di redazione

Alcuni ritenevano che la Juventus fosse entrata in un periodo di crisi ma, se crisi c’è stata, è durata poco. Forse sarebbe stato meglio parlare di un calo fisiologico, di alcuni passi falsi che inevitabilmente in una stagione ci sono, perché la squadra di Conte, pur priva di alcuni dei suoi uomini chiave, non ha faticato granché per asfaltare l’Udinese, grazie anche a due strepitosi gol di Pogba. Ora, pur riconoscendo che battere l’Udinese a Torino era in qualche modo previsto dai pronostici, la Juventus ha inviato un messaggio chiaro a chi insegue: i suoi rincalzi non sono meno efficaci dei titolari e ogni occasione per aumentare le distanze con chi insegue é pronta a coglierla.

Insomma si ripropone così la lettura ormai consolidata che vede i campioni d’Italia giocare un campionato a parte. Proprio le seconde linee della squadra, desiderose di mettersi in mostra e guadagnarsi una maglia da titolai, sembrano l’arma in più di Conte. La Juve si avvia così a concludere da vincente il campionato e ciò non solo per la forza della compagine bianconera, ma anche per i deficit oggettivi delle inseguitrici. Perché la lepre può anche avere qualche inciampo, ma se i cacciatori sono così scarsi sarà difficile che la prendano.

Il centesimo gol di Cavani in serie A, infatti, sarà anche stato un risultato straordinario per il bomber uruguayano, ma non è stato sufficiente al Napoli per accorciare ulteriormente il distacco dalla capolista. I due punti restituitigli dalla giustizia sportiva, che avevano portato i partenopei a sole tre lunghezze dalla Juventus, sono stati persi con il pareggio ottenuto a Firenze mentre la sera prima la Juve sconfiggeva il Palermo.

Idem la Lazio, che una settimana fa era seconda in classifica e ora è terza, non avendo saputo domare un discreto Palermo pur in vantaggio. Alcuni errori di lettura della partita da parte di Petkovic, e l’annullamento di un gol regolare non hanno agevolato il compito dei biancocelesti, apparsi comunque in debito di ossigeno e di idee.

Tra Roma e Inter è andata in scena una partita gradevole dal punto di vista dello spettacolo, danneggiata solo dall’evidente stanchezza delle due squadre reduci dalle rispettive partite con Bologna e Fiorentina in Coppa Italia con supplementari annessi. La Roma ha giocato i primi venti minuti alla garibaldina, offrendo una buona supremazia territoriale e godendo di un rigore francamente discutibile; poi è venuta fuori l’Inter e sia la parte finale del primo tempo che la prima mezzora del secondo ha visto le squadre equivalersi. Dal punto di vista delle occasioni la Roma è andata più volte alla conclusione, sbagliando clamorosamente, mentre l’Inter è risultata più pericolosa quando ha colpito un palo con Livaja, autore del gesto tecnico più bello della partita, e quando Balzaretti ha salvato sulla linea un tapin di Chivu.

I giallorossi sono apparsi in serata no in alcuni dei loro protagonisti, come Osvaldo, Lamela, Piris ed è grazie al lavoro faticoso e utile di Bradley nel pressing e nelle ripartenze che sono riusciti a procurare pericoli alla porta di Handanovic. Ma un attacco capace finora di complessivi ventisette gol avrebbe dovuto decisamente fare meglio, anche solo approfittando delle assenze nerazzurre. L’Inter, infatti, incerottata in due titolari (Chivu e Nagatomo) è scesa in campo senza Samuel, Cassano e Milito e aveva infortunati anche Coutinho e Alvarez, mentre Cambiasso è rimasto fuori per scelta tecnica. Handanovic, Juan Jesus, Guarin e Palacio sono risultati i migliori nella squadra di Stramaccioni, mentre Marquinos, Castan e Totti sono stati i migliori della squadra allenata da Zeman.

Sia per l’Inter che per la Roma il pareggio è un brodino pressocché inutile; i giallorossi devono recriminare maggiormente, dato che giocavano in casa contro un avversario con molti titolari out e avevano ancor più bisogno dei tre punti. Ora sono a dieci punti dalla zona Champions (superati ora anche dal Milan che ha mandato in scena la resurrezione di Pazzini) e sembra difficile riprenderli. L’Inter si mantiene al quarto posto e avrà bisogno di un filotto senza inciampi se vorrà porre una ipoteca concreta sul secondo o terzo.

