di Mario Braconi

E’ la peculiarità italiana, forse, a giustificare l’incredibile battage attorno al caso di Eluana Englaro, il cui elemento peculiare è stato il disconoscimento della volontà della persona quando essa risulti non conforme ai diktat del potere politico o clericale (che poi è la stessa cosa). Vale la pena notare che è proprio questo atteggiamento irrispettoso nei confronti dell’autodeterminazione dell’individuo, il catalizzatore di una delle peggiori battute di Berlusconi, quella secondo cui Eluana avrebbe anche potuto avere un figlio. Odioso ed incomprensibile flatus vocis, eppure illuminante, in quanto consente di far luce sui perversi automatismi mentali del premier: la volontà di una donna deve essere ignorata quando silenziosamente implora la sua liberazione da un’inutile ed assurda sofferenza. In fondo, il suo corpo, anche da quasi morto, non cessa di essere niente più che rivestimento esterno di un utero, involucro procreativo, macchina per fare figli.

di Rosa Ana De Santis

È una scena amara quella che si vede passando davanti all’Istituto Nazionale dei Migranti, sul Lungotevere di Roma. Cartelli, a caratteri colorati e in grassetto, che ricordano alle donne in fila per le visite che nessun medico dell’Ospedale le denuncerà. Proprio le donne sono quelle che fanno più domande, le più spaventate. Sono agitate le mediatrici culturali. Il loro lavoro, che è opera di conoscenza e integrazione, viene affievolito a poco a poco dalla paventata assimilazione progressiva dei nosocomi in questure, dei camici bianchi in doppia divisa da poliziotti. E’stato chiaro il Prof. Aldo Morrone: in quell’ospedale nessuno denuncerà. E non è il solo. Non c'é solo il giuramento d'Ippocrate, c'é la frequentazione del dolore di tutti i giorni che impedisce di accodarsi alle belve vestite da politici.

di Mario Braconi

La cronaca politica di questi ultimi giorni ci costringe ad osservare l’approvazione di una serie di provvedimenti che possono solo essere definiti persecutori nei confronti degli immigrati. Cade il tabù, la foglia di fico, è ufficiale: l’Italia è ostaggio di una minoranza di razzisti. Per tentare di placare in qualche modo le voglie dell’alleato nordista, che insegue in modo delirante la “normalizzazione” di ogni forma di “diversità”, Berlusconi benedice un Decreto Legislativo che è un’orgia di norme violente e demenziali. Oltre che pericolose. Che la Lega sia naturalmente incline ad assecondare i sentimenti più bassi dei suoi elettori meno istruiti è cosa nota. In questo caso, però, i suoi uomini sono riusciti a superare in estremismo anche i fan più sfegatati.

di Giovanni Gnazzi

Da ormai quarantotto ore, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato ad occupare la purtroppo misera scena politica italiana. Non per presentare provvedimenti in grado di fronteggiare la crisi, ci mancherebbe. Eluana Englaro, il suo magnifico padre Bepppino, l’ordinamento della Repubblica e la Carta Costituzionale sono stati uno dopo l’altro il bersaglio delle sue esternazioni. Il premier, parso assai provato, con evidenti segni di cedimento del lifting e chiari segnali di cesarismo patologico, ha snocciolato davanti alle televisioni protese a rimboccare gli angoli del tappeto offertogli, parole e atti che evidenziano, molto aldilà del merito delle questioni trattate, il piano di un uomo ormai deciso a tentare il tutto per tutto per sopravvivere ad una vicenda politica troppo più grande di lui.

di Mariavittoria Orsolato

Con un liberatorio sospiro di sollievo possiamo dire che finalmente è finita. E’ finito cioè quell’inglorioso spettacolino di cui la politica nostrana ci ha fatto sfoggio dallo scorso maggio, quando la poltrona maxima della Commissione parlamentare di vigilanza Rai è rimasta vacante. La nomina dell’ottuagenario (alla faccia del rinnovamento) Sergio Zavoli, già presidente Rai nonché stimato giornalista, ha messo d’accordo in modo quasi bipartisan, ponendo fine agli indecorosi giochetti e battibecchi che avevano portato al ben noto affare Villari, (detto Vinavillari, perché è così che viene scherzosamente appellato l’ex senatore Pd eletto grazie ai voti - e alle spinte - del Pdl). Su 39 commissari presenti, Zavoli ha avuto ben 34 placet, solo 4 astensioni e una scheda nulla pro Villari: un miracolo di concertazione che però era già scritto da almeno un paio di mesi e che era slittato solo ed esclusivamente a causa dell’indefesso attaccamento al dovere del precedente presidente di Commissione.


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