di Mariavittoria Orsolato

Con i canonici sei mesi d’anticipo previsti dal contratto, lo scorso febbraio la Rai ha dato la sua disdetta a Sky per l’uso del criptaggio Nds, il che in parole povere significa che dal 1 agosto la piattaforma satellitare del magnate australiano Murdoch, non trasmette più il bouquet di canali Rai. Non è certo una notizia per cui strapparsi i capelli, ma il fatto che l’azienda di Stato compia una mossa del genere proprio nel momento cruciale di transizione al digitale, colora certamente di più l’argomento. A tutti quelli che pensano che dietro questo divorzio ci sia lo zampino del premier e del suo digitale terreste, il direttore generale di viale Mazzini, Mauro Masi ha preventivamente risposto: “Se avessimo accettato le loro pretese (quelle di Sky ndr), la Rai avrebbe fornito gratuitamente alla piattaforma satellitare a pagamento la “chiave” per accedere a tutta la nostra offerta ed utilizzarla come traino per le proprie attività commerciali connesse alla ricerca di nuovi abbonati. Proprio nel momento in cui, con le fasi di switch over e di switch off per la transizione al digitare terrestre, il pubblico televisivo diventa più contendibile”.

di Mariavittoria Orsolato

I 4 miliardi di euro scippati ai Fondi per le Aree Sottosviluppate e stanziati espressi dal cavaliere, all’indomani della minacciata secessione politica della Sicilia dei Lombardo e dei Micciché, non bastano. O almeno, basterebbero se si trattasse di soldi da gestire alla luce del sole. Gira voce tra i professionisti della politica che la mossa del duo siculo altro non sia che uno scambio alla vecchia maniera: tu mi dai i soldi, io appoggio tutto quello che proponi o, meglio ancora, glisso su cose che so ma che non posso dire. Deve essere andata così la storia, quando in gioco ci sono soldi, non si fa mai niente per niente. Berlusconi, immerso fin sopra il toupè in problemi d’immagine e credibilità, si piega al volere dei siciliani recalcitranti assegnando una corsia finanziaria preferenziale ad una regione che molto ha di virtuoso, ma purtroppo non la gestione di fondi statali.

di Mariavittoria Orsolato

A 17 anni dalla strage di via D’Amelio, si riaprono per la terza volta i fascicoli del processo contro gli assassini del giudice Paolo Borsellino. I nuovi elementi arrivano dalle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, picciotto corleonese, fedelissimo del boss Leoluca Bagarella e assassino di padre Puglisi, il celeberrimo parroco anti-mafia. Spatuzza si sarebbe autoaccusato di aver procurato la Fiat 126 imbottita di tritolo parcheggiata davanti alla casa della madre del magistrato, smentendo uno dei testimoni chiave dei processi precedenti, quel Vincenzo Scarantino il cui verbale d’interrogatorio datato 2 giugno 1994 fu modificato con note a margine prima smentite, poi ritratte, poi di nuovo smentite.

di Mariavittoria Orsolato

Effettivamente, quella dei test di dialetto agli insegnanti non autoctoni non poteva essere altro che una bufala. Immaginate un professorino di Vigevano che s'innamora di una bella palermitana e per ottenere il trasferimento vicino alla sua amata è costretto ad imprecare come i pescivendoli di Bagheria, davanti a una commissione togata: troppo anche per un temerario saputello come Castelli. Ma forse il punto non è questo, probabilmente i componenti del carroccio non si sono nemmeno posti il problema di un potenziale rovesciamento dei ruoli: a sentire gli agguerriti col fazzoletto verde al collo, l'idea di poter lasciare una terra meravigliosa e ricca come la Padania è peggio di una bestemmia di fronte al crocifisso. Per la Lega quel lembo di terra compreso tra le Alpi e il Po non è infatti solo il motore economico d'Italia defraudato da Roma ladrona, non è nemmeno la stessa Padania, celebrata con ampolle miracolose e riti che scimmiottano gli antichi Celti. Per la Lega, il nord Italia è l'unico Stato possibile.

di Mariavittoria Orsolato

Ci risiamo. Non pago di aver architettato una truffa ai danni dei terremotati con un G8 tanto costoso quanto inutile, probabilmente non del tutto soddisfatto dal maxicondono sdoganato dallo scudo fiscale, il Governo delle Libertà vigilate scampate fa un altro passo verso quella che sembra sempre più essere una democradura, varando un nuovo lodo nell’ormai zeppo Dl anti-crisi. Il nome in codice è Bernardo, dall’omonimo anonimo soldatino parlamentare scelto dal gregario avvocato Ghedini, che immaginiamo duramente provato e colpito nell’orgoglio da questo continuo e ingrato lavoro di ghost-writing. Il bersaglio del provvedimento è di nuovo la magistratura, in particolare la Corte dei Conti, quell’organismo che dal 1882 (su ispirazione dei più antichi tribunali romani delle quaestio perpetuae de peculatu) vigila sul corretto impiego del flusso di denaro pubblico e che, con la sue recenti inchieste, potrebbe mettere in imbarazzo - perché è questo il massimo che ci possiamo aspettare - più di una carica istituzionale.


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