La situazione in coda resta drammatica per quanto riguarda Genoa e Palermo. Il Siena prova a darsi una bombola d’ossigeno battendo la Sampdoria, ma i rosanero non possono gioire granché del punto preso con la Lazio. Quanto al Genoa, perdere in casa con il Catania è costato la panchina a Del Neri, sostituito da Ballardini. Uno scarso va, uno scarso arriva. Ma quando Preziosi capirà che le cessioni e gli acquisti non possono essere concepiti come favori politici a Galliani per poi incolpare i suoi allenatori della mancanza di risultati, allora sarà l’inizio di un nuovo ciclo per i grifoni.

di redazione

La Juventus pareggia e ne approfittano solo Lazio, Napoli e Inter, giacché la Roma perde contro il Catania e la Fiorentina perde la seconda di partita si seguito, Stavolta contro l'Udinese, che dopo averne rifilati 3 all'Inter la settimana scorsa, per par conditio ne rifila 3 anche ai viola. La Sampdoria che aveva battuto la Juventus ferma un Milan con molti giovani in campo, che deve ringraziare Abbiati in giornata di grazia se non va sotto.

Il Napoli, che attende in settimana il ricorso per la penalizzazione dei due punti infertagli, (gliene sconteranno uno o entrambi e ridurranno fortemente la squalifica di Cannavaro) è in salute e ieri, nonostante un avvio incerto, ha decisamente strapazzato il Palermo, che ad essere esatti é ormai più uno sparring partner per gli avversari che una gioia per i suoi tifosi. Gasperini non ha più un Moratti cui dare la colpa, ma il filotto di sconfitte ottenuto a Milano è ormai simile a quanto si vede a Palermo. Sembra sia pronta per la prossima settimana la soluzione Reja.

Gli allenatori con Zamparini sembrano proprio non trovare il feeling giusto, tranne quando vanno via, vedi Guidolin e Delio Rossi. Proprio Rossi, seduto da poche giornate sulla panchina dei doriani, ha rimesso in corsa una Samp che sembrava definitivamente smarrita dopo un pur buon inizio del campionato con Ferrara. Rossi ha azzerato le gerarchie e impartito lezioni di moduli e capacità di cambiarli a partita in corso.

Fiorentina in difficoltà evidente, non basta un Borja Valero in  grande forma. Dopo la sconfitta interna contro il Pescara, ieri sconfitta esterna con l'Udinese. Ci sono forse due errori arbitrali che hanno certamente condizionato il risultato a favore della squadra di Guidolin, ma resta la sensazione che la mancanza di una prima punta di ruolo (e di valore) sia il limite vero della squadra, che avrebbe però bisogno anche di un portiere all'altezza. Montella, alla vigilia della gara, aveva detto che Di Natale vorrebbe giocare con lui. Sarebbe meglio, certo. Per Montella.

La Lazio, incappata in una giornata storta, ha avuto nell'intuizione tattica del suo allenatore l'arma vincente contro l'Atalanta e nell’ennesimo regalo arbitrale il piede di porco per aprire la saracinesca atalantina. Si trova a tre punti dalla Juventus ed è impossibile non sognare una corsa avvincente verso la vetta, ma appare però stanca e un intervento sul mercato sarebbe necessario, onde evitare di trovarsi in debito di forze fresche per il turn-over che diverrà necessario con la ripresa dell'Europa League in Febbraio. Sarebbe davvero un peccato grave usare il braccino ora da parte del suo logorroico e narciso presidente.

La Lazio peraltro vede rosa anche perché la Juventus non vince. Con il Parma, una volta andata in vantaggio non ha affondato, ha forse ritenuto di poter amministrare; ma il pareggio di Sansone a pochi minuti dalla fine ha svegliato dall'illusione di una squadra che sembra aver perso cinismo e istinto killer.

L’Inter riprende a vincere nonostante le numerosissime assenze (10) battendo un Pescara apparso troppo rinunciatario. La partita degli Stramaccioni boys è stata migliore di molte altre e la scoperta di un giovane come Benassi che ha dato corsa e cervello al centrocampo è la nota lieta della giornata, insieme alla conferma del valore aggiunto rappresentato da Guarin. La pur positiva prova di alcuni dei suoi rincalzi (Silvestre tra tutti) non dovrebbe però alterare le strategie di mercato, che vedono l’ormai prossima uscita di Snejider, Silvestre, Jonathan e uno tra Alvarez e Couthino con l’obiettivo di fare cassa e gestire così finanziariamente il rafforzamento nel mercato di Gennaio.

La Roma trova la sua ottava sconfitta della stagione. Difficile dire che non giochi un buon calcio, ma difficile anche intravvedere margini di crescita per una squadra che si avvita su se stessa con troppa facilità. L’assenza di Totti e De Rossi contemporaneamente ha tolto il tasso di qualità tecnica ai giallorossi e le occasioni mancate hanno fatto il resto. Il Catania non è squadra semplice per nessuno e meno che mai tra le mura di casa, ma la partita ha sembrato indicare, per chi ancora avesse dubbi al riguardo, che la squadra di Zeman non può prescindere da Francesco Totti. Il che, sia detto, è “zemanianamente” inconcepibile, essendo la coralità del gioco, la sua velocità e le vericalizzazioni improvvise le caratteristiche preminenti delle squadre allenate dal boemo.

Torino e Cagliari battono Siena e Genoa e sono punti preziosi per chi gioca ogni partita guardando la classifica come fosse un burrone. Palermo, Siena e Cagliari hanno un bisogno disperato di punti se vogliono coltivare qualche speranza.

di redazione

I fuochi d’artificio sono arrivati nel giorno della Befana. Juventus battuta in casa dalla Sampdoria per giunta in inferiorità numerica; la Fiorentina che non festeggia nel migliore dei modi l’arrivo di Giuseppe Rossi perdendo 2 a 0 in casa con il Pescara e l’Inter che viene stesa a Udine. Il 2013 è cominciato all’insegna delle sorprese, quindi, ma l’unico dato importante ai fini della classifica è la riduzione delle distanze tra Juventus e Lazio, ora a meno 5, e il Napoli che batte la Roma e scavalca l’Inter.

La Sampdoria di delio Rossi ha giocato una partita straordinaria e le mosse tattiche succedutesi all'inferiorità numerica sono state azzeccate. La Juventus vede così violato per la seconda volta nel corso del campionato il suo campo, ma resta il convincimento che una sconfitta non é così grave, lo scudetto può solo perderlo, nessun'altra può soffiarglielo.

Il campionato si era riaperto con un pareggio scialbo, senza reti, tra Catania e Torino, partita caratterizzatasi solo per l’espulsione di Lodi per fallo di reazione su Meggiorini e per un rigore (inventato) sbagliato da Bergessio. I due protagonisti possibili del mercato di riparazione non hanno certo visto salire le loro quotazioni. A proposito di rigori inventati, spicca quello decretato da Orsato ai danni del Cagliari contro la Lazio. Agazzi interviene quando Klose ha già calciato e lo stesso attaccante tedesco ha affermato che il rigore non c’era. Ma Orsato lo ha concesso e, come fosse poco, a seguito delle proteste rossoblù ha inflitto due espulsioni e un’ammonizione, regalando così alla Lazio una partita che non avrebbe vinto.

Considerato che già vinse contro l’Inter alla quale fu negato un rigore clamoroso negli ultimi due minuti e che ieri ha vinto contro il Cagliari grazie a un rigore inesistente, sembra si possa dire che il peso di Lotito in Lega è sempre più consistente. Non c’è bisogno dunque che scenda in politica, dalla quale è già stato abbastanza gratificato nella sua discesa in campo (quello d’erba).

Una partita attenta, ma soprattutto uno strepitoso Cavani, hanno permesso al Napoli di superare la Roma e riprendere un cammino più consono alle sue ambizioni. Si trova ora solitario al terzo posto in classifica ma con un bomber che nessun'altra squadra possiede. I giallorossi, letteralmente tramortiti dai contropiede azzurri, interrompono così la serie di vittorie. L’Inter aveva lasciato male il 2012 e ricomincia peggio il 2013, andando a prendere una scoppola pesante a Udine. Stramaccioni ha polemizzato su un presunto rigore non dato per fallo su Palacio, ma non sembra uno scandalo. L’inferiorità numerica e avere 10 giocatori in infermeria sono certo elementi a discolpa, ma non bastano a giustificare una squadra che nelle ultime otto gare ha collezionato otto punti, ha incassato 12 gol e ne ha realizzati 8.

Dopo la vittoria allo Juventus stadium i nerazzurri sembrano aver smarrito il passo e appare ormai eccessiva l’insistenza di Stramaccioni nel mettere in campo giocatori svuotati fisicamente e con nessuna trama di gioco ordinata. Fisicamente a pezzi, la squadra di Stramaccioni ha 50 minuti di autonomia e 30 di dinamismo a buon livello. I giovani della Primavera sarebbero decisamente più utili al momento, mentre un intervento deciso sul mercato è l’unica concreta possibilità di raggiungere la zona Champions. Certo, il bilancio non è al meglio, ma forse spendere 10 milioni ora può servire a non perdere a Giugno i 35-40 dei proventi garantiti dalla partecipazione alla Champions.

Vittoria importante del Genoa che con Borriello piega il Bologna e 3 punti altrettanto importanti anche per il Parma che batte il Palermo, come per il Chievo che piega l’Atalanta. Tutte vittorie non scontate alla vigilia, che smuovono punti e psiche nella parte bassa della classifica, dove solo il Siena, battuto dal Milan, comincia a sentire un po’ l’acqua alla gola.

Le proteste clamorose del Milan, concretizzatesi nell’uscita anticipata dal terreno di gioco a seguito degli insulti razzisti contro Boateng hanno riscontrato un plauso generalizzato e la cosa non può che essere positiva. In mezzo a tanto miele sarebbe però utile chiedersi: sarebbe successa la stessa cosa se invece di un’amichevole a Busto Arsizio si fosse trattato di una partita di campionato o, addirittura, di Champions? E visto che dalla Lega hanno ribadito come l’arbitro non sia autorizzato a chiudere l’incontro per fatti che avvengono fuori dal campo, ma che questa sia una scelta spettante solo al responsabile dell’ordine pubblico, non sarebbe il caso di trovare una strada diversa - ad esempio, la squalifica del campo per tempo immemore - in caso di episodi violenti e di razzismo?

Ovviamente siamo in Italia, dunque la generale e condivisibile levata di scudi contro il razzismo a Busto Arsizio non si è ripetuta per i cori razzisti della curva laziale contro Ibarbo, l’attaccante cagliaritano oggetto di insulti vergognosi. Vedremo se la giustizia sportiva deciderà d’intervenire, ma visto che il prode Blatter ha già rimproverato i rossoneri per aver lasciato il campo, c’è da credere che tutto finirà a tarallucci e vino.

di Fabrizio Casari

Una vera e propria lezione di calcio è quella che la Roma di Zeman ha imposto al Milan di Allegri. Giallorossi brillanti sul piano fisico e atletico, evidenziato da un pressing e da una velocità di manovra eccellente, efficaci nel controllo tecnico della partita, pur se lacunosi ancora nella fase difensiva, hanno regalato agli spettatori la più bella prestazione romanista del torneo. In nessun momento il Milan ha dato l’impressione di poter imporsi: troppo alto il gap tecnico tra le due formazioni e troppo diverso anche l’atteggiamento mentale delle due squadre in campo.

La Roma è entrata per vincere e persino sul 4 a 0 non ha mai abbassato il livello dell’intensità e della velocità; il Milan, pure animato dalle migliori intenzioni, non ha mai rappresentato un avversario capace di mettere alla corda la banda Zeman. Gli artisti del calcio indossavano la maglia giallorossa, quelli in tenuta bianca a strisce rossonere hanno svolto il ruolo di un buono sparring partner.

Rimanendo sulle rive del Tevere, va segnalato come anche la Lazio abbia ottenuto una significativa e meritata vittoria in trasferta sulla Sampdoria, cui il cambio in panchina non pare aver giovato. I ragazzi di Petkovic sono ora al secondo posto in classifica e se sapranno fare un mercato di riparazione invernale intelligente, potranno ulteriormente rinforzare posizione e classifica.

L’annata si preannuncia di assoluto livello. Alzi la mano chi all’inizio del torneo avrebbe dato alla Lazio un pronostico di secondo posto in classifica a Dicembre. Invece la squadra, dopo una prima fase di assestamento, è ora forte in tutti i reparti e, se Klose tiene fino alla fine del campionato sui suoi livelli, la Lazio potrà disegnare sogni imprevisti. Una punta di valore è però necessaria insieme ad un trequartista, in modo di dare riposo a Klose e Hernanes, i gioielli di casa.

Se il Napoli riprende a vincere e mette il Siena in condizioni quasi disperate, la Fiorentina strapazza il Palermo di messo ancora peggio da quando sulla sua panchina è arrivato Gasperini. In piena zona retrocessione, non sembra affatto disporre delle risorse per risalire la china. Meglio sarebbe, per il suo funambolico presidente, correre sul mercato di riparazione e dotarsi di un allenatore che lavori per rendere una squadra solida e quadrata, insomma che cerchi di far vincere il Palermo piuttosto che di prendersi le sue rivincite. Zamparini dovrà comprare e non poco per salvare la squadra: dovrà in sostanza pagare di più e parlare di meno se non vuole festeggiare con la serie B la fine del torneo.

Viene fermata dal Genoa  l’Inter di Stramaccioni, ormai alla guida di una squadra dove sì gli assenti cominciano ad essere troppi (9) ma dove i rimedi, che potrebbero essere reperiti nella fortissima Primavera, restano in panchina per non togliere spazio ai “vecchi”. Sabato erano in campo sette giocatori del la squadra di cinque anni fa, ma con cinque lunghe primavere in più sulle spalle. Uscito Juan Jesus, l’età media della squadra è divenuta altissima e l’evidenza con la quale i nerazzurri soffrono di brillantezza atletica scarsa, riflette certamente del fatto che lì Inter è la squadra che ha giocato di più, ma anche di una rosa che in ogni modo si tenta di far resistere agli anni che inesorabilmente passano.

La stessa mancanza di gioco, più che risentire dell’assenza di un play-maker(indiscutibile), soffre le conseguenze di un gruppo che non si smarca, non corre, aspetta il pallone sui piedi e non detta mai la possibile giocata. E lo stesso Cassano, che dietro le punte potrebbe creare occasioni importanti, messo sulla fascia non rappresenta una particolare risorsa, dal momento che la sua giocata (rientro verso il centro e cross) è ormai risaputa e spesso stroncata. Il mercato di riparazione è urgente, ma solo se gli acquisti potranno scalzare gli inamovibili e le cessioni sgombrino il campo da scarsi vestiti da possibili campioni.

Il bilancio di questa prima parte del torneo sembra, al momento, coincidere con la proiezione futura. Otto o nove punti sulle inseguitrici sono il trofeo con il quale la Juventus ha chiuso da campione d’inverno il girone d’andata del campionato. Una distanza enorme, difficile da colmare per qualunque delle sue inseguitrici. Anche ammesso che la squadra di Conte possa avere una fase di difficoltà in coincidenza con la ripresa della fase a gironi della Champions, si dovrebbe assistere a una vera e propria tempesta per modificare le rispettive posizioni di capolista e inseguitrici. Nella migliore delle ipotesi il vantaggio finale potrebbe essere più esiguo, non di più. La parola passa ora al mercato.

 

 

di Fabrizio Casari

Dopo quindici partite a domandarsi quale squadra sarebbe l’anti-Juve, la risposta è finalmente arrivata: nessuna.  La Juventus infatti  conquista a suon di gol il titolo di campione d’inverno, liberandosi con un paio di strattoni dell’Atalanta e seminando il vuoto alle sue spalle, dove il Napoli nonostante goda di un paio di regali arbitrali (non è certo la prima volta negli ultimi due campionati) viene battuto in casa dal Bologna, mentre Inter e Roma fanno un passo indietro nel rating del campionato, causa sconfitte esterne con la Lazio e con il Chievo.

Per la Juventus, dunque, la domenica perfetta. La seconda sconfitta consecutiva per i partenopei sembra indicare una difficoltà che può diventare l’annuncio di una piccola fine-ciclo, intendendo con ciò la fiducia verso il Napoli plasmato da Mazzarri e De Laurentiis. Una buona squadra incapace però di fare il definitivo salto di qualità. Le partite di Inter e Roma, invece, si somigliano sotto diversi aspetti: tanto nella sfida all’Olimpico come a Verona, pur avendo giocato una partita abbondantemente al di sotto delle loro possibilità e capacità, gli sconfitti non meritavano di esserlo e le due partite sono state abbondantemente viziate dalle sviste arbitrali. Ovvio quindi che per entrambe le partite, le polemiche non sono certo mancate.

