di Fabrizio Casari

La Conferenza di Roma sul Libano segna il primo segnale di risveglio della diplomazia internazionale alle prese con la crisi mediorientale. Per ora la pressione diplomatica statunitense è riuscita, in qualche modo, ad evitare la condanna internazionale d'Israele. Sia all'Onu, dove il veto di Washington è risultato decisivo per la mancata risoluzione di condanna dell'invasione del Libano, come al G8 di San Pietroburgo, dove la formulazione che prevede prima la liberazione dei soldati prigionieri e poi, solo poi, il "cessate il fuoco" richiesto dal governo di Beirut, l'Amministrazione Bush ha dimostrato una volta di più il suo legame indissolubile con Tel Aviv. Ad essere precisi, non si tratta di un legame fondato solo sulla comune appartenenza al blocco occidentale; si tratta piuttosto della condivisione completa delle operazioni israeliane sulla base di due obiettivi precisi: la guerra contro le formazioni politico-militari arabe, qualunque esse siano e ovunque collocate e, elemento a corollario, la riconquista israeliana del Libano.

di mazzetta

Mentre il mondo guarda al Libano, l'Etiopia ha cominciato l'invasione della Somalia per conto degli Stati Uniti e nel Corno d'Africa incombe una tragedia immane, ancora una volta provocata da quelli che dicono di combattere la "guerra al terrorismo".
La Somalia è da 15 anni senza un governo e ovviamente non rappresenta un pericolo per l'Etiopia, che è un paese di 70 milioni di abitanti accomunati da una forte identità nazionale, nel quale cristiani e musulmani convivono serenamente da sempre. Recentemente gli Stati Uniti hanno armato e scatenato alcuni "signori della guerra" che, tentando di prendere il controllo di Mogadiscio, sono stati sconfitti e annichiliti da una improvvisa alleanza di tutti i clan della capitale. Alleanza che è immediatamente stata battezzata come "islamica" in quanto fa riferimento alle leggi di derivazione islamica, in mancanza di un governo.

di Bianca Cerri

In un rapporto pubblicato il 13 luglio, l'Accademia delle Scienze USA ha ribadito che bisogna aggiornare le regole sulla sperimentazione clinica nelle carceri, selezionando accuratamente i soggetti da coinvolgere nei test e fornendo loro informazioni dettagliate sugli eventuali rischi. Secondo Laurence Gostin, co-autore del rapporto, l'etica medica prevede la tutela della salute degli esseri umani senza distinzioni di sorta e ai reclusi coinvolti nella ricerca andrebbe riservata forse qualche attenzione in più, visto che il tasso di malattie contagiose nei penitenziari è molto più alto che nel mondo esterno. Gostin ritiene anche che alla base della sperimentazione medica debba esserci comunque la spinta a migliorare la vita degli uomini, ma resta il fatto che negli Stati Uniti continuano ad essere invece ignorate persino le più elementari regole di sicurezza.

di Carlo Benedetti

MOSCA. Nella capitale russa, passata l'euforia per la 'liquidazione' del leader ceceno Shamil Basaev e messi da parte i comunicati trionfalistici, arriva il momento della riflessione. Anche per il fatto che è sempre forte l'aspirazione del potere politico a controllare tutti i ''sottosistemi'' della società e, per quanto riguarda il Caucaso, a regolare e controllare non solo la totalità della vita sociale dell'individuo, ma anche delle istituzioni e delle pratiche sociali ''locali''. E così si scopre sempre più che il tessuto della quotidianità russa è in subbuglio e che vengono avanti domande che vanno oltre la contingenza. Ci si chiede: che cosa avverrà in Cecenia? Chi arriverà al posto di chi è stato ucciso? Quali saranno le nuove bandiere della guerriglia degli indipendentisti che si battono contro il Cremlino?

di mazzetta

Oltre 20.000 cittadini americani sono attualmente esposti al fuoco degli israeliani in Libano. Tra questi monta la rabbia contro il governo di Washington, in particolare dopo che hanno visto che gli altri paesi hanno già evacuato tutti i loro cittadini che volevano lasciare il paese in guerra. Pochi tra le migliaia di americani di origine libanese e tra numerosi studenti e semplici turisti sono riusciti a lasciare il paese. L'ambasciata americana è isolata da giorni, non è raggiungibile nemmeno attraverso Internet, telefono o fax. L'ambasciata ha accolto gli americani spaventati, dicendo che per registrarsi per il trasporto dovevano firmare una lettera nella quale si impegnavano a risarcire le spese. Allo stesso tempo, alle studentesse dell'American University di Beirut hanno consigliato di portare lenzuola e una scorta di cibo per tre giorni (?) che sarebbero necessari una volta trasbordate a Cipro.


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