di Eugenio Roscini Vitali

Belgrado non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo-Metohija e lo status della provincia non deve essere collegato all’integrazione serba nell’Unione Europea: a dirlo è il presidente Boris Tadic che, in un articolo pubblicato dal quotidiano statunitense Washington Times, parla della separazione unilaterale del Kosovo-Metohija e del processo di autodeterminazione conclusosi con la dichiarazione letta un anno fa dal premier Hashim Tachi come di un’aperta violazione alla Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite e del mancato rispetto del Documento finale di Helsinki. Nel pezzo, intitolato “A judicial approach on Kosovo”, Tadic ribadisce che in un paese democratico la secessione non può essere imposta con la forza e che la posizione serba è dettata dalle norme contenute nella Costituzione e dalla necessità di mantenere inviolati i suoi confini, un elemento essenziale che non può essere ignorato e che ha già indotto gran parte dei paesi membri delle Nazioni Unite a prendere le parti di Belgrado.

di Carlo Benedetti

Accade in Russia e non è un caso. Il delitto - l’assassinio di Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata il 7 ottobre 2006 a Mosca, nell'ascensore del suo palazzo, accanto alla centralissima via Tverskaja - c’è stato. Ma il castigo non è arrivato. Perché le indagini dei tanto reclamizzati servizi segreti - che tutti conoscono come Fsb cioè l’ex Kgb - sono clamorosamente fallite. Tutto si è perso nel groviglio delle accuse. E, forse, la cabina di regia del delitto si trovava e si trova proprio in quel lugubre palazzo della Lubjanka - sede dell’intelligence russa - dal quale, però non filtra una parola.

di Michele Paris

Lontano da una Washington ancora travagliata dalle diatribe tra democratici e repubblicani, all’indomani dell’approvazione del piano di stimolo all’economia da 787 miliardi di dollari, il presidente degli Stati Uniti ha posto a Denver la propria firma su un provvedimento molto contrastato e ben diverso nella sua forma finale da quella inizialmente auspicata dalla nuova amministrazione. Nonostante il piano Obama abbia trovato il sostegno al Congresso di appena tre esponenti dell’opposizione, configurando un apparente compattamento dei ranghi in casa repubblicana, lo sforzo bipartisan – in gran parte fallito – del neo inquilino della Casa Bianca, ha messo in luce divisioni non trascurabili all’interno del partito che fu di George W. Bush. Da un lato una delegazione parlamentare sempre più rischiosamente arroccata sui tradizionali valori del conservatorismo repubblicano, dall’altro una parte dell’elettorato e degli amministratori locali orientati verso un pragmatismo dettato dai tempi di crisi e decisamente più in sintonia con l’azione presidenziale.

di Mario Braconi

La scorsa estate, in pieno periodo di vacanze, TIM e VODAFONE, che insieme, controllano il 60% del mercato della telefonia mobile in Italia, decisero di organizzare un piccolo colpo di mano ai danni dei loro clienti. A sentire loro, si trattò di rimodulare vecchie tariffe, operazione necessaria dopo il decreto Bersani, che aveva abolito l’assurdo costo di ricarica sulle “prepagate”: sconosciuto in tutto il resto del mondo, nella passiva Italia l’iniquo balzello ha regalato per anni ai due operatori dominanti una ricca messe di ingiustificati ricavi. E così, in piena estate, TIM azzerò 10 tariffe, mentre VODAFONE “semplificò” la sua offerta trasformando 31 offerte preesistenti in sette nuovi “piani”: inutile dire che le offerte cancellate erano vecchie e quindi in generale più economiche di quelle imposte in sostituzione.

di Eugenio Roscini Vitali

La rivoluzione della giustizia sociale, della lotta alla corruzione e al dispotismo; la rivoluzione che spazza via una monarchia millenaria e frantuma un regime asservito all’interesse straniero, che umilia le grandi potenze e sfida l’occidente, che vive in bilico tra conoscenza mistica e progresso, tra anticolonialismo e ideologia, la rivoluzione khomeinista compie trent’anni. Trent’anni segnati da una forte conflittualità interna, un contrasto dovuto alla differente legittimità in cui convivono i diversi organi dello Stato, quelli politici e quelli religiosi, quelli nati dal consenso popolare e quelli dovuti alla dirompente innovazione che ha caratterizzato il pensiero rivoluzionario khomeinista: il principio del giureconsulto, quello secondo il quale durante l’Occultazione del Dodicesimo Imam è il migliore tra i dotti religiosi a guidare il popolo. Un principio che dividerà lo stesso clero sciita e che indurrà parte degli specialisti del sacro ad abbandonare la tradizione quietista che impone l’obbedienza allo shah per assumere il controllo e la gestione diretta del potere.


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