di Daniele John Angrisani

La sede dell'attuale ambasciata Usa Tra i vari segreti che il governo americano non riesce a tenere nascosti, uno dei più grandi (circa 42 ettari di terreno) e più costosi (spesa prevista pari a 592 milioni di dollari) è l'Ambasciata americana che è in fase di costruzione a Baghdad. Circondata da mura alte 15 metri, larga quasi quanto il Vaticano, non si tratta certo di un oggetto semplice da nascondere. Per quale motivo questa costruzione è così importante? Presto detto. Negli ultimi giorni circola voce di una grossa riduzione delle truppe americane nel 2007 in vista di un ritiro completo negli anni seguenti. Ma se credete che gli americani vogliano davvero abbandonare l'Iraq sbagliate di grosso. Il Chicago Tribune infatti riporta che "la struttura inizia a prendere forma. In un momento nel quale la gran parte degli iracheni soffre di blackout energetici 22 ore su 24, il sito dove sorgerà la più grande ambasciata del mondo, è illuminato notte e giorno per permettere la continuazione dei lavori senza sosta".

di Carlo Benedetti

Tra Georgia e Russia punto e a capo. E tutto come prima: guerra fredda carica di pericoli "caldi". Perché dall'incontro del 13 giugno svoltosi a San Pietroburgo tra i leader dei due paesi - Vladimir Putin per Mosca e Michail Saakashvili per Tbilissi - non si è giunti né ad un armistizio né ad una pausa di riflessione. Tutto è rinviato alle prossime pagine di una storia che già si prevede complessa e tormentata. Non è chiaro quale sarà l'atteggiamento che Mosca e Tbilissi adotteranno nei confronti dei movimenti separatisti filo-russi che agitano le regioni georgiane dell'Abchasia, dell'Ossezia meridionale e dell'Adzaristan. Nel frattempo - come già avviene da alcuni anni - valgono solo le supposizioni, con le maggiori diplomazie mondiali che segnano nelle loro agende gli interrogativi relativi alle vicende del Caucaso.

di Daniele John Angrisani

Turki Al Faisal Quando nel luglio 2005 il sistema di sicurezza dell'aeroporto Dulles International aveva dato l'allarme non appena il figlio di undici mesi di Sarah Zapolsky aveva cercato di imbarcarsi su un volo per Phoenix, nessuno se ne era meravigliato più di tanto. Il bimbo era infatti nella lista dei sospetti terroristi e non era neppure il primo caso del genere. Ciò che più fa impressione è però che in tale lista invece non era presente il primo finanziatore dei talebani, che, a distanza di soli due mesi da questo increscioso incidente, sarebbe stato accolto con tutti gli onori da tappeti rossi e Segretari di Stato americani proprio all'aereporto Dulles. Stiamo parlando ovviamente del principe saudita Turki, l'ex direttore dell'intelligence saudita, che poche ore dopo essere sbarcato avrebbe ricevuto le credenziali come nuovo Ambasciatore saudita negli Stati Uniti d'America dalla Rice e dal presidente Bush. Sapeva Bush di stare dando le credenziali di Ambasciatore a colui che, assieme all'arcinemico Osama Bin Ladin, aveva partecipato alla creazione ed al finanziamento del movimento dei talebani, un vero e proprio Frankestein creato ad arte dai sauditi?

di Carlo Benedetti

La geopolitica dell'oggi - quanto a continenti - impone il cambiamento delle definizioni tradizionali con una sorta di nuovo conteggio che non segue la geologia; guarda più alla politica e all'economia imponendo una sorta di mutazione complessiva, superando anche i vecchi steccati ideologici. Perché alle cinque "aree", note dal punto di vista geografico ed accettate quanto a sistemi politici (Europa, Asia, Africa, Americhe, Australia), vanno ora ad aggiungersi altre tre "formazioni" che sono indicate come Eurasia, Cindia e Australasia che prefigurano il futuro - in una ottica di breve periodo - e ne tratteggiano problemi e potenzialità. Di conseguenza vanno praticamente in soffitta quei modelli di studio e di analisi che furono alla base dei lavori fondamentali di scienziati come lo svedese Rudolf Kjellen (1864-1922), il tedesco Karl Haushofer (1869-1946) e l'inglese Halford Mackinder (1861-1947) il cui pensiero fondamentale è stato sempre alla base di ogni studio geopolitico.

di Daniele John Angrisani

Chi pensava che la campagna elettorale per le elezioni di mid term fosse già conclusa a favore dei democratici, si sbagliava alla grande. Con una serie di colpi di scena, a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, la macchina elettorale repubblicana ha dimostrato tutta la sua vitalità e la sua capacità di stupire, anche se tutti gli esperti del settore la davano già per spacciata. Di fronte ai sondaggi che vedevano il rating di Bush scendere sempre più in basso, raggiungendo qualche settimana fa addirittura il 29%, gli strateghi repubblicani hanno alacremente lavorato per cercare di cambiare il vento in maniera a loro favorevole e, almeno in parte, sembra ci siano riusciti. L'uccisione di Al Zarqawi ha sicuramente dato loro una mano, ma indubbiamente il capolavoro di questa strategia è stato il viaggio di Bush a Baghdad. Inatteso, da alcuni insperato, preparato in totale segretezza, sembra che persino il governo iracheno non ne fosse venuto a conoscenza e che era preparato a incontrarlo solo in videoconferenza.


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