Ma se almeno l’arbitro di Verona poteva sbagliare nel nebbione che avvolgeva il campo, a Roma la visibilità era perfetta. Dunque non si capisce come Mazzoleni abbia ritenuto di non dover fischiare un rigore a favore dell’Inter al 92esimo, quando Ciani ha strattonato e poi atterrato platealmente con le mani Ranocchia in piena area di rigore della Lazio. Ci sono stati un paio di altri episodi discutibili da parte della terna arbitrale, come fermare Cassano e Milito soli davanti al portiere per un presunto fallo di Milito e di non sanzionare Pereira per un fallo al limite dell’area su Mauri; ma il rigore negato all’Inter, per dirla con le parole di Boban, dallo studio SKY, è “clamoroso”.

Vediamo dunque la retromarcia di quella che fino a sette giorni prima veniva di nuovo definita l’anti-Juve. La critica sembra dividersi tra chi evidenzia gli episodi sfavorevoli dovuti ad errori arbitrali e chi, invece, punta il dito sulla crisi di gioco dei nerazzurri; sono due letture corrette e compatibili, mentre una sola delle due risulterebbe parziale e non esaustiva. Per il primo aspetto va detto che con la Lazio l’Inter ha raggiunto il non invidiabile primato di cinque torti arbitrali nelle ultime sette partite, che tradotti in punti persi fanno esattamente quattro.

E’ una dose di sviste a sfavore e con una consecutività impressionante non solo per la sequenza ma anche per l’evidenza solare delle sviste che induce a pensieri poco inclini all’addebito al caso o alla sfortuna. Che la classe arbitrale italiana sia tra le più scarse è cosa nota e gli errori sono verso tutti e tutte le domeniche, ma certo che quando una “grande” viene pestata ripetutamente non si può certo parlare della cosiddetta “sudditanza psicologica” che determinerebbe gli errori. La sensazione è che questo campionato abbia delle gerarchie sia sul campo che nel palazzo che non debbono esser messe in discussione, con le buone o con le cattive. Arriverà il momento di entrare più specificatamente nel merito.

Ma questo non può e non deve tacere i limiti spaventosi nella costruzione del gioco evidenziati dall’Inter. Causa assenza di regista e problemi di equilibrio nello spogliatoio, l’Inter ha tre giocatori non in grado di sostenere atleticamente una partita di calcio (Zanetti, Cambiasso e Cassano). Se però Cassano è esonerato da compiti di corsa, non così può essere per i due argentini, che costringono la squadra a giocare con due uomini in meno a centrocampo.

Si parla molto di Stramaccioni che plasma la sua squadra sugli avversari e questo è vero, ma a volte sembra obbligato vista l’impossibilità d’imporre il proprio. Moratti dovrà decidere se proseguire con questa squadra e i risultati altalenanti o procedere velocemente a riempire i due-tre buchi che vanno riempiti.

Veder giocare l’Inter non fa certo bene agli occhi e francamente non si capisce come s’intenda raggiungere la zona Champions giocando da Inter mezz’ora a gara. La gestione bislacca del caso Snejider gli ha poi ulteriormente complicato la vita. Una squadra atleticamente stanca e senza alternative di livello nei ruoli chiave non sarò mai una minaccia per la Juventus.

Discorso in parte diverso per la Roma, che risente in maniera eccessiva degli errori di posizionamento in fase difensiva. Zeman si permette di lasciare in panchina De Rossi e forse la decisione andrebbe rivista, dal momento che il giocatore romano è in grado non solo di proteggere la sua difesa ma anche di dare ordine ad un centrocampo eccessivamente disposto all’attacco e poco capace di tenere gli equilibri e il posizionamento del reparto.

La serie di vittorie giallorosse si è quindi fermata e la prossima partita contro il Milan dirà se si è trattato di una serataccia o di una difficoltà strutturale nel garantire la continuità di prestazioni necessaria. Certo che il Milan non avrà sempre due autogol degli avversari a spianargli la strada e anche la ripresa denotata nelle ultime quattro partite non riesce a convincere più di tanto.

E' sembrata la Domenica dove vigeva la regola del quattro, come i gol che la Fiorentina ha assestato al Siena, il Milan al Pescara, il Parma al Cagliari. Ma i quattro presi dal Siena quasi sicuramente comporteranno l’uscita di scena di Cosmi. Il che è un vero peccato.


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