di redazione

Al termine di una partita noiosa, tra le più brutte di quest'anno, la Juventus coglie la sua undicesima vittoria battendo la Roma nel posticipo. Ma deve alla clase purissima di Dybala, imbeccato da Pogba, un altro che di classe ne ha da vendere, se la Juve porta a casa i tre punti. Perchè seppure la Roma ha alzato un catenaccio senza soluzione di continuità per tutti i 90 minuti, i giallorossi hanno comunque tenuto bene il campo. Senza la classe di Dybala, insomma, i bianconeri non sarebbero andati oltre il pareggio. La Roma dal canto suo soffre ancora una intelaiatura illogica che dovrà essere risolta con interventi sul mercato in entrata e uscita per consegnare a Spalletti una compagine competitiva.

Al di là del big match, fa poi rumore in questa 21esima giornata il risultato clamoroso del Carpi a San Siro, dove una brutta Inter va in vantaggio con Palacio nel primo tempo, spreca tanto nella ripresa e poi al 93esimo incassa il pareggio di Lasagna. L'Inter ha lasciato a Dubai la carica agonistica che ha avuto per tutto il girone di andata e, visto il livello tecnico modesto e una struttura carente di regia, la via del gol appare come quella della seta: lontana e difficile. Cos, per la terza partita consecutiva a San Siro nei minuti di recupero perde i punti che ormai l'allontanano anche dalla certezza della zona Champions. Mancini continua a prendersela con l’attacco (“le occasioni che abbiamo avuto nel secondo tempo le segnavo anche io a 50 anni”), ma forse dovrebbe fare attenzione anche a un centrocampo senza idee e ad una difesa che comincia a commettere troppi errori.

I nerazzurri si fanno infatti raggiungere in terza posizione a 41 punti dalla Fiorentina, vittoriosa in casa per 2-0 sul Torino grazie alle reti di Ilicic e di Gonzalo Rodriguez, una per tempo. Gli uomini di Sousa interrompono così la striscia negativa dopo le sconfitte contro Lazio e Milan. Il Torino era l'avversario giusto per ripartire, ma senza uno sforzo nel mercato di Gennaio la Fiorentina dovrà faticare non poco per restare in zona Champions.

In prima posizione rimane però il Napoli, salito a 47 punti dopo un’altra dimostrazione di forza sul campo della Sampdoria, sconfitta 4-2. Ad aprire le marcature è il solito Higuaìn (capocannoniere per distacco con 21 gol in 21 partite), cui fanno seguito un rigore siglato da Insigne prima della sosta, una serpentina di Hamsik e una rasoiata di Mertens nella ripresa. I blucerchiati però la riaprono ben due volte con Correa e con Eder, a dimostrazione che Sarri può ancora perfezionare la concentrazione e la tenuta difensiva dei suoi.

A metà classifica la Lazio (a quota 31) recupera due punti su Empoli e Milan (2-2 nell’anticipo di giornata) e tre sul Sassuolo (sconfitto 2-0 dal Bologna con un eurogol di Giaccherini e un bel diagonale di Floccari). I biancocelesti ritrovano il successo in casa dopo 3 mesi superando 4-1 il Chievo, ma sono proprio gli ospiti a passare in vantaggio dopo pochi minuti sfruttando l’ennesima amnesia della difesa laziale. Nella ripresa Cesar (l’autore del gol) si fa espellere e spiana la strada alla rimonta laziale, che passa due volte con Candreva (una su rigore, una su assist magnifico di Felipe Anderson), una con Cataldi (primo gol in serie A) e una con Keita allo scadere.

Con lo stesso risultato il Palermo travolge in casa l’Udinese e la raggiunge in classifica a 24 punti.  La prima di Schelotto sulla panchina dei rosanero è bagnata dai gol di Quaison, Hiljemark, Lazaar e Trajkovski. Chiude il quadro della giornata il pareggio per 1-1 fra Verona e Genoa. Alla magia su punizione di Suso risponde il tap in da vecchia volpe di Pazzini. I rossoblu rimangono così a +5 dalla zona retrocessione, mentre la squadra di Del Neri, ancora a 10 punti, sembra già con un piede e mezzo in Serie B.

di Fabrizio Casari

Frocio! Finocchio! Questi gli aggettivi qualificativi con i quali l’allenatore del Napoli, Sarri, si è rivolto verso Roberto Mancini, allenatore dell’Inter, al termine della partita vinta dai nerazzurri al San Paolo. Il litigio ha avuto un che di surreale, perché Sarri non aveva nemmeno motivo di aprire bocca: c'era una richiesta di spiegazioni dell’allenatore dell’Inter al quarto uomo riguardo il recupero di cinque minuti che gli sembrava eccessivo Dunque lo scambio verbale era tra Mancini e Lo Bello, niente c’entrava l’allenatore dei partenopei. Che però, probabilmente furioso per la sconfitta in casa e l’eliminazione dalla Coppa Italia, ha ritenuto di poter insultare.

Ottima la risposta di Mancini, che durante la lite ha affermato: “Se gli uomini sono come te sono fiero di essere gay” e nel dopo gara, pure sconfortato, non solo non ha voluto accettare le scuse ma ha avvertito come persone così non possono stare nel calcio. Peraltro Sarri risulta recidivo: non nuovo a fare sfoggio di cultura ed educazione, esibendo quella eleganza innata che lo caratterizza, già nel 2014, a seguito di un match tra Varese ed Empoli, aveva definito il calcio “ormai uno sport da finocchi”.

Deve avere qualche problema con la sessualità mister Sarri. O, quanto meno, a forza d’insegnare (bene) come muovere i piedi, si trova in difficoltà con la testa. Senza volergli far indossare un cappuccio da Ku Kux Klan e nemmeno una felpa di Salvini, Sarri, che le cronache narrano come “comunista” (dopo che l’aggettivo gli venne rifilato da Berlusconi) ha semplicemente tirato fuori il peggio di sè. Il che dispiace, perché è allenatore capace e personaggio a suo modo distante dai cliché tipici degli allenatori italiani arroganti alla Capello o alla Sacchi.

Nel dopo gara, l’allenatore del Napoli ha detto di essersi scusato e, con una involontaria quanto peggiorativa spiegazione dell’accaduto, ha affermato di aver lanciato il primo insulto che gli veniva in mente. Non ha apostrofato “frocio” e “finocchio” pensando che Mancini lo sia, l’ha fatto per insolentirlo. Ed è proprio questo il problema: Sarri voleva insultare e ha deciso di lanciarsi in offese a carattere omofobico. Ha usato questi termini per offendere, non per esprimere un disappunto, come ha detto "a botta calda", con "l’adrenalina che scorre”.

Si fosse trattato solo di rabbia e adrenalina sarebbero stati infiniti gli insulti, leggeri o pesanti, che avrebbe potuto scegliere; ma per lui quelli di “frocio”, “finocchio”, sono i peggiori e, purtroppo, i primi che vengono in mente. Se poi Mancini gli sta antipatico perché guadagna di più, è più elegante ed è un allenatore internazionalmente affermato, può scegliere tra una vasta gamma di atteggiamenti da dedicargli.

Sarri, che pure è uomo con valori positivi, dovrebbe sapere che lontano dai riflettori della lobby omosessuale, fatta di ricchi e artisti, di vip o aspiranti tali, c’è un universo di persone semplici che vengono regolarmente discriminati dall’omofobia, con danni psicologici e sociali devastanti. E dovrebbe ricordare quanto la discriminazione verso l’omosessualità si sia spesso tradotta in vere e proprie tragedie, che anche recentemente hanno visto il suicidio di ragazzi fragili, non in grado di sopportare le vessazioni, gli insulti e gli sberleffi del branco.

Le cronache quotidiane raccontano come di volta in volta, per il colore della pelle, per le disabilità, per le preferenze sessuali, per il reddito, per il ruolo sociale persino, le discriminazioni quotidiane sono il lievito madre del razzismo, comunque lo si voglia definire. Chi parla davanti a microfoni e a telecamere accese non può non sapere come le frasi vengono amplificate e, dunque, maggiore deve essere l’autocontrollo. Perché se l’intelligenza non si attacca, la volgarità è invece contagiosa.

Non possono esserci giustificazioni plausibili e risultano inutili le precisazioni di rito per le quali non si è omofobi pur ritenendo l’omosessualità un insulto. Sembra di sentire i razzisti che premettono di non essere tali prima degli insulti xenofobi e a sfondo razziale. Essendo stato abolito il "delitto d’onore", all’appello dei paradossi verbali mancano solo la "guerra umanitaria" e i "terroristi moderati".

Le parole pubbliche, invece, pesano come le pietre. Ma siamo in Italia e l’indignazione di ieri è già diventata attenuanti generiche di oggi. Già volano i cori di chi minimizza. O chi dice che Mancini avrebbe dovuto tenere tutto per sé, perché, come ha detto Sarri, “sono cose di campo”, come se non si capisse che è proprio sui campi che i ragazzi diventano uomini ed è dunque lì che la formazione pedagogica non può non marciare insieme a quella tecnica. E che siano entrambe prerogativa degli allenatori.

Sarri andrà incontro al verdetto del giudice sportivo per violazione dell’articolo 11 del Codice di Giustizia Sportiva e rischia una sanzione pesante. Si va da una multa o una squalifica breve (massimo 3 turni) se le frasi verranno definite "dichiarazioni lesive", fino a una squalifica di "non meno di 4 mesi", se Tosel le riterrà "frasi discriminatorie".

Dipenderà dal referto arbitrale e dalla deposizione del rappresentante della Procura; ma visto che Mancini non si è mai dichiarato gay e che dunque dargli del “frocio” o “finocchio” deve ritenersi solo un insulto e non una discriminazione, probabilmente Sarri se la caverà con poco, due o tre giornate.

Ma quale che sia la sentenza, quanto accaduto è un brutto episodio che certo non aggiunge spessore al mondo del calcio. Le cui istituzioni vedono al loro vertice un personaggio come Tavecchio che fa sfoggio di razzismo e di discriminazione sessuale nelle sue esibizioni (e senza nemmeno la scusa dell’adrenalina); sopportano presidenti come De Laurentis e “viperetta” Ferrero, che con il turpiloquio abusato fregiano la loro cifra, ed ora vedono anche l’allenatore della squadra in testa al campionato di sfoggiare perle di questo tipo.

Un ambiente che poco ha a che vedere con lo sport. I cattivi maestri non hanno bisogno di cattedre. Un microfono basta e avanza.

di redazione

Napoli e Juventus proseguono la corsa, Inter e Fiorentina steccano. Con la vittoria in rimonta per 3-1 sul Sassuolo (a Falcinelli rispondono Callejon e due volte Higuaìn), gli azzurri si confermano al primo posto in solitaria arrivando a 44 punti. Lo fanno con l’ennesima prestazione convincente, ancora una volta guidata dal Pipita, sempre più capocannoniere della Serie A con 20 gol in 20 gare (quasi il doppio dei secondi, che sono Kalinic, Eder e Dybala con 11). I neroverdi escono però a testa alta dal San Paolo: si sono battuti per larghi tratti alla pari, confermando di essere la squadra rivelazione di questa Serie A.

Alle spalle degli azzurri la Signora pesca la decima vittoria consecutiva e arriva per la prima volta a occupare da sola la seconda posizione (42 punti). I bianconeri si vendicano dell’Udinese, che li aveva incredibilmente battuti alla prima di Campionato allo Juventus Stadium, travolgendo gli avversari con un 4-0 maturato interamente nel primo tempo. Dybala segna due volte da fermo (punizione e rigore). Khedira va a segno per la seconda volta consecutiva, mentre Alex Sandro segna la sua prima rete in A.

La Juve stacca così l’Inter (40 punti), fermata sabato sull’1-1 dell’Atalanta in una partita butta e assai strana. A decidere l’incontro sono ben due autogol, uno di Murillo e uno di Toloi. I bergamaschi interrompono una serie di quattro sconfitte consecutive ma non riescono a vincere solo grazie alle prodezze di un Handanovic in versione paratutto.

Va ancora peggio alla Fiorentina (38 punti) sconfitta nel posticipo per 2-0 dal Milan. Decidono Bacca e il redivivo Boateng. I viola, mai pericolosi, subiscono la seconda sconfitta consecutiva dopo quella con la Lazio. Balotelli rientra e colpisce un palo. I rossoneri scavalcano Sassuolo ed Empoli (che pareggia in trasferta 1-1 contro il Chievo) piazzandosi al sesto posto con 32 punti.

In quinta posizione c’è la Roma, che non riesce a festeggiare il ritorno in panchina di Spalletti. All’Olimpico, i giallorossi non vanno oltre l’1-1 contro il Verona ultimo in classifica, che risponde con un rigore nella ripresa di Pazzini alla zampata arrivata nel primo tempo da Nainggolan.

Pareggio dal sapore opposto per i cugini della Lazio (28 punti), che a Bologna vanno sotto 2-0 nel primo tempo (punizione alla Cristiano Ronaldo di Giaccherini e rete di destro sulla solita amnesia dei centrali biancocelesti), ma nella ripresa raddrizzano l’incontro con il rigore a cucchiaio di Candreva e la volée del ritrovato Lulic. Klose è ancora a secco di gol ma si procura il penalty e offre al bosniaco l’assist del pari.

Quattro punti sotto la squadra di Pioli si rifà vivo il Torino, che travolge 4-2 un Frosinone combattivo ma sguarnito. Apre le marcature su rigore il figliol prodigo Immobile, chiudono i conti la doppietta di Belotti e la rete di Benassi. I granata non vincevano da novembre.

Rialza la testa anche il Carpi, che batte a sorpresa la Sampdoria e si porta a 17 punti, in terzultima posizione, scavalcando i ciociari.  Lollo e Mbakogu (su rigore) decidono il match a favore degli emiliani, inutile il gol di Correa.

Chiude il quadro della giornata il rotondo 4-0 del Genoa sul Palermo. Suso apre le danze, un Pavoletti in formato Nazionale e Rincon completano l'opera nella ripresa. I rossoblù salgono così a 22 punti in classifica sopravanzando di una lunghezza proprio i siciliani.






di redazione

Colpo di scena all’ultima giornata del girone di andata: il Napoli trascinato da un super Higuaìn vince ancora e si laurea campione d’inverno per la prima volta dal 1990, conquistando la testa solitaria della classifica anche grazie agli scivoloni inaspettati di Inter e Fiorentina. Gli azzurri festeggiano il primato con l’ennesima goleada di questa stagione.

Stavolta la vittima è il Frosinone, travolto non solo da un rigore e da una serpentina vincente del Pipita (che con questa doppietta arriva a 18 gol in 19 partite), ma anche dal primo gol di Albiol, dal terzo consecutivo di Hamsik e dal solito sinistro potente e preciso di Gabbiadini. Sammarco segna un bellissimo gol della bandiera a 9 minuti dalla fine.

In pieno recupero, invece, cade l’Inter, alla seconda sconfitta casalinga consecutiva. Come contro la Lazio, la beffa per i nerazzurri arriva dal dischetto. Al 94esimo Miranda commette il primo errore veramente grave della sua stagione travolgendo in area Defrel: Berardi trasforma dagli 11 metri. Il risultato è bugiardo, perché a fare la partita è stata la squadra di Mancini, che però - dopo averla imposta a ripetizione - stavolta ha dovuto subire la legge dell’1-0.

L’Inter si fa superare così al giro di boa: scivola a -2 dal Napoli e viene raggiunta a quota 39 dalla Juventus, che ne posticipo batte 2-1 la Sampdoria incassando la nona vittoria consecutiva. Apre le marcature nel primo tempo Pogba, raddoppia Khedira a inizio ripresa. Cassano si toglie la soddisfazione di un altro gol a Buffon, ma ai blucerchiati non basta.

Un punto sotto la coppia Inter-Juve c’è la Fiorentina, battuta al Franchi dalla Lazio per la quinta volta nelle ultime sei stagioni. Sabato i biancazzurri riscattano il pareggio casalingo contro il Carpi giocando la miglior partita dell’anno. A fine primo tempo Keità sblocca il risultato con una percussione centrale, poi gli altri 3 gol arrivano oltre il 90esimo: Milinkovic pare chiuderla ma Berisha regala al Roncaglia il gol della speranza. I viola si sbilanciano e Felipe Anderson firma il 3-1 finale su assist di Candreva.

Nell’altro anticipo di giornata, Roma e Milan riescono a non farsi male. L’1-1 finale - figlio delle reti di Rüdiger nel primo tempo e di Kucka nella ripresa - scontenta tutti ma per il momento non fa saltare né la panchina traballante di Garcia né quella di Mihailovic. Chissà cosa sarebbe successo se Donnarumma non avesse compiuto un paio di prodezze nel primo tempo o se nella ripresa il Milan avesse sfruttato le occasioni di completare la rimonta, visto che la tenuta difensiva dei giallorossi è ormai ai minimi termini.

Con questo pareggio, invece, il Milan viene scavalcato di una lunghezza dall’Empoli, che arriva a 30 punti battendo 1-0 fuori casa il Torino con una zampata vincente del solito Maccarone (ora i toscani di Giampaolo sono settimi, a soli 4 punti dall’Europa). Stesso risultato anche del Chievo sul campo del Bologna, dove Destro sbaglia un rigore e Pepe punisce beffa i padroni di casa segnando per la seconda partita consecutiva.

Il quarto 1-0 esterno della giornata è quello firmato da Vàzquez con cui il Palermo batte quel che resta del Verona, sempre più ultimo con soli 8 punti e ormai apparentemente rassegnato alla retrocessione nonostante Delneri.

Si allontana invece dalla zona rossa della classifica il Genoa, che rialza la testa dopo ben cinque sconfitte consecutive (l’ultima nel derby infrasettimanale) battendo in trasferta l’Atalanta. A ridare ossigeno a Gasperini ci pensano Dzemaili, con una bella girata al volo, e il solito Pavoletti, all’ottavo gol in Campionato.

Infine, colpo di coda anche del Carpi, vittorioso per 2-1 in casa sull’Udinese. Per quanto non sembri esattamente una partita di cartello, è a suo modo memorabile: con il gol che apre le marcature, Lorenzo Pasciuti diventa il primo giocatore nella storia del calcio italiano ad aver segnato con la stessa maglia in tutte le categorie, dai dilettanti alla Serie A.

di redazione

L’effetto-panettone pesa sulle romane e sul Milan, ma non su Inter, Fiorentina, Napoli e Juventus. I nerazzurri giocano una brutta partita, ma conservano la testa solitaria della classifica superando l’Empoli con un gol decisivo del solito Icardi. L'ottava rete in campionato dell'argentino, su assist di Perisic, regala i tre punti ai nerazzurri in una gara che ricorda da vicino le tante vittorie di misura (e con poco spettacolo) conseguite a inizio stagione dalla squadra di Mancini.

Ad appena una lunghezza dall’Inter, Fiorentina e Napoli rimangono appaiate a 38 punti. I viola battono 3-1 fuori casa il Palermo grazie a una splendida doppietta di Ilicic (ex rosanero) e al punto del ko messo a segno del recupero da Blaszczykowski. Bello ma inutile il gol dell’ex con cui Gilardino accorcia temporaneamente le distanze nella ripresa. Nel positcipo di giornata, il Napoli supera 2-1 il Torino. Al San Paolo vanno in rete Insigne e Hamsik. L’ex Quagliarella segna ma non esulta. Espulsi per proteste i due tecnici, Sarri e Ventura.

Ad appena due lunghezze dal podio (36 punti), continua la rincorsa della Juventus, che in casa contro il Verona archivia l’ottava vittoria consecutiva. Tutto facile per gli uomini di Allegri, che passano in apertura con una punizione al bacio di Dybala, raddoppiano prima dell’intervallo con un’incornata di Bonucci e chiudono i conti nel finale con un bel taglio centrale di Zaza, bravo a scartare il portiere prima di andare in rete.

Perde invece ancora terreno la Roma (33 punti), che fuori casa contro il Chievo racimola solo un pareggio al termine di una gara da psicodramma. I giallorossi vanno in vantaggio con Sadiq e Florenzi, ma vengono rimontati dalle reti di Paloschi e Dainelli. Gli uomini di Garcia tornano avanti con Iago Falque, ma alla fine Pepe su punizione (e grazie al supporto della gol-line technology) fissa il risultato sul 3-3.

Un gradino sotto in classifica, a 28 punti, viaggiano appaiati Sassuolo e Milan. I neroverdi si fanno fermare in casa sul 2-2 dal Frosinone, capace di andare avanti due volte con Dionisi (su papera di Consigli) e Ajeti, ma poi raggiunto prima dalla rete di Defrel, poi dal primo gol in serie A di Falcinelli. I rossoneri, invece, non brillano e sprecano diverse occasioni con Bonaventura, Bacca, Niang e Cerci. A 9 minuti dalla fine Giaccherini gela San Siro, che poi fischia a fine partita. La panchina di Mihajlovic ora è più che mai a rischio.

Sembra invece ancora salda la posizione di Pioli, se non altro perché Lotito non è un presidente incline alle spese. Eppure, alla Lazio uno strappo servirebbe. Dopo la fortunata vittoria a Milano contro l’Inter, i biancocelesti non vanno oltre lo 0-0 casalingo contro il Carpi, la peggior difesa esterna di tutto il Campionato. Che Konko sia più brillante di Felipe Anderson nei dribbling la dice lunga sulle condizioni generali della squadra.

Il punto rimediato dai capitolini è comunque sufficiente per raggiungere a 24 punti l’Atalanta, sconfitta 2-1 fuori casa dall’Udinese (che a sua volta sale a quota 24). I friulani scoprono il croato Perica, che propizia il gol di Théreau e firma il raddoppio. Nella ripresa inutile il gol di D'Alessandro.

Chiude il quadro della giornata il derby della lanterna, andato in scena giovedì e vinto dalla Sampdoria grazie a un redivivo Cassano, che mette lo zampino sia nella doppietta di Soriano sia nella marcatura di Eder. Alla fine i blucerchiati rischiano, ma la doppietta di Pavoletti non basta al Genoa per evitare di finire a un punto dalla zona retrocessione.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy