni per i diritti umani che, al contrario, lo ritengono responsabile di un tentativo di pulizia etnica che avrebbe puntato ad eliminare le popolazione non islamica del Darfur.

di mazzetta

In Guinea-Bissau la realtà si è occupata ancora una volta di realizzare le fantasie più estreme. La storia racconta di un lungo confronto tra il presidente e il capo dell'esercito che risaliva ai tempi della dittatura (peraltro recente, visto che la transizione a una specie di democrazia è avvenuta nel 2005) e che lo scorso fine settimana è trasceso fino alla morte dei due antichi rivali. All'assassinio del capo dell'esercito Batista Tagme Na Waie, saltato insieme alla sua auto in un attentato, i militari hanno reagito poche ore dopo uccidendo il presidente. I ribelli non sembrano aver interesse alla presa del potere, ora assunto ad interim dallo speaker del Parlamento in attesa di nuove elezioni presidenziali. L'azione è sembrata una vendetta, piuttosto che un golpe, la rappresaglia tra clan rivali che si rumoreggia si contendano anche il lucroso traffico della droga

di Eugenio Roscini Vitali

Al Pentagono è ormai dissenso aperto: c’è chi non nasconde le sue preoccupazioni sul ritiro delle truppe dall’Iraq, chi pensa che lo sforzo militare in Afghanistan potrebbe diventare eccessivo, chi è certo che l’Iran abbia le capacità è il materiale sufficiente per realizzare la bomba atomica e chi infine smentisce. A dare il via alla prima querelle dell’era Obama è l’ordigno nucleare iraniano: da una lato l’annuncio dato ai microfoni della Cnn dall’Ammiraglio Mike Mullen, comandante dello Stato Maggiore interforze degli Stati Uniti, nominato da George W. Bush a giugno del 2007: questi si dice convinto che Teheran avrebbe una quantità di uranio arricchito superiore di un terzo rispetto alle previsioni e che sarebbe già in grado di sviluppare l’ordigno. Dall’altro la rapida smentita dello stesso segretario alla Difesa, Robert Gates, uno dei ministri repubblicani confermato da Barack Obama che sul canale Nbc ha detto di essere certo che al momento l'Iran non è neanche vicino ad avere il quantitativo di uranio arricchito necessario alla costruzione di una bomba atomica e ha la questione chiuso con un lapidale “c’è ancora tempo per convincerli a tornare indietro”.